M5S, persa l’anima protestataria La caduta delle stelle, Casaleggio è il Ras - QdS

M5S, persa l’anima protestataria La caduta delle stelle, Casaleggio è il Ras

Carlo Alberto Tregua

M5S, persa l’anima protestataria La caduta delle stelle, Casaleggio è il Ras

sabato 12 Dicembre 2020

Il Movimento cinque Stelle è nato da un’idea di Roberto Casaleggio, un vero mago della comunicazione, il quale vide subito in Beppe Grillo, un famoso comico, colui che poteva far diffondere il suo progetto nel popolo italiano.
Tale progetto prevedeva un profondo cambiamento nell’esercitare la politica, basato sulla protesta e sull’accusa a tutto il ceto istituzionale di mal funzionamento e disinteresse nei confronti dei cittadini.
Questa era l’anima e l’essenza del Movimento, che non voleva politici di professione, inserendo il divieto di ricandidarsi oltre i due mandati, non voleva che le istituzioni fossero asservite alle varie caste (sindacati, Chiesa, banche, partecipate pubbliche, associazioni imprenditoriali e altre), ma voleva che tutti i rappresentanti eletti si mettessero a disposizione degli italiani, per risolvere i problemi.
La cassa di risonanza che mise in moto Beppe Grillo con il famoso Vaffa-day (25 aprile 2008) significava mandare al rogo i politici di lungo corso e tutti quelli che ormai avevano stratificato le loro radici nel Parlamento (per esempio Casini che vi dimora da oltre 30 anni) e quindi un forte rinnovamento del ceto politico.

Cosicché il 4 marzo del 2018, il Movimento riuscì ad ottenere un clamoroso quanto inaspettato successo elettorale raccogliendo il 32,7 per cento dei consensi dei votanti.
Diventati istituzione, i pentastellati cominciarono a trovare grosse difficoltà a cambiare la mentalità, da soggetti protestatari a soggetti che dovevano prendere decisioni istituzionali. Nelle more, Casaleggio morì e il suo posto fu preso dal figlio Davide, che costituì l’associazione Rousseau (questo termine sulle prime fu preso come participio passato del verbo russare).
Ma Davide non era Roberto, non aveva lo stesso carisma né la stessa intelligenza strategica. Nel frattempo, deputati e senatori si erano istituzionalizzati, anche perché gli ex disoccupati, che di botto prendevano dodicimila euro al mese, oltre a indennità e rimborsi spese, trovarono la Mecca.
Inoltre, parecchi dei capi, fra cui Luigi Di Maio, si trasformarono in governativi e abbandonarono l’idea protestataria che li aveva visti premiati.
Oggi assistiamo alle stelle cadenti, o meglio alle stelle cadute, perché quel movimento del 32,7 per cento si è ridotto intorno al 15 per cento. Non crediamo che da qua alla primavera del 2023, quando si svolgeranno le nuove elezioni, questa percentuale possa variare in meglio, con la conseguenza che avremo un partito medio in più che tenterà di spartirsi la torta dei voti elettorali.
Ma un anno prima, cioé in febbraio del 2022, dovrà essere eletto il Capo dello Stato, in sostituzione di Sergio Mattarella, il cui mandato scadrà proprio in quel mese. Lo stesso Mattarella, eventualmente ricandidabile, ha fino a oggi escluso tale possibilità, ma è chiaro che il nuovo Presidente della Repubblica sarà eletto dall’attuale maggioranza quadripartita, con la conseguenza di lasciare fuori dalla scelta i conservatori del tripartito Forza Italia, Lega e FdI.
In questo quadro, assume sempre più importanza la presenza della piattaforma Rousseau perché in essa sono registrati i circa 150 mila simpatizzanti pentastellati, ai quali vengono sottoposte le grandi decisioni che il Movimento deve prendere.

Di fatto, Davide Casaleggio è in condizione di influenzare tutte le decisioni del M5s. Infatti, quando minacciò di chiudere la piattaforma in occasione degli Stati Generali, i maggiorenti cercarono una benevola composizione.
La decisione di abolire il divieto del terzo mandato, di diventare europeisti (il Movimento ha sempre boicottato l’Europa) o di spingere sugli investimenti (il Movimento è stato il portabandiera del Reddito di cittadinanza), sono tutte decisioni che vengono sottoposte agli iscritti, appunto, della piattaforma.
Ora, non si ritiene utile che un Movimento diventato partito possa essere di fatto controllato da un’associazione privata cui, peraltro, deputati e senatori versano un canone obbligatorio di 300 euro al mese.
Questo meccanismo dovrà trovare una soluzione, perché lo scontento è ormai diffuso fra tutti i parlamentari, molti dei quali sono usciti per andarsene nel gruppo misto, anche perché hanno una paura folle di non essere rieletti, dopo la mannaia del referendum.

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