Migranti, Lampedusa, nessuna speranza per i dispersi - QdS

Migranti, Lampedusa, nessuna speranza per i dispersi

redazione web

Migranti, Lampedusa, nessuna speranza per i dispersi

venerdì 02 Luglio 2021

Sarebbero dieci. Le donne annegate, tra cui una incinta, tumulate a Palma. "Ho visto morire le mie sorelle". L'Arcivescovo di Agrigento, "cronaca di morti annunciate". E i libici sparano sui barconi

Ancora nessuna notizia dei dispersi, dieci secondo il racconto dei 46 superstiti del naufragio di qualche giorno fa a Lampedusa, nonostante le continue ricerche di Guardia costiera, Finanza e mezzi aerei.

Non c’è traccia dei cadaveri, perché questo ormai si cerca, visto che non ci sono più speranze di trovare vivi i naufraghi del barcone colato a picco tra Lampedusa e lo scoglio di Lampione.

Cronaca di una morte annunciata

Di cronaca di una morte annunciata ha parlato l’arcivescovo di Agrigento, monsignor Alessandro Damiano, in preghiera davanti alle bare delle sette giovani donne, una delle quali incinta, annegate nel naufragio e portate in traghetto Sansovino a Porto Empedocle prima di raggiungere Palma di Montechiaro, dove saranno tumulate.

“Dobbiamo cambiare – ha detto l’Arcivescovo – lo sguardo sul Mediterraneo. Di queste donne, non conosciamo i nomi. Non conosciamo le loro storie, chi le attende, chi le ha perse. Questo deve inquietare le nostre coscienze”.

Una cerimonia per le salme

Anche la prefetto di Agrigento Maria Rita Cocciufa ha voluto salutare le sette donne, e ad accogliere le salme c’era anche il sindaco di Palma di Montechiaro Stefano Castellino, che, parlando della decisione di ospitare le salme nel cimitero del paese, ha detto: “Abbiamo fatto quel che ritenevamo giusto”.

“Prima o poi – ha aggiunto – l’Italia e l’ Europa dovranno chiedersi come porre fine a questo fenomeno che va gestito nel migliore dei modi, evitando che uomini, donne e bambini perdano la vita in modo cosi tragico”.

Nel porto si è svolta una breve cerimonia religiosa officiata dall’Imam di Catania Kheit Abdelhafid.

Non si fermano gli sbarchi

L’ultima tragedia che ha portato alla morte donne e bambini, non ha però fermato l’arrivo dei disperati a Lampedusa: ieri tre barconi, con un carico complessivo di 310 persone giunte dal Bangladesh e da Paesi a sud del Sahara e condotti nell’hotspot dell’isola. Sovraffollato visto che gli ospiti sono, finora, 704 a fronte di una capienza che è di un terzo.

E dodici tunisini sono arrivati a tarda sera con un barchino.

Il centro di contrada Imbriacola, tra incendi, parziali restauri e ipotesi di chiusura, è anch’esso un’emergenza nell’emergenza.

Donna incinta in elisoccorso in ospedale

La notte scorsa una donna, in avanzato stato di gravidanza, è stata trasferita dall’hotspot all’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento con elisoccorso del 118. Potrebbe partorire nelle prossime ore.

E intanto, tra i superstiti, curati e accuditi da Medici senza frontiere, emergono racconti strazianti: una quarantenne della Costa d’Avorio, sotto shock come gli altri sopravvissuti, ha narrato gli ultimi istanti di vita delle due sorelle, morte nel naufragio.

Racconti terribili

“Le ho viste annaspare prima di scomparire, senza riuscire a fare nulla per salvarle” ha detto.
Un bimbo di cinque anni non riesce a staccare la sua mano da quella dei soccorritori, ai quali promette che un giorno sarà lui a prendersi cura di loro.

Uno dei componenti del team di Msf ha raccontato della ragazza sopravvissuta al naufragio “che non parlava e teneva gli occhi chiusi, quasi volesse rifiutare il mondo attorno a sé”.

“Solo quando le ho detto – ha raccontato – che eravamo lì per lei, che non era sola e che era in Italia, ha aperto gli occhi, si è illuminata per un momento ed è scoppiata a piangere. Ha forse realizzato che si trovava in un posto sicuro”.

Stella Egidi, coordinatrice medica di Msf, sa che “non basta l’ennesima risposta emergenziale: serve un sistema che assicuri alle persone canali legali e sicuri e un sistema di soccorso europeo per evitare inaccettabili morti e sofferenze”.

Sdegno contro la Guardia costiera libica

Sdegno, intanto per il filmato che dimostra come la Guardia costiera libica, con una motovedetta donata dall’Italia, abbia sparato su un barcone.

Le immagini, riprese dall’aereo di SeaWatch, sono state diffuse su Twitter dalla stessa organizzazione.

🔴 Ieri #Seabird ha documentato un violento attacco della cosiddetta guardia costiera libica in zona SAR maltese. I video realizzati dal nostro equipaggio mostrano gli spari, le pericolose manovre della motovedetta e il lancio di oggetti contro le persone a bordo. pic.twitter.com/gglN9Gibob— Sea-Watch Italy (@SeaWatchItaly) July 1, 2021

“Ieri #Seabird – si legge nel tweet – ha documentato un violento attacco della cosiddetta guardia costiera libica in zona SarR maltese. I video realizzati dal nostro equipaggio mostrano gli spari, le pericolose manovre della motovedetta e il lancio di oggetti contro le persone a bordo”.

Nelle immagini si vedono le raffiche di spari ad alcune decine di secondi di distanza e la motovedetta che punta il barcone e non lo colpisce per pochi centimetri.

Sea watch ha ricordato che la motovedetta Ras Jadir è stata donata alla Libia dall’Italia nel maggio 2017.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017