Messina, un confronto sul futuro della sanità - QdS

Messina, un confronto sul futuro della sanità

Lina Bruno

Messina, un confronto sul futuro della sanità

giovedì 20 Aprile 2023

Le criticità quotidiane, le prospettive del Pnrr e le potenziali soluzioni per rispondere alle esigenze dei cittadini-utenti: sono alcuni dei temi affrontati ieri da sindacati e addetti ai lavori

MESSINA – Liste d’attesa infinite, mancanza di medici e infermieri, l’ombra delle privatizzazioni, ospedali a rischio chiusura, caos nelle procedure di stabilizzazione dei precari e ritardi nell’utilizzo delle ingenti risorse del Pnrr. È una sanità in stato di emergenza, che non riesce più a rispondere ai bisogni dei territori, quella tracciata dagli approfondimenti del convegno organizzato ieri dalla Uil insieme con il comparto pensionati e funzione pubblica.

Il focus è stato dedicato ad assistenza e prestazioni dopo il Covid e quello che è emerso è che il sistema ha retto bene alla pandemia: sono emersi, insieme alle criticità, punti di forza e da qui si doveva ripartire. Dopo la fase emergenziale però la situazione appare ancora più problematica, si continua con i tagli di risorse e a ritenere improduttivi gli investimenti nei servizi sanitari che invece porterebbero anche a ricadute economiche positive. E il problema è strutturale.

“Bisogna riprogettare il servizio sanitario nazionale – ha detto Domenico Proietti, segretario confederale Uil e commissario straordinario Uil-Fpl – ci vuole un cambio di strategia, non sono sufficienti i 20 miliardi di euro del Pnrr, bisogna attingere ai 35 del Mes sanitario. Ma non solo, bisogna anche rivedere il titolo V della Costituzione che delega le competenze in materia alle regioni”.

E se si attuasse l’autonomia differenziata, secondo il segretario provinciale della Uil Ivan Tripodi, “sarebbe un’ecatombe per il nostro territorio dove è già in atto lo smantellamento di presidi fondamentali, specie nelle aree più disagiate della provincia”.

Tripodi ha ricordato le manifestazioni che la Uil ha fatto in provincia a sostegno dei presidi a rischio della provincia. Non ha funzionato la Legge regionale 5 del 2009 secondo Livio Andronico segretario provinciale Uil Fpl, specie per “la mancata integrazione territorio-ospedale che avrebbe dovuto prevenire l’ospedalizzazione di diverse patologie, in quanto i Pta non sono stati dotati di propria dotazione organica ed i medici di famiglia, che avrebbero dovuto svolgere un importantissimo ruolo, il più delle volte, si sono ‘sottratti’. Bisogna voltare pagina ed una opportunità viene data dai fondi del Pnrr. Il Dm 77/2022 prevede l’attivazione delle Case delle comunità, 1350 entro giugno 2026, che rappresentano il modello organizzativo dell’assistenza di prossimità insieme alla Centrale operativa, per le cure non urgenti, che offre un servizio telefonico gratuito per i cittadini, la centrale operativa territoriale che ha la funzione di coordinamento della presa i carico della persona e raccordo tra servizi e professionisti coinvolti e ancora l’infermiere di famiglia e comunità, l’Unità di continuità assistenziale, la rete delle cure palliative”.

“Tutto questo – ha aggiunto – è possibile con i fondi del Pnrr, che garantisce la parte infrastrutturale, ma è necessario che venga garantita poi l’attivazione e che non restino invece scatole vuote. Sono servizi che possono funzionare solo con personale adeguato e quindi si devono prevedere già adesso le risorse necessarie e da dove prenderle”.

La mancanza di medici e infermieri nelle strutture sanitarie è una delle criticità maggiori che il sistema socio assistenziale si trova ad affrontare. La fuga dei medici verso l’estero è un fatto e dall’altra parte però molti comuni, anche del messinese, sono costretti a chiamare medici dall’Argentina o da Cuba. “Non offriamo condizioni attrattive – ha affermato Giampiero Bonaccorsi, commissario straordinario dell’Azienda policlinico di Messina, che ha portato il suo contributo al dibattito – non andrei a lavorare in un Pronto soccorso dove guadagno come chi lavora in un reparto con minori rischi e più tranquillità”.

Bonaccorsi, come Andronico, ha evidenziato il timore che il decreto 77 non sia dentro una strategia complessiva di cambiamento nella gestione del servizio sanitario. “Le risorse non bastano – ha affermato – per sostenere questo sviluppo che pensiamo. Con il Pnrr si investe sulla riorganizzazione, dubito che nel 2026 avremo tutto pronto per cambiare le regole: non ci sono le premesse. A me servono adesso le risorse che invece vengono ridotte. Dall’assessorato regionale tutte le aziende del servizio sanitario hanno ricevuto una lettera in si chiede di ridurre del 25% la spesa, al netto dei contributi dati per il Covid. Cosa faccio? Pago meno? Non compro i dispositivi? Da 3 milioni di euro di costi energetici siamo passati a 10 milioni. Che si dica cosa deve fare l’ospedale e cosa il territorio, ma non di risparmiare”.

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