L’orgoglio di essere donne - QdS

L’orgoglio di essere donne

Raffaella Tregua

L’orgoglio di essere donne

giovedì 24 Giugno 2021

Le prossime elezioni amministrative autunnali vedranno quarantadue Comuni impegnati a rinnovare o meno i propri sindaci. Soltanto 29 sono sindaci donne su 390, soltanto il 7,5%, sette ogni cento, metà della media nazionale,  peggio solo la Campania ultima in classifica (QdS dell’11/05/2021). Quella parità scritta sulla nostra lungimirante Costituzione di fatto è ben lontana dalla realtà.

Settantacinque anni dopo il primo voto delle italiane e dal decreto del 10 marzo 1946 che ne ha sancito l’eleggibilità, la situazione resta paradossale. In Italia, le donne alla  guida dei Comuni rappresentano solo il 15 per cento, gli assessori donne il 44 per cento, dato più alto grazie alla legge “Delrio” che obbliga di inserire nelle giunte comunali  almeno il 40 per cento al femminile. La Delrio, come  le “quote rosa”, sono state un utile strumento per attenuare le disparità di genere, ma non sono la soluzione. Hanno tracciato un nuovo percorso, aperto opportunità. Ma dalla Carta costituzionale alla vita vera molto ne corre. Perché serve coraggio per investire sulle donne. Coraggio per vedere al di là dei soliti triti schemi, coraggio per rompere vecchi pregiudizi, coraggio per non temere la forza delle donne, coraggio per lasciare spazio e poltrone alla competenza femminile. Perché diciamolo una volta per tutte: sostenere ancora quanto sia giusto che le donne partecipino alle competizioni pubbliche e private purchè siano COMPETENTI è un slogan fariseo, forgiato surrettiziamente in modo evidente da coloro che  non mollano l’osso. Ovviamente non si  pone analogo quesito per il sesso maschile che, anche se in diversi casi poco competente, occupa tutt’oggi posti apicali in ogni settore economico, senza che ciò comporti alcuna sottolineatura.

Ma il tempo è maturo per diventare tutti femministi, tutti, donne e uomini, bambini e bambine, anziani e anziane, perché competenza e meritocrazia divengano gli unici criteri possibili. Il giorno è quello giusto. Non c’è mai stato un momento più propizio affinché si spezzino gli schemi, si buttino via retrogradi pensieri e si lasci spazio al nuovo mondo fatto di libertà, di capacità, di entusiasmo, di innovazione, un mondo in cui la competizione diventi leale e travolgente, perché, chiunque stia competendo, possa farlo con le stesse ARMI, possa correre con i piedi liberi, possa dedicare uguale tempo ed energie al proprio lavoro percependo pari compenso e stipendio.

È il tempo di usare le ALI di cui siamo dotate ed è tempo di riconoscerci che ne possediamo un paio (pur non appartenendo alla categoria angelica). Ed è finalmente tempo di prendere un bel chiodo lungo ed  un martello potente ed inchiodare, ora e per sempre, quel maledetto falso ideologico che vede la donna stare lì ferma e docile ad aspettare un turno, il suo turno che, però, non arriva mai.

È tempo di “rimuovere gli ostacoli … che limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona” ancora la nostra visionaria e appassionata Costituzione, art. 3.

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