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Messina Denaro, Di Matteo: latitanza durata 30 è una vergogna

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Messina Denaro, Di Matteo: latitanza durata 30 è una vergogna

Redazione  |
venerdì 03 Febbraio 2023

“Credo che vanno evitate visioni troppo ottimistiche. Già gli anni passati ci hanno dimostrato che dopo gli arresti dei boss, Cosa Nostra purtroppo ha sempre reagito: è stata in grado di cambiare i propri vertici e di cambiare le dinamiche interne ed esterne. Per cui credo che la previsione di Giovanni Falcone sulla fine del fenomeno mafioso sia ancora lontana da realizzarsi. Oggi la ricchezza di Cosa Nostra si basa sulla capacità di confondere l’economia legale con quella illegale. La mafia si sa mimetizzare. Per cui diventa sempre più difficile distinguere il potere mafioso dagli altri poteri economici e finanziari”. Così in un`intervista a Fanpage.it il procuratore Nino Di Matteo interviene sulla cattura di Matteo Messina Denaro.

“C’è una considerazione generica: è vergognoso che un latitante rimanga tale per trent’anni. Ci sono delle anomalie che devono essere chiarite soprattutto sull’ultimo periodo di latitanza.

Matteo Messina Denaro è stato arrestato a casa sua. Il boss ha adottato negli ultimi anni dei comportamenti inspiegabili nell’ottica di un latitante che vuole a tutti i costi sottrarsi alla cattura: ha usato i documenti di un suo fedelissimo che viveva vicino a lui, ha frequentato concessionari, ristoranti e cliniche private senza farsi alcun problema, ha scambiato numeri di telefono con altre persone. Si è fatto scattare foto. Sono comportamenti sorprendenti sul quale bisogna fare luce.”

“Matteo Messina Denaro è stato un esponente nevralgico della strategia di Cosa Nostra sia nel periodo stragista sia in quello successivo: il boss ha individuato i bersagli e i luoghi da colpire durante le stragi del ’93. Potrebbe dunque rivelare come mai dopo il fallito attentato all’Olimpico a Roma nel gennaio del ’94, che allora non era stato scoperto dalle forze dell’ordine e quindi poteva essere ripetuto nella domeniche successive, non ci furono altri tentativi. E ancora: Matteo Messina Denaro era stato incaricato nella primavera del ’92 di pedinare il giudice Giovanni Falcone a Roma. Il piano iniziale era quello di ucciderlo a colpi di pistola nella Capitale. Sarebbe stato molto più facile, invece Messina Denaro fu richiamato da Riina a Palermo. Lui potrebbe sapere il perché di questo cambiamento improvviso di piano.”

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