Luciano Magrini: “Professionalità per operare in una realtà difficile” - QdS

Luciano Magrini: “Professionalità per operare in una realtà difficile”

redazione

Luciano Magrini: “Professionalità per operare in una realtà difficile”

mercoledì 07 Febbraio 2024

Intervista esclusiva al Comandante provinciale dei Carabinieri, Generale di Brigata Luciano Magrini. In primo piano sicurezza del territorio, contrasto alla criminalità organizzata e collaborazione istituzionale

PALERMO – Il Generale di Brigata Luciano Magrini si è insediato lo scorso mese di settembre come Comandante provinciale dell’Arma dei Carabinieri a Palermo.

Intervistato in esclusiva dal QdS, ha parlato di sicurezza, contrasto alla mafia, dell’impatto generato, al suo arrivo, dalla città e di alcuni aspetti personali della sua carriera e vita personale.

Generale, quali sono i rapporti tra l’Arma, le altre Forze dell’ordine, Polizia e Guardia di Finanza, e la Prefettura?
“La responsabilità generale della gestione dell’ordine e della sicurezza pubblica nell’ambito della provincia è affidata al Prefetto che ha a sua disposizione un organismo, il Comitato provinciale per l’Ordine e la Sicurezza pubblica di cui fanno parte i vertici delle Forze di Polizia oltre al sindaco del capoluogo, in questo caso Palermo, e che può essere allargato ad altre Amministrazioni e Istituzioni nel caso in cui si dovesse affrontare problematiche particolari. La responsabilità generale ricade nelle mani della Prefettura e noi, quindi io, il Questore e il Comandante provinciale della Guardia di Finanza, siamo i suoi diretti collaboratori che, ognuno per i propri aspetti specifici di competenza, forniamo l’ausilio e il supporto necessario. Tutto ciò è realizzato nell’interesse unico ed esclusivo della sicurezza del cittadino, senza alcuna forma di gelosia o campanilismo, anzi devo dire che i rapporti sono più che cordiali anche perché, di là dall’attività del Comitato, ci incontriamo e sentiamo telefonicamente regolarmente. L’obiettivo primario che abbiamo in comune è di garantire la sicurezza dei cittadini, per far sì che tutte le attività quotidiane possano essere svolte in maniera regolare, creando un substrato di sicurezza sul quale poter costruire le attività imprenditoriali, svolgere le attività culturali, favorire lo sviluppo del turismo e la cooperazione dei cittadini”.

A conferma di quanto ha indicato, l’operazione interforze denominata Alto Impatto sembra sortire effetti positivi…
“Quando mi sono insediato, nello scorso mese di settembre, l’operazione era già stata avviata, anche nell’ambito di direttive provenienti dal Ministero dell’Interno e dal nostro Comando Generale. Il fatto di poter fondere in maniera sinergica le nostre forze, sfruttando le specificità di ogni singola forza di polizia anche con il supporto della Polizia Municipale, e di mettere a disposizione i nostri reparti speciali con competenze specifiche, penso al Nas o al Nucleo Ispettorato del Lavoro, così come quelli della Polizia di Stato o del settore economico della Guardia di Finanza, ci permette di condividere le linee strategiche della Prefettura al fine di operare concretamente sul territorio. Non è trascurabile il contributo della Polizia Municipale il cui comandante, da poco nominato, è un nostro ufficiale. Senza dubbio l’operazione Alto Impatto rappresenta un risultato di collaborazione importante, un’esperienza che può essere ampliata e adattata alle esigenze o circostanze che, nel tempo, dovessero proporsi non solo in città ma anche nella provincia”.

A questo proposito, la vostra capillare presenza sul territorio è espressa attraverso le Compagnie Territoriali e i Comandi Stazione Carabinieri…
“Che spesso sono l’unico presidio di polizia presente sul territorio. È evidente che, normalmente, non ci sono le criticità o i numeri della grande città ma, anche in quelle realtà, la presenza dello stato deve essere garantita e i piccoli Alto Impatto spesso li eseguiamo da soli o con le Polizie Municipali del Comune. Quello della Stazione, è un modello che ci caratterizza da sempre, perché esprime la nostra Istituzione e rappresenta l’espressione dello Stato sul territorio. Spesso il Comandante di Stazione, nel territorio di sua competenza, rappresenta la persona che raccoglie le istanze della popolazione e, sulla base dell’esperienza da lui maturata sul territorio, riesce ad essere un interlocutore in grado di risolvere quei problemi che, seppur semplici, sono ‘il problema’ del singolo cittadino la cui soluzione è per lui primaria”.

