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Messina, primario ospedaliero sospeso dopo l’accusa di peculato

redazione web

Messina, primario ospedaliero sospeso dopo l’accusa di peculato

giovedì 09 Settembre 2021

Per un anno Francesco Mastroeni, primario di Urologia del Papardo, accusato di aver violato le regole dell'intramoenia intascando contanti per le visite, non potrà esercitare la professione medica

Militari del Comando provinciale della Guardia di finanza di Messina, nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Procura della città dello Stretto diretta da Maurizio de Lucia, hanno notificato a Francesco Mastroeni, primario di Urologia dell’ospedale Papardo, la misura interdittiva della sospensione dall’esercizio della professione medica per un anno.

Mastroeni è accusato di peculato.

Attraverso acquisizioni di documenti, pedinamenti, intercettazioni e ricostruzioni contabili, effettuate dagli specialisti in materia di spesa pubblica del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria, è emerso che il noto professionista messinese, legato all’azienda sanitaria da un contratto che prevedeva un rapporto di esclusività, effettuava visite specialistiche all’interno del suo reparto.

Sempre secondo l’accusa, Maestroeni, chiedeva e riceveva, da un significativo numero di pazienti, il pagamento in contanti, di conseguenza omettendo di rilasciare ricevute fiscali e di versare all’azienda sanitaria la percentuale dovuta per l’attività intramoenia che svolgeva.

Le Fiamme Gialle di Messina hanno rivolto particolare attenzione alle fasi delle prenotazioni delle visite, sentendo anche i pazienti che, nella quasi totalità dei casi, hanno confermato di aver versato in contanti, nelle mani del professionista, importi dagli 80 ai 150 euro, senza aver effettuato alcuna prenotazione al Cup (Centro unico prenotazioni) e senza ricevere, all’atto del pagamento, alcuna ricevuta.

La disciplina dell’attività libero professionale espletata dal medico, legato all’azienda da rapporto di esclusività, fuori dall’orario di lavoro, su libera scelta e su richiesta dell’assistito pagante, oltre a dover essere oggetto di espressa autorizzazione, prevede che l’utenza prenoti la visita tramite il Cup della struttura aziendale e, che prima dell’effettuazione della prestazione, il paziente provveda al pagamento all’ufficio ticket dell’importo dovuto, secondo il tariffario determinato dall’ospedale pubblico.

Il medico dovrebbe ricevere, quindi, il suo compenso direttamente in busta paga.

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