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Mercato del lavoro a secco di competenze, in Sicilia mancano i profili idonei

redazione

Mercato del lavoro a secco di competenze, in Sicilia mancano i profili idonei

Michele Giuliano e Patrizia Penna  |
giovedì 20 Luglio 2023

Agricoltura, edilizia e turismo respirano grazie ai lavoratori stranieri ma su formazione non si vede la svolta. Gli interventi di Capone (Ugl) e Mannino (Cgil Sicilia)

La stagione turistica sta entrando nel vivo, e tante sono le attività che necessitano di nuovo personale per offrire il miglior servizio possibile. Eppure, anche quest’anno, sono moltissimi i posti di lavoro che in Sicilia rimarranno scoperti, e non solo nel settore turistico: più di 4 su 10, secondo i dati raccolti da Unioncamere e Anpal nel sistema Excelsior aggiornati al trimestre luglio-settembre. Per il mese di luglio sono previste in Sicilia 33.150 entrate, 2.750 in più rispetto al 2022.

Di queste, il 43% sono di difficile reperimento. Anche nel trimestre i numeri sono positivi: tra luglio e settembre le entrate saranno 79.100, mentre lo scorso anno erano state 5.260 in meno. Sono proprio i servizi a segnare il maggior numero di richieste sul totale, con il 44,8%, mentre il 25,9% riguarda gli operai specializzati, i conduttori di impianti e macchine. A scendere, il 15,4% sono le entrate previste per le professioni non specializzate, e l’ultimo 13,8% delle entrate riguarda i dirigenti, le professioni specializzate e tecnici. Per provincia, il maggior numero in termini assoluti si registra nella provincia di Palermo, con 7.110 posti di lavoro disponibili, seguita da Catania a 6.790 disponibilità. Per gruppi professionali, è a Trapani che si segnala la maggiore richiesta di personale nei servizi, con il 56,5% del totale, mentre a Palermo sale la percentuale dei dirigenti, che arrivano al 16,2%. Caltanissetta è la provincia in cui sale la richiesta di operai specializzati, che arriva al 47,4%. Un dato interessante, che riguarda l’età richiesta per ricoprire i diversi ruoli, riguarda la provincia di Messina, che figura al decimo posto in tutta Italia con il 38,4% dei posti offerti ai giovani, mostrando una tendenza che nel resto del territorio non viene in alcun modo registrata.

A livello nazionale, sono oltre 585 mila le assunzioni programmate dalle imprese a luglio, a tempo determinato superiori ad un mese o a tempo indeterminato, rilevate dal Sistema Excelsior, e arrivano a poco meno di 1,5 milioni nell’intero trimestre luglio-settembre.

Le previsioni complessive evidenziano un andamento positivo sia rispetto al mese di luglio dello scorso anno, con 80 mila assunzioni in più, sia sul trimestre luglio-settembre 2022, con un aumento di 197 mila entrate. Ancora in aumento su base annua, a luglio, sia i contratti a tempo indeterminato, che salgono del 22,5%, così come i contratti a termine e stagionali, che crescono del 19,5%, e di apprendistato, a +35,3%. Diminuiscono, invece, i contratti di collaborazione occasionale e a partita Iva, che scendono del 31,6%. La difficoltà di reperimento nazionale riguarda il 47,9% delle assunzioni previste, circa 8 punti in più rispetto a luglio 2022.

Nel mese sono oltre 280 mila le ricerche di personale per cui le aziende dichiarano difficoltà di reperimento. A incontrare le maggiori criticità sono le imprese della metallurgia e dei prodotti in metallo (61,5% dei profili ricercati è di difficile reperimento) seguite da costruzioni (60,9%), meccatronica (59%), legno-mobile (58,3%), moda (54,1%) e turismo (53,7%). Sono le piccole imprese con meno di 50 dipendenti a programmare il 67,2% delle assunzioni complessivamente previste per il mese di luglio 2023, mentre le medie imprese nella classe 50-250 dipendenti ne programmano il 16,8% e le medio grandi imprese con oltre 250 dipendenti il restante 16%. Cresce il ricorso alla manodopera straniera che passa dai 91 mila contratti dello scorso anno ai 120 mila previsti per luglio 2023 (corrispondente al 20,5% delle assunzioni totali).

L’intervista a Paolo Capone, segretario generale Ugl

Paolo Capone

Decreto flussi: il Governo Meloni prende coscienza del fatto che il mercato del lavoro ha bisogno di immigrati come dicono le opposizioni oppure è una scelta che va oltra qualsiasi lettura “politica” dei fatti?

