Messina, cantieri navali di zona Falcata, ipotesi di bonifica - QdS

Messina, cantieri navali di zona Falcata, ipotesi di bonifica

Lina Bruno

Messina, cantieri navali di zona Falcata, ipotesi di bonifica

venerdì 29 Marzo 2024

Gli investimenti di Intermarine e Palumbo, che interessano attualmente il polo di Sarzana, potrebbero arrivare anche nel messinese e risollevare le sorti di 800 lavoratori creando effetti positivi per l’economia

MESSINA – Il mare è una risorsa, lo è per molteplici aspetti, ma non si sa fino a che punto a Messina si riesca a percepirlo. Tante potenzialità ma nessuna centralità sugli scenari nazionale e internazionali per attività connesse, nemmeno per la cantieristica navale che pure in un altro tempo motivo di orgoglio, migliaia di persone occupate e garanzia di qualità e alta professionalità. Il futuro potrebbe disegnare scenari migliori.

Cantieristica navale, previsti investimenti per i prossimi anni

I grandi gruppi, come Intermarine e Palumbo, hanno previsto investimenti per i prossimi anni con nuove commesse che dovrebbero coinvolgere i cantieri della zona Falcata. Anche l’arsenale militare dovrebbe aumentare la propria attività, si parla dell’assunzione di 24 figure e un trend di crescita con una sinergia tra pubblico e privato, che ne consolidano la posizione strategica nel Mediterraneo. Palumbo società di Napoli con fatturato in crescita, pare che abbia in previsione un potenziamento dei cantieri messinesi, con nuove assunzioni. Intermarine, la società che rilevò i Cantieri Rodriquez, che fa parte dell’Immsi, la holding di Colaninno, ha sottoscritto con la Snav un contratto per la fornitura di un traghetto veloce con capacità fino a 750 passeggeri.

A Messina i lavoratori coinvolti sono circa 800

I lavori potrebbero coinvolgere anche il cantiere messinese, oltre quello di Sarzana, che è il polo centrale di Intermarine e sul quale la società ha investito ingenti capitali anche per l’ampliamento del bacino portuale. A Messina i lavoratori coinvolti sono circa 800 e i cantieri sono localizzati principalmente nella zona Falcata, area di pregio dove sono previsti interventi di bonifica e riqualificazione con progetti che dovrebbero fare convivere vari segmenti, da quello turistico a quello del recupero dei beni di rilevanza storico artistica fino appunto alla cantieristica navale a cui si vuole dare rilancio. Con la riqualificazione della Falce quindi si potrebbero innescare a cascata nuovi investimenti privati con un progetto strutturato in un settore che a livello generale gode di ottima salute e che nella città dello Stretto ha ancora tanti margini di crescita.

Bisogna sempre ricordare che da qui è partita nel 1887 l’ascesa imprenditoriale dei Rodriquez, un percorso fatto da grande intuito e lungimiranza che portò alla costruzione nel 1956 del primo aliscafo commerciale e al successo di tutti gli altri prodotti realizzati in tutto il mondo. La Rodriquez cantieri navali Spa nel 2012 è stata fusa per incorporazione nella Intermarine Spa. I margini di crescita ci sono per l’intera provincia che conta una ottantina di aziende a cui si aggiungere tante altre piccole imprese che sfuggono alla mappatura. I lavoratori impiegati sono complessivamente circa 1500, un numero che si è ridimensionato nel tempo così come si è ridotto l’impatto del settore sull’economia locale.

È cambiato anche il clima aziendale e il rapporto con i lavoratori

“I grandi marchi utilizzano la pratica del sub appalto – dice Daniele David segretario generale della Fiom Cgil di Messina – con salari bassi e qualifiche non riconosciute c’è un generale contesto di precarietà. Nel corso di diverse assemblee organizzate nei cantieri navali sono emerse gravissime criticità sulle condizioni contrattuali, salariali e ambientali dei lavoratori.

Come denunciato più volte dalla Fiom, gran parte dei circa 800 operai che lavorano all’interno dei cantieri navali di Messina è alle dipendenze, in tanti casi tramite contratti a termine, di decine di aziende appaltatrici che, nei fatti, compongono oltre il 70% del processo produttivo.

Si ha di fronte un settore in cui i “marchi storici” della cantieristica navale svolgono più una funzione di “collettori di commesse” che, una volta prese in carico, sono per gran parte appaltate ad aziende in cui gli operai sono sistematicamente sotto-inquadrati, discriminati sul terreno salariale e spesso costretti a lavorare in condizioni insostenibili. La pratica del sub-appalto, ovviamente, indebolisce anche i lavoratori alle dirette dipendenze delle committenti, che hanno visto precipitare inquadramenti e salari, anche grazie alla paralisi della contrattazione integrativa: in nessun cantiere navale è stato rinnovato il premio di produzione, fermo al 2018”.

Daniele David parla anche di un avvio nei prossimi giorni di adeguate iniziativa di tutela dei diritti e della dignità dei lavoratori, mentre è in preparazione un’assemblea provinciale sulla cantieristica navale per esaminare le dinamiche del settore e le prospettive anche alla luce di annunciati investimenti su cui si vuole conoscere più in dettaglio cifre e linee progettuali.

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