Messina, via Don Blasco: cantiere pieno di ostacoli - QdS

Messina, via Don Blasco: cantiere pieno di ostacoli

Lina Bruno

Messina, via Don Blasco: cantiere pieno di ostacoli

giovedì 29 Ottobre 2020

La ditta di smaltimento rifiuti speciali lamenta la “violazione di un’autorizzazione regionale”. Al procedimento legale si aggiunge la vertenza dei 22 dipendenti dell’azienda di Maregrosso

MESSINA – “Con la demolizione delle Case D’Arrigo, tutto il cantiere per la realizzazione della nuova via Don Blasco è sgombro da ostacoli”. Si disse così a marzo, a Palazzo Zanca, in uno slancio di ottimismo, dopo gli innumerevoli intoppi che in questi anni, dal 1998 ad oggi, si sono frapposti tra il progetto dell’arteria e la sua realizzazione.

In realtà, il cantiere doveva essere completamente libero prima che iniziassero i lavori (2018), così non è stato e qualche ostacolo ancora c’è, è la Rifotras, l’azienda di Maregrosso fondata nel 1969, che si occupa di smaltimento di rifiuti speciali e autodemolizioni, nei confronti della quale nei giorni scorsi è stato eseguito un decreto di esproprio, in presenza di un ricorso pendente. Il primo effetto del provvedimento sarà il licenziamento dei 22 dipendenti che si sono visti all’improvviso vietare l’accesso al proprio luogo di lavoro.

La ditta ha aperto così un nuovo contenzioso nei confronti dell’Amministrazione comunale a cui viene contestato tra l’altro “la violazione di un’autorizzazione regionale, interruzione di pubblico servizio, danno ambientale e probabile danno erariale”. Questo quanto scrivono i legali della ditta nella lettera inviata a vari organi istituzionali nazionali e regionali. “Il decreto di esproprio era stato emesso in assenza di regolare procedimento, oltre un anno fa, nei confronti della Rifotras, avverso il quale la ditta ha proposto ricorso, pendente, e per il quale al tempo non era stata concessa la sospensione. La Regione ha nel frattempo rinnovato alla ditta l’autorizzazione all’esercizio dell’attività nel suo impianto ma il Comune ha ignorato la circostanza, pur avendo proposto ricorso avverso tale rinnovo, preferendo di violare il provvedimento di disciplina ambientale, interrompendo il servizio di interesse pubblico erogato dalla ditta (l’unica a Messina che si occupa di prelievo di veicoli e relativa demolizione e trattazione smaltimento di categorie di rifiuti pericolosi e speciali), per di più impedendo ogni accesso all’area agli impiegati, operai e custode”.

Sulla vicenda espropriativa è stato anche presentato un esposto alla Procura della Repubblica. I lavori nel cantiere intanto proseguono ma con il rischio di un blocco se dovesse arrivare un provvedimento giudiziario. Il nodo degli espropri si era presentato complesso fin dall’inizio, il più problematico proprio quello che riguardava la Rifotras; al titolare era stata anche fatta la proposta di spostare l’attività in un capannone della zona di Larderia, proposta respinta perché la superficie che veniva messa a disposizione, aveva motivato, era solo un terzo dell’attuale e questo avrebbe reso impraticabile il trasferimento.

Al procedimento legale si deve aggiungere la vertenza dei 22 dipendenti che da un anno sono seguiti dalla Uil. “Si tratta di una ‘morte’ annunciata e caparbiamente voluta dal sindaco”, sottolinea il segretario della Uil, Ivan Tripodi. “Nel novembre del 2019, alla luce dei silenzi e delle preoccupazioni che avanzavano riguardo le prospettive aziendali, lanciammo pubblicamente l’allarme rispetto alla indispensabile e ineluttabile necessità di realizzare la Via Don Blasco, arteria fondamentale per la città di Messina, e, contestualmente, per consentire attraverso una delocalizzazione o una minima variante progettuale la sopravvivenza della Rifotras e dei suoi 22 posti di lavoro. Insieme alle maestranze e agli stessi titolari dell’azienda fummo protagonisti di un sit-in presso la Prefettura al termine del quale si tenne un incontro con il viceprefetto finalizzato a trovare una soluzione”.

“Purtroppo – conclude il sindacalista – a seguito di quella importante interlocuzione si comprese l’incredibile pervicacia del sindaco De Luca, che non ha inteso aprire neanche un doveroso confronto per salvare ben 22 posti di lavoro. Ci appelliamo al Prefetto – aggiunge Tripodi – poiché siamo fermamente convinti della necessità di realizzare la Via Don Blasco e dell’altrettanto indispensabilità di evitare di mandare nel lastrico 22 famiglie messinesi”.

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