Messina, nuovo Porto di Tremestieri: il futuro è un rebus - QdS

Messina, nuovo Porto di Tremestieri: il futuro è un rebus

Lina Bruno

Messina, nuovo Porto di Tremestieri: il futuro è un rebus

giovedì 19 Ottobre 2023

Tra problemi di carattere burocratico e mancanza di risorse economiche crescono i timori che l’opera, fondamentale per lo sviluppo della Città dello Stretto, possa diventare un'incompiuta

MESSINA – Il rischio è che rimanga un’opera incompiuta e nelle ultime settimane si sono aggiunti altri elementi che rendono questa preoccupazione fondata. Lavori fermi da oltre un anno e mezzo, la Nuova Coedemar in difficoltà, l’intervento del Tribunale di Venezia per soccorrere l’impresa con la cessione del ramo d’azienda e infine la società subentrante, la Teodoro Bruno di Capo d’Orlando, che non vuole ripartire senza certezze sugli impegni economici. Quello della realizzazione del nuovo Porto di Tremestieri rimane un percorso complicato, anche quando dopo attese e ritardi si è riusciti a partire con i lavori.

“Un’opera avviata nel 2009 che soltanto dal 2018, grazie a un colpo di ruspa, ha ripreso a camminare e che oggi è certamente assurdo pensare possa arenarsi di nuovo per beghe politiche che non ci appartengono e sulle quali chiediamo compattezza per completare un’opera strategica per la città”. Interveniva così a fine settembre l’Amministrazione comunale in risposta alle critiche che sindacati e opposizione avevano lanciato.

In particolare, nel documento in questione si evidenziava come “a partire dal settembre 2022, data in cui la Stazione appaltante (il Comune) ha deciso di risolvere il contratto con la Nuova Coedmar Srl, le procedure di gestione dell’appalto sono state, di fatto, gestite dalle Autorità giudiziarie seguendo la linea di tutelare la crisi d’impresa della nuova Coedmar Srl e al contempo assicurare una soluzione operativa alla stazione appaltante per la prosecuzione dell’appalto e il completamento entro dicembre 2025”.

Nel frattempo però, altri tasselli si sono aggiunti, in particolare la presa di posizione della Teodoro Bruno Spa che con una nota inviata al Comune e al ministero delle Infrastrutture in maniera perentoria ha battuto cassa, mettendo nero su bianco che a oggi non vi è la copertura finanziaria necessaria senza cui entro il 30 ottobre si tirerà fuori dall’appalto.

“Sotto accusa della Teodoro Bruno – hanno spiegato Ivan Tripodi segretario generale Uil Messina, Michele Barresi segretario generale Uiltrasporti, Nino Di Mento responsabile porti e logistica e Pasquale De Vardo segretario Feneal Uil Tirrenica – c’è la delibera con cui la Giunta comunale di Messina ha dato il via, nello scorso mese di luglio, alla transazione con la Coedmar, confermando in toto quanto evidenziato solo poche settimane addietro dal nostro sindacato. Nella delibera non vi sono garanzie sulle risorse mancanti e necessarie al completamento dell’opera e, ovviamente, senza di quelle nessuna impresa riprenderà i lavori. Lo dice chiaramente nella nota inviata la Teodoro Bruno Spa al comune di Messina, facendo naufragare l’idea pittoresca dell’assessore Mondello che ipotizzava l’avvio di un primo lotto da completare con le risorse già disponibili in attesa di reperire quelle mancanti”.

“Senza garanzie – si sono domandati i rappresentanti sindacali – quale impresa seria si avventurerebbe nell’intraprendere un’opera così complessa e onerosa? Se mai completata, costerà 117 milioni di euro contro i 74 inizialmente previsti. È chiaro che, sebbene i 17 milioni del finanziamento ministeriale persi a causa dei ritardi saranno recuperati con l’impegno dell’Adsp, l’Amministrazione comunale nella transazione ha fatto i conti senza l’oste circa i 43 milioni di euro che, sempre dal Mit, dovrebbero essere reperiti per i maggiori costi dei materiali come indicato dai recenti decreti governativi”.

La nuova azienda chiede precise garanzie

“È legittimo – hanno concluso Tripodi, Barresi, Di Mento e De Vardo – che la nuova azienda chieda precise garanzie senza cui i cancelli del cantiere più importante della città resteranno chiusi. Compete alla Giunta Basile usare finalmente il linguaggio della chiarezza con la città e chiedere aiuto al ministero delle Infrastrutture e Trasporti in un contesto tale in cui la strada del commissariamento dell’opera è non solo opportuna ma inevitabile”.

Gli uffici del Comune nella delibera con cui hanno dato il via libera al Tribunale di Venezia alla cessione del ramo d’azienda, avevano già dichiarato che “la copertura dei maggiori costi, indicati nell’atto di transazione, è riconducibile alle modalità del Dl 50/2022” e questo presuppone che già a luglio fosse noto che si dovessero recuperare quei 43 milioni. Il sindaco Federico Basile e l’assessore Salvatore Mondello hanno in più occasioni dichiarato di avere chiesto il finanziamento mancante al Ministero. Il commissariamento, si dice da più parti, potrebbe dare un impulso positivo e snellire le procedure per andare avanti con l’opera e sembra sia una ipotesi che lo stesso ministro Salvini stia valutando.

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