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L’Occidente disorientato

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L’Occidente disorientato

Giovanni Pizzo  |
domenica 27 Febbraio 2022

Oriente e Occidente sono mondi culturalmente diversi. In Europa parliamo di energia e di sanzioni economiche, loro parlano di identità e patrie,

Samuel Huntington scrisse qualche anno fa un saggio sullo scontro tra Oriente e Occidente che ebbe un vasto eco. La sua tesi era che questo scontro fosse determinato non da questioni ideologiche o economiche, ma che fosse uno scontro culturale, uno scontro di civiltà.

Lo comprendiamo in questi giorni di guerra, tra Russia e Ucraina. Attenzione a mettere la Russia, un Paese che va dagli Urali alla Siberia, nel vecchio continente. Come attenzione a definire in senso storico geopolitico l’Ucraina.

Il più grande antesignano della letteratura russa, Nokolaj Gogol era ucraino. Così come il maggior scrittore dell’era sovietica Michail Afanas’evic Bulgakov, quello del Maestro e Margherita per intenderci, era di Kiev.

L’Ucraina era Russia. La Russia dello zar era un impero multietnico, tra Tartari, Mongoli, Kazaki, Armeni, Georgiani come Stalin, e chi più ne ha più ne metta. La Russia dell’Ucraino Gogol era quella di Taras Bulba, la Russia della Steppa, quella del cavallo e del fucile. E, per certi aspetti, è rimasta ancora lì culturalmente.

Da qui lo sconcerto dell’Occidente che tenta di assimilare tutto nel suo mercantilismo da consumo. E poi, all’improvviso, al posto dell’iPhone spunta il kalashnikov. Loro, Russia e Ucraina, sono basici. Sono l’area del frumento. Noi siamo Louis Vuitton e Prada. La grande steppa ha divorato imperi meno liquidi e più ideologici, hanno fallito Napoleone e Hitler. Noi occidentali europei, dopo decenni di pace e merci durevoli, tra smart TV e PlayStation, rimaniamo sorpresi davanti a questa cultura da frontiera.

Con Schengen pensavamo di abolire tutto ciò con un tratto di penna. Poi non c’era il Wto di Ruggero e l’euro? 

In Europa parliamo di energia e di sanzioni economiche, loro parlano di identità e patrie. Noi gli blocchiamo la Formula Uno, loro rispondono con i carri armati. Le nostre forme di descrizione della realtà sono tutte formule mercantilistiche. Pensiamo che il mondo si regga sulla convenienza come al Mercatone Uno. Poi scopriamo come degli ingenui che non è così. Lo abbiamo visto con le Torri gemelle, con il divario tra laicismo e società religiose islamiche, con Hong Kong, capitale finanziaria dell’Asia, risucchiata da un comunismo ancestrale.

Attenzione, ci sono due Occidenti. Uno europeo e uno americano. L’America capisce perfettamente il concetto di frontiera, sennò i suoi cittadini non andrebbero in giro tutti armati ancora oggi. E infatti giocano con noi europei una partita fuori casa, lontana dai loro confini. Una partita con il didietro degli altri.

Ci vorrebbe uno sforzo culturale per capire cosa muove oggi i russi. Derubricare tutto al tiranno criminale, all’ex KGB Vladimir Putin, è assolutamente fuorviante. Putin esiste in quanto i russi hanno una cultura di questo tipo, non è un alieno. Ma se non avete mai letto le “Anime Morte” di Gogol, perfetta e aderente descrizione dell’apparato di Putin, o “Delitto e Castigo” di Dostoevskij, non potete capire quel senso di fatalismo e autodistruzione così pervasivo dell’anima russa. Non sarebbero così malinconici d’altra parte, quanto al contrario così falsamente allegri gli occidentali.

Nella cultura orientale la morte è fatalmente accettata, come la caduta da cavallo sul Don. Gli occidentali, invece, la temono e la rifiutano. Gli occidentali temono da morire anche il freddo. E si scaldano con il gas dei russi che, facendosi per indole il bagno nei laghetti ghiacciati, possono farne a meno. Noi siamo cattolici, luterani, battisti, sostanzialmente atei. Loro sono ortodossi. Sono la chiesa millenaria di Bisanzio. Sono l’impero d’Oriente con le sue leggi e le sue culture.

Che noi, nella società liquida di Zygmunt Bauman, non possiamo capire. Rimaniamo stupiti e stupidi. Come un altro personaggio dostoevskiano, il principe Myskin dell’Idiota.

Cosi è se vi pare.

Giovanni Pizzo

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