“Il decreto flussi approvato dal Consiglio dei Ministri è una risposta positiva a un fenomeno, quello dell’immigrazione, che solo se regolato può avere effetti significativi per il mercato del lavoro. Dopo anni di gestione emergenziale e inadeguata dei flussi il Governo ha elaborato una cornice normativa chiara e certa, indispensabile alle imprese che cercano manodopera soprattutto nel settore agricolo, contrastando, al contempo, la vergognosa tratta di essere umani”.

Un’azienda impiega fino a tre mesi per trovare la figura professionale adatta alle sue esigenze e con le competenze giuste. L’aumento della quota di lavoratori stranieri può da solo risolvere questo problema?

“Soltanto favorendo l’immigrazione legale, coerentemente con la capacità di accoglienza, si potrà trarre vantaggio dall’inserimento di lavoratori stranieri nelle comunità locali. Per far fronte alla domanda occupazionale, tuttavia, serve una riforma complessiva del mercato del lavoro. Occorre, innanzitutto, invertire rotta rispetto alla logica assistenziale del passato. È fondamentale mettere il lavoro al centro dell’agenda politica, superando la logica assistenziale dei sussidi a pioggia e del reddito di cittadinanza, puntando sulle politiche attive e, dunque, incentivando il match tra domanda e offerta di impiego, attraverso il coinvolgimento di soggetti pubblici e privati.

Sul problema relativo alle competenze, che non si risolverà certo per decreto, secondo lei si sta facendo abbastanza? Qual è la strada da intraprendere?

“Lo scenario attuale appare sempre più caratterizzato da radicali trasformazioni nel mondo del lavoro. Per gestire e accompagnare fenomeni come la digitalizzazione e la transizione energetica occorre puntare sul capitale umano. L’innovazione tecnologica impone un ripensamento complessivo dei programmi di orientamento al lavoro e dell’istruzione scolastica, è essenziale, pertanto, investire maggiori risorse sulla formazione per intercettare la richiesta di nuove competenze, soprattutto per le professioni in ambito Stem, ovvero attinenti al settore scientifico e matematico”.

La parola a Alfio Mannino, segretario regionale della Cgil

ALFIO_MANNINO-CGIL

La Cgil Sicilia non crede nella “svolta umanitaria” del governo Meloni nell’aver dato vita al “Decreto flussi”. Parola del segretario regionale Alfio Mannino. Secondo il numero uno regionale del sindacato si tratta di una manovra necessaria ma che al tempo stesso non sarà in grado di risolvere da solo il problema più ampio e con numeri difficilmente colmabili con l’utilizzo di manodopera straniera. Resta quindi irrisolta la questione.

Segretario Mannino, che lettura dà della scelta compiuta dal governo con il Decreto flussi?

“A mio avviso è una scelta legata alle necessità del mercato del lavoro, quindi una scelta obbligata. è indubbio che ci sono lavori particolarmente gravosi e spesso svolti al di fuori delle previsioni contrattuali che gli italiani sono restii a fare, in edilizia, in agricoltura, nella ristorazione ad esempio. Non credo in una svolta umanitaria del governo Meloni, precedenti provvedimenti come il decreto Cutro escludono qualunque traccia di umanità nell’azione di questo governo”.

L’aumento della quota di lavoratori stranieri risolverà il problema della carenza di figure professionali?

“Il problema si risolverà in minima parte. Certo non per quanto riguarda figure specialistiche come ad esempio i carpentieri o i falegnami. Ma si potrebbe anche intervenire con iniziative di formazione, come ad esempio la Flai Cgil assieme ad altri soggetti sta facendo nell’agricoltura del sud con il progetto ministeriale Diagrammi. Bisognerebbe anche accertare che il lavoro sia sempre svolto nella legalità e che non ci sia sfruttamento di chiunque, che sia straniero o meno. Anche su questo fronte il nostro sindacato è impegnato”.

Competenze introvabili. Che fare?

“Al livello regionale possiamo senz’altro dire che in tema di formazione non si sta facendo abbastanza. Basti vedere i ritardi del programma Gol (Garanzia di occupabilità dei lavoratori) che dovrebbe formare chi è in Naspi o usufruisce di Ammortizzatori sociali. La Sicilia è tra le ultime regioni d’Italia per quanto riguarda l’avanzamento dell’iter. E qua il lavoro si scontra ancora una volta con l’azione inadeguata del governo regionale”.

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