Migranti, Cara di Mineo, finita la Cig saremo costretti a emigrare - QdS

Migranti, Cara di Mineo, finita la Cig saremo costretti a emigrare

redazione web

Migranti, Cara di Mineo, finita la Cig saremo costretti a emigrare

mercoledì 26 Agosto 2020

Lo dicono i 63 dipendenti del centro aperto da Maroni e chiuso da Salvini, aggiungendo che la vera emergenza in Sicilia non è l'immigrazione ma l'emigrazione. "Assordante silenzio su di noi, abbandonati al nostro destino: a noi riservati solo gli ammortizzatori sociali ordinari

“A noi sono stati riservati solo gli ammortizzatori sociali ordinari perché nulla di straordinario è stato attivato malgrado un licenziamento collettivo che ha interessato diverse centinaia di lavoratori, contrariamente a quanto accaduto per altre aziende, anche con molti meno dipendenti, ma magari insediate nel Nord Italia”.

Lo scrivono in una lettera aperta 63 ex dipendenti del Centro accoglienza richiedenti asilo di Mineo “Oggi, alla vigilia della scadenza di questi ammortizzatori sociali – aggiungono gli ex dipendenti del Cara – la nostra prospettiva è quella di prendere in mano la ‘valigia di cartone’ alla ricerca di fortuna fuori della nostra regione”.

“Svegliatevi – aggiungono – e rendetevi conto che la vera emergenza in Sicilia è l’emigrazione, rispetto alla quale anche l’immigrazione va in secondo piano! Per tutto questo siamo pronti a rimetterci al servizio del Paese, del suo sistema di accoglienza, volendo dare onore alla Sicilia, all’Italia e all’Europa”.

“In questi giorni – sottolineano – registriamo una ‘pioggia di no’ alla proposta di riattivazione del Cara di Mineo. Tuttavia nessuna soluzione viene offerta al problema accoglienza, ma inutilmente cresce solo il conflitto tra le istituzioni”.

“Ovviamente – aggiungono – noi abbiamo proposto la ‘riapertura in sicurezza’, sapendo che comunque in qualche luogo i migranti dovranno trascorrere la loro quarantena e il Cara di Mineo si può organizzare, anche frazionare, e presidiare bene, tutelando la salute dei cittadini. Noi stessi – osservano – non siamo votati al suicidio e se pensiamo di poterci lavorare, lo vogliamo fare in sicurezza, cosi come lavorano gli operatori sanitari”.

“E registrando le diverse risposte al nostro appello – rilevano gli ex dipendenti del Cara di Mineo – ci sconvolge l’assordante silenzio circa la nostra situazione di disoccupati, abbandonati al nostro destino”.

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