Messina, gestione del Covid, i tanti timori dei piccoli centri - QdS

Messina, gestione del Covid, i tanti timori dei piccoli centri

Lina Bruno

Messina, gestione del Covid, i tanti timori dei piccoli centri

martedì 16 Febbraio 2021

Sono molte le fragilità registrate nella vasta area messinese e nel corso dell’emergenza Coronavirus si sono accentuate. Ora il dialogo con l’Asp è migliorato, ma restano tante criticità

MESSINA – Per mesi sono stati da soli in prima linea nell’affrontare le tante complicazioni che l’emergenza Covid ha portato con sé. Lo scollamento con l’Asp adesso sembra superato per i sindaci della provincia, che hanno trovato nell’Ufficio straordinario, istituito dal commissario ad acta Maria Grazia Furnari, finalmente un interlocutore. Resta la fragilità della sanità in importanti zone della vasta area messinese, che conta 108 Comuni, ma almeno in questa emergenza le richieste saranno ascoltate.

Angelo Tudisca, vice sindaco di Tusa e presidente del Comitato dei sindaci del Distretto D29, fa parte da qualche settimana, con il sindaco di Spatafora Gaetana Venuto, l’assessore di Santa Teresa di Riva Gianmarco Lombardo e Domenico Sammataro dell’Asp, dell’Ufficio di coordinamento delle relazioni con le Amministrazioni locali, voluto dalla stessa commissaria. “Ci vengono segnalate dal territorio le varie criticità – spiega Tudisca – e ci facciamo portavoce perché vengano trovate soluzioni. I problemi maggiori si sono registrati nella comunicazione degli esiti dei tamponi, con le persone che attendevano settimane prima di avere una risposta. Non c’era raccordo neppure sui tamponi da fare ai contatti dei positivi ed erano i sindaci che dovevano occuparsene. Con la nuova gestione le cose sono cambiate, sono state potenziate le Usca e con la piattaforma chi fa i tamponi rapidi dovrebbe ricevere in tempo reale gli esiti sulla propria mail”.

Si sta lavorando anche per superare alcune disfunzioni legate alle prenotazioni delle vaccinazioni. “Alcuni cittadini di Alcara Li fusi – aggiunge – nonostante l’ospedale più vicino sia quello di Sant’Agata Militello vengono indirizzarti a Patti o a Mistretta. Ma il problema maggiore è per le persone che devono farlo a domicilio, perché il sistema non indica il giorno della vaccinazione. Ci hanno detto che verranno inserite 25 persone che daranno una mano in questo senso”.

Tudisca, insieme agli altri amministratori del Distretto D29 aveva fatto una battaglia nei mesi scorsi perché l’ospedale di Mistretta diventasse centro Covid. “Non ci siamo riusciti. Il territorio continua a subire una serie di mortificazioni. Ormai l’ospedale di Mistretta è solo un Pronto soccorso con interi reparti vuoti, chiuso anche il Punto nascite come a Sant’Agata Militello. La battaglia per l’ospedale di Mistretta era anche in funzione del dopo Covid, l’obiettivo era ristrutturare il nosocomio e rafforzarlo per una serie di prestazioni a beneficio di tutto un comprensorio. Questo evidentemente non rientra nei piani regionali, che prevedono esclusivamente poli d’eccellenza. Prevalgono le valutazioni economiche. Per potenziare l’ospedale di Mistretta, dove c’è la fondazione Maugeri per la Riabilitazione, stiamo tentando di fare una convenzione con la fondazione Giglio di Cefalù”.

Unica strada da percorrere sembra quindi fuori provincia. “Dopo il depotenziamento anche del nosocomio di Sant’Agata – sottolinea ancora Tudisca – per chi abita a Tusa, Santo Stefano di Camastra, Pettineo, Castel di Lucio, l’ospedale più vicino è Cefalù, si va qui se si sta male o per partorire”.

Sulla battaglia per l’ospedale di Mistretta non c’è stata una grande compattezza da parte dei Comuni, ma è mancato il sostegno da parte della nomenclatura politica dell’area tirrenica centrale, secondo Tudisca che ha potuto contare solo sull’unità della Valle dell’Halaesa. “Quando c’è stata la battaglia per il punto nascite di Cefalù – afferma il vice sindaco di Tusa – sono stato in prima linea nonostante fossi fuori Asp. Non possiamo pensare a una sanità dentro i confini geografici”.

La medicina di prossimità di cui si parla tanto, che non è solo il presidio più vicino, è tutta da costruire, intanto ai sindaci tocca affrontare gli stessi problemi, spesso senza raccordo con l’istituzione centrale. I rimborsi per i ricoveri in Rsa che tardano, i posti in psichiatria per i Tso che mancano, l’assistenza domiciliare e l’autonomia a scuola dei ragazzi disabili da garantire. Tutto questo è sanità, come sottolineato da Tudisca, ma se per i sindaci sono bisogni dei cittadini da garantire, per altri sembrano essere soltanto spese.

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