Migranti, il vicesindaco di Lampedusa diserta le commemorazioni

Migranti, il vicesindaco di Lampedusa diserta commemorazioni: ‘Solita passerella’

redazione

Migranti, il vicesindaco di Lampedusa diserta commemorazioni: ‘Solita passerella’

martedì 04 Ottobre 2022

Il 3 ottobre del 2013 davanti le coste dell'isola in un tragico naufragio persero la vita 368 persone

Alle commemorazioni davanti la Porta d’Europa, a Lampedusa, lui ha scelto di non esserci. Provocatoriamente. “Una pagliacciata, la solita passerella”, dice all’Adnkronos il vice sindaco del piccolo arcipelago delle Pelagie, Attilio Lucia, all’indomani del nono anniversario di quella che è stata la più grande strage di migranti nel Mediterraneo. Il 3 ottobre del 2013 davanti le coste dell’isola in un tragico naufragio persero la vita 368 persone tra uomini, donne e bambini. In fuga dai loro Paesi trovarono la morte proprio ai confini dell’Europa. Per ricordare quelle vittime ma anche per discutere di accoglienza e diritti umani a Lampedusa, oltre 300 studenti italiani ed europei, 22 tra associazioni, organizzazioni non governative, agenzie delle Nazioni Unite, giornalisti, europarlamentari si sono riuniti nell’ambito del progetto ‘Welcome Europe’.

“I morti si ricordano in silenzio e pregando, non con concerti e balli in giro per le strade. Invece che musica e danze servivano una messa, una veglia, una fiaccolata per ricordare quel dolore e dire che Lampedusa non vuole più riviverlo”, taglia corto Lucia, da anni impegnato a denunciare quello che definisce il “business di carne umana”. Con filmati e proteste eclatanti prima di indossare i panni di amministratore il leghista di Lampedusa ha puntato il dito sulla “retorica buonista di certa sinistra”, postando sui social i video dei migranti ammassati nell’hotspot di contrada Imbriacola, costretti a vivere “nel degrado e nella sporcizia”, a dormire all’aperto su “materassini di gommapiuma sudici in nome di una finta accoglienza”.

Ieri alle celebrazioni ha deciso di non partecipare. “Una scelta personale e di protesta”, sottolinea, rilanciando su Facebook la provocazione del sindaco di Lampedusa, Filippo Mannino. “Sono arrivato a pensare che il posto giusto per questa porta (la Porta d’Europa, ndr) non sia più Lampedusa, la dovremmo portare nel cuore dell’Europa, all’ingresso del Parlamento europeo. L’immigrazione è un problema europeo ed esige una risposta europea. Adesso”, aveva detto ieri il primo cittadino davanti al presidente della Camera, Roberto Fico. Parole ‘sante’ per il leghista della prima ora. “La comunità lampedusana non ha bisogno di quel monumento per ricordarsi della tragedia che si vive ogni giorno nel Mediterraneo”, dice Lucia che su Fb ha postato l’immagine della Porta d’Europa caricata su un furgone davanti la sede del Parlamento europeo.

Una provocazione per chiedere “ancora una volta” un’azione comune. “Lampedusa, la Sicilia e l’Italia non possono essere lasciate da sole davanti a un fenomeno di queste dimensioni”. Nei giorni caldi dell’emergenza sbarchi, quando gli approdi si susseguono senza soluzione di continuità con le motovedette di Capitaneria di porto e Guardia di finanza a fare la spola dal molo Favaloro, “l’immagine dell’isola militarizzata fa il giro del mondo. Un danno d’immagine enorme per una comunità che vive di turismo – spiega -, senza contare l’offesa alla dignità umana con i migranti costretti a rimanere per giorni in condizioni disumane”. La speranza di una svolta, adesso, passa per il nuovo governo scelto dagli italiani: “Mi auguro che Salvini possa tornare al Viminale – dice -, è stato l’unico ad aver fermato gli sbarchi. La difesa dei confini deve tornare a essere una priorità della politica, l’Italia torni a far sentire la sua voce in Europa e pretenda un’assunzione di responsabilità collettiva. Perché contro le stragi del Mediterraneo non bastano i concerti e le frasi di circostanza, servono i fatti. E se l’Ue non risponde si porti lì la Porta d’Europa”.

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