Migranti, "arrivi inaccettabili, ora servono corridoi umanitari Ue" - QdS

Migranti, “arrivi inaccettabili, ora servono corridoi umanitari Ue”

redazione web

Migranti, “arrivi inaccettabili, ora servono corridoi umanitari Ue”

mercoledì 29 Luglio 2020

La ministro Lamorgese dopo il viaggio in Tunisia, "basta pressione su Lampedusa, ma la via legale è sempre quella che ci consente di gestire un fenomeno complesso con le modalità corrette". La diplomazia anche europea al lavoro per agire sulla complessità della situazione nel Mediterraneo e fermare le partenze

“Per noi sono inaccettabili questi arrivi continui, che stanno collassando l’isola di Lampedusa” ha detto oggi la ministro dell’Interno Luciana Lamorgese rispondendo nel parmense alle domande dei giornalisti sulla valanga di sbarchi di questi giorni, provenienti soprattutto dalla Tunisia.

“Il momento è difficile – ha affermato Luciana Lamorgese -, ma stiamo facendo tutto il possibile:Lampedusa non può da sola avere una pressione di un numero di migranti che arrivano a ripetizione”. Ecco perché servono “iniziative di distribuzione” nelle altre regioni”, ovviamente con garanzie sanitarie per il coronavirus.

Con la commissaria Johansson discusso di corridoi umanitari europei

Ma soprattutto, ha detto Lamorgese, per la gestione dei migranti da Libia e Tunisia servono “corridoi umanitari europei”.

Con la Tunisia, ha detto, “stiamo verificando anche altre opportunità per un dialogo ancora più stretto”, in modo tale “da evitare gli arrivi” di migranti perché “una volta che arrivano i barchini purtroppo ce li ritroviamo sul nostro territorio e bisogna fermarli prima”.

Quanto alla Libia, e alla denuncia dell’Oim di tre migranti uccisi dalla guardia costiera libica, la ministro ha ricordato il viaggio di una quindicina di giorni fa in quel Paese.

Corridoi umanitari Ue anche dalla Libia

“Abbiamo parlato dei corridoi umanitari – ha rivelato – con il presidente del Consiglio Fayez al-Sarraj e con il ministro dell’Interno del governo di Tripoli, Fathi Bashaga. E ieri ho avuto un colloquio telefonico con la commissaria europea Ylva Johansson proprio sui corridoi: questa è la strada da seguire in modo da liberare anche i centri” di accoglienza in Libia.

E su questo anche le autorità libiche “sono perfettamente d’accordo”.

“È un’attività – ha concluso – che ho ritenuto di portare avanti immediatamente perché la via legale è sempre quella che ci consente di gestire un fenomeno complesso con le modalità corrette“.

Polemiche per l’uccisione in Libia di tre sudanesi

Riportati a terra dalla Guardia costiera libica dopo essere stati intercettati in mare ed uccisi quando hanno tentato la fuga.

Questa, ha denunciato l’Organizzazione internazionale dei migranti (Oim), la sorte di tre giovani sudanesi.

L’Unhcr, l’organizzazione dell’Onu per i rifugiati, ha sollecitato un’indagine urgente.

I fatti riportati dall’Oim – personale dell’Organizzazione si trovava sul posto – sono avvenuti nella notte a Khums, a est di Tripoli. Le autorità locali hanno iniziato a sparare nel momento in cui alcuni migranti, scesi da poco a terra, avevano cercato di fuggire.

Le reazioni politiche

“Le sofferenze patite dai migranti in Libia sono intollerabili”, ha affermato Federico Soda, capo missione Oim in Libia. E Vincent Cochetel, inviato speciale dell’Unhcr per il Mediterraneo centrale, ha aggiunto: “questo incidente sottolinea fortemente che la Libia non è un porto sicuro per lo sbarco”.

In Italia la notizia ha fatto insorgere diversi parlamentari che hanno chiesto al Governo lo stop dei finanziamenti a favore della Guardia costiera libica.

Per il portavoce di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, i militari libici si sono resi responsabili “di un massacro di persone inermi. Il Governo italiano e le forze politiche vogliono davvero continuare a finanziare questa milizia?”.

Sulla stessa linea Riccardo Magi (Radicali): “continuare a fare finta di nulla finanziando un corpo militare che fa affari con il commercio di vite umane vuol dire rendersi complici di gravi crimini e violazioni sistematiche dei diritti umani”.

