Luca Carra: “Nel calcio servono manager competenti” - QdS

Luca Carra: “Nel calcio servono manager competenti”

Chiara Borzi

Luca Carra: “Nel calcio servono manager competenti”

giovedì 01 Giugno 2023

A conclusione del corso sui “Principi di business”, organizzato dal professore Rosario Faraci, al Dipartimento di Economia dell’Unict si è tenuta la lezione del dg del Catania Ssd, Luca Carra

CATANIA – A conclusione degli incontri del corso Principi di Business tenuto ed organizzato con successo dal professore ordinario di Economia e Gestione delle Imprese Unict, Rosario Faraci, il direttore generale del Catania Ssd, Luca Carra, ha tenuto una lezione sul management nel calcio. Introdotto dal cerimoniere di Catania Rossazzurra, Enzo Stroscio, e anticipato dagli interventi del presidente della stessa associazione Enzo Ingrassia, il presidente del Dipartimento di Economia e Impresa Sebastiano Mazzù e del professore Faraci, Carra ha subito parlato della difficoltà che il calcio incontra quando si discute di sostenibilità economica.

“La società sportiva è una di quelle realtà in cui conosci costi e ricavi già ad inizio stagione, eppure tante società falliscono e altre incontrano ostacoli importanti. Negli anni si sono assecondati diversi modelli di business – ha spiegato il dg emiliano – dal ‘presidente mecenate’ degli anni ‘70-’80 siamo passati nel 2000 alla gestione aziendale fino ad arrivare oggi, ad un chiaro modello di business”. Un business sostenibile nasce da un management competente, per questo Carra ha aggiunto: “Il mondo del calcio è un lavoro, spero i ragazzi lo capiscano. Non si entra nel mondo del calcio pensando che sia un gioco o uno sport, a meno che non si sia calciatore ovviamente. Le squadre si stanno strutturando come aziende, quindi c’è bisogno sempre più di figure competenti e professionali per evitare che le società vengano gestite in maniera ballerina. Più ci sono competenze, più ci sono persone con una professionalità specifica, meglio potrà essere per tutto il sistema del mondo del calcio. E non solo, anche per tutto il mondo dello sport”. 

Il lavoro sportivo ha una lunga tradizione di “volontariato” che anche l’Italia sta lentamente abbandonando. “Tanto di cappello a chi si è dedicato in maniera volontaria allo sport investendo il proprio tempo, togliendolo magari alle famiglie, per riuscire a tenere in piedi una società, ma credo ora si debba fare un passo avanti per creare una managerialità. Tutto lo sport sta crescendo in Italia. Ci sono realtà che si stanno strutturando e ora sono da prendere ad esempio nel mondo del basket, la pallavolo o il rugby. E’ chiaro si fa sempre conto con le risorse, meno se ne hanno e meno ci sarà personale su cui si potrà contare”.

Per Luca Carra il management calcistico del futuro guarda ad una visione globale del pallone: “Nei prossimi dieci anni bisogna cogliere la trasformazione che è in corso dal ‘calcio dello stadio’, che era degli anni ‘80, al ‘calcio globale’. Oggi tutte le società sono legate ai diritti televisivi, per cui non basta avere il pubblico che viene a vedere fisicamente la partita, ma bisogna andare a cogliere le occasioni che ci sono fuori dall’Italia in paesi appassionati, come in questo caso possono essere la Cina o il Sud America. Solo così ci sarà una crescita dell’interesse e quindi maggiore entrata di risorse”. 

Passione e lavoro sono il sale del lavoro sportivo, ma non è sempre facile dosare le quantità. “Il management è una cosa seria qualunque sia l’azienda – ha analizzato il professore Rosario Faraci durante l’ultimo incontro del ciclo Principi di Business -.  Quello che abbiamo insegnato a lezione ai nostri studenti vale anche per le società sportive ed il calcio. In questo caso dobbiamo domandarci come si può tenere separata la parte ‘passionale’ del lavoro all’interno di una squadra sportiva da quella dirigenziale”.

Stando ai dati del 26° rapporto Football Money League 2023 di Deloitte, nella stagione 2021/22, la Top 20 dei club del calcio mondiale ha generato un fatturato totale di 9,2 miliardi di euro con un aumento dei ricavi dovuto al ritorno delle partite a porte aperte, con un incremento delle entrate da stadio passate da 111 milioni di euro a 1,4 miliardi di euro. Anche i ricavi commerciali sono aumentati (+8% sull’anno precedente), ma il loro impatto, scrive il rapporto, “è stato vanificato dalla contrazione dell’11% dei diritti TV, che però avevano beneficiato dei differimenti dei ricavi delle partite rinviate nella stagione 2019/20″. Sono dati che certificano l’importanza di competenze e skills aziendali anche all’interno del mondo calcistico, che è già da tempo business già dalle primissime categorie professionistiche.

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