Non solo, però, operazioni interforze. Proprio nei giorni scorsi avete condotto, come Arma, un’operazione di disarticolazione della compagine mafiosa di Carini…
“È necessario che la città di Palermo e la sua provincia possano non solo godere di condizioni di sicurezza ma anche dell’assenza di quelle piaghe sociali che hanno afflitto questa terra. L’operazione contro la famiglia mafiosa condotta proprio a Carini, e che ha portato a un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di cinque persone per associazione per delinquere di tipo mafioso ed estorsioni aggravate commesse avvalendosi del metodo mafioso e per reati in materia di armi, rappresenta la nostra costante attenzione nei confronti dei problemi derivanti dalle famiglie mafiose. Come ha detto il Procuratore De Lucia nella sua relazione all’inaugurazione dell’anno giudiziario, si tratta di una mafia che, seppur colpita duramente, non è stata completamente debellata, una mafia che cerca di riconquistare terreno e controllo del territorio, di riorganizzarsi, di riprendersi le risorse economiche che ha perso nel tempo, anche grazie alle attività poste in essere dalle forze di polizia e dell’autorità giudiziaria con i diversi provvedimenti di sequestro e confisca, una mafia che si rivolge agli scenari che possono portare profitti immediati, come il traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti. A questi problemi si sommano, e spesso sono correlati, quelli relativi ai reati contro il patrimonio, le truffe ai danni degli anziani, gli episodi della cosiddetta malamovida. Si tratta di eventi che entrano prepotentemente nella nostra vita quotidiana che continuiamo ad attenzionare, seguire e, soprattutto, a prevenire, una delle nostre attività più importanti anche grazie al supporto delle Stazioni e del nostro Nucleo Radiomobile. Quando interveniamo in chiave repressiva, e non voglio dire che ciò sia una sconfitta, siamo oramai nella fase finale della commissione del reato mentre è necessario giocare d’anticipo con, appunto, un’intensa attività di prevenzione, l’unica in grado di trasmettere sicurezza e evitare il compiersi del reato”.

Affrontiamo adesso alcuni aspetti più personali. Com’è maturata la sua scelta di entrare nell’Arma?
“Sono originario della provincia di Grosseto, di un piccolo paese in cui c’era una Stazione Carabinieri. L’immagine del Carabiniere mi ha sempre affascinato, un mio zio aveva fatto questa esperienza e me ne aveva parlato. Mi sono avvicinato prima con un concorso alla Scuola Sottufficiali dell’Arma, nella quale sono entrato nel 1988, poi, poiché la mia ambizione era quella di diventare un ufficiale, ho fatto il concorso per accedere all’Accademia Militare di Modena, nella quale sono entrato nel 1989. Potrei dire che le motivazioni sono state sia il fascino della divisa sia il racconto dei familiari ma non posso trascurare la mia necessità interiore di essere utile, di svolgere un lavoro sociale e, al contempo, diversificato, con ruoli e in luoghi diversi, elementi che rappresentano uno stimolo da non sottovalutare”.

Lei è sposato ed è padre di tre figli, cosa significa per la sua famiglia seguirla lungo l’Italia?
“Per la famiglia è sicuramente un sacrificio, perché ogni tre-quattro anni bisogna trasferirsi, cambiare città, scuola, amicizie e frequentazioni. Viviamo all’interno di un alloggio di servizio, cioè una Caserma, e ho avuto la fortuna di trovare in mia moglie, che mi ha sempre seguito nei diversi spostamenti, una persona che ha compreso impegni, difficoltà e preoccupazioni derivanti dal mio lavoro. Dopo l’iniziale difficoltà di ambientamento all’arrivo nella nuova città, c’è la scoperta di quello che ci circonda”.

Qual è stato l’impatto generato da una città come Palermo?
“Un bell’impatto. Non conoscevo la Sicilia, tantomeno la città di Palermo perché, nel tempo, la avevo visitata solo una volta come turista. Venivo dalla città di Roma in cui quale il mio incarico precedente era quello di Comandante del Reggimento Corazzieri e ‘aiutante di campo’ del Presidente della Repubblica. Non avevo, in quel momento, un’attività di carattere operativo sul territorio, com’era successo nell’incarico precedente a Brescia con il ruolo di Comandante provinciale. Ritornare a un’esperienza operativa, e sapevo che quella di Palermo sarebbe stata importante vista la peculiarità di questa città, è stato positivo. Ho trovato un clima di accoglienza, una grande professionalità all’interno del Comando Provinciale e una realtà difficile ma, al contempo, molto impegno da parte di tutti per la soluzione dei tanti problemi di una grande città, problemi comuni a quelli delle altre grandi città italiane che spesso sono superiori a quelli di Palermo. Per rendersi conto dei problemi è necessario visitare il territorio, in questo caso una provincia estesa, per capire ‘sul campo’ come il Comandante provinciale possa essere di aiuto e supporto, quali siano le necessità che, spesso, non si apprendono solo leggendo le carte”.

Che rapporto c’è tra lei e il mare?
“In realtà sono originario di una zona collinare, ma anche Grosseto è una città lambita dal mare. Il mare di Palermo è meraviglioso e spero, nel tempo, di potermelo godere. Si tratta di un mare strettamente legato alla cultura di questa città, come lo è la gastronomia e, più in generale, legato alla storia di questa terra. Si tratta di elementi che potranno, sicuramente, rendere ancor più gradevole la mia permanenza in Sicilia”.

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