Ma critiche arrivano anche dal Pd, con Matteo Orfini che ha parlato di “un orrore di cui il nostro Paese è consapevolmente responsabile”.

Conte, “situazione complessa, agire subito”

Il premier Giuseppe Conte, alle prese con la forte pressione migratoria – non si arrestano gli sbarchi in Sardegna e soprattutto a Lampedusa dove nella notte ci sono stati tredici sbarchi, con l’arrivo di 314 tunisini – aggravata dell’emergenza coronavirus, ha parlato di “situazione complessa che va affrontata con risoluzione, efficacia, tempestività”.

Oggi scade il termine per la presentazione delle manifestazioni d’interesse sul bando da 4,8 milioni di euro per una nave-quarantena da inviare in Sicilia, che possa accogliere fino a 460 migranti fino al 31 ottobre.

Il Viminale è intanto alle prese con il piano per alleggerire l’hotspot di Lampedusa, sovraffollato oltre ogni limite.

Centinaia di migranti vengono trasferiti prima a Porto Empedocle e poi in altre strutture italiane mentre si ingrossa il contingente dei militari a presidio dei centri di accoglienza per evitare fughe: quattrocento destinati in Sicilia.

Domani, poi, è in programma una nuova riunione al Viminale tra la ministro Lamorgese e gli esponenti della maggioranza per chiudere il testo che supera i decreti Sicurezza di Matteo Salvini, anche se per l’inizio dell’iter parlamentare se ne riparlerà in settembre.

Il nodo Tunisia e il viaggio della Ministro

Intanto la ministro Lamorgese a Tunisi, ha incontrato nei giorni scorsi il presidente Kais Said e il ministro dell’Interno, Hichem Mechichi.
“La crisi tunisina – ha detto la Ministro – rischia di avere conseguenze gravissime per tutti, ma ho ricevuto rassicurazioni sulla volontà di affrontarla insieme”.
A quanto si è appreso, dopo la videoconferenza della scorsa settimana voluta dalla Lamorgese con i rappresentanti dei Paesi Ue e di quelli africani che si affacciano sul Mediterraneo, l’Unione Europea dovrebbe occuparsi di fornire degli aiuti economici alla Tunisia, visto il “contesto economico reso difficile dalla diffusione del coronavirus”.

Patronaggio, flussi bloccati da accordi con Tunisi

Il procuratore della Repubblica di Agrigento, Luigi Patronaggio, ieri aveva detto che il boom degli sbarchi tunisini “è arginabile con accordi politici bilaterali con Tunisi”.

Sottolineando come il fenomeno dell’immigrazione clandestina di queste ultime settimane abbia riguardato quasi esclusivamente cittadini tunisini, Patronaggio ha puntato l’indice sul collaudato sistema della “nave madre” e dei barchini, frequentissimo anche quando Matteo Salvini, allora ministro dell’Interno, sosteneva di aver chiuso i porti, mentre il Viminale continuava a registrare sbarchi a Lampedusa.

Le organizzazioni tunisine di trafficanti d’uomini operano da anni e sono collegate anche alla mafia siciliana – come accertato in un processo in corso a Marsala – e possono essere individuate e colpite nell’ambito di un accordo internazionale come quello al quale sta lavorando la ministro Lamorgese.

Il Procuratore di Agrigento ha dichiarato infatti che l’ondata migratoria “probabilmente potrebbe essere arginata o regolamentata con successo da accordi politici internazionali bilaterali ovvero multilaterali con Tunisi”.

Sequestrata nave madre, fermati 23 tunisini

E a dimostrazione che la rete dei trafficanti d’uomini può essere smantellata, ieri ventitré pescatori tunisini, tra cui due minorenni, sono stati fermati dalla Guardia di finanza e dalla Guardia costiera con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

I marinai fanno parte dell’equipaggio del motopesca tunisino “Hadj Mhamed” di trenta metri, che secondo l’accusa trasportava cinque migranti, poi messi su barchini e indirizzati vesto le coste della Sicilia, che avevano pagato quattromila dinari a testa per il viaggio da Mahdia, in Tunisia, a Lampedusa.

Il motopesca è stato intercettato in acque italiane e scortato fino a Lampedusa. Due membri dell’equipaggio si sono gettati in acqua, ma sono stati recuperati.

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