Monfreda, Donna moderna, "Informare la gente in modo più accurato" - QdS

Monfreda, Donna moderna, “Informare la gente in modo più accurato”

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Monfreda, Donna moderna, “Informare la gente in modo più accurato”

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lunedì 21 Giugno 2021

Direttore dal 2013 della rivista femminile “Donna Moderna”, la giornalista ha parlato di slow journalism con QdS.it.

Il 17 giugno ha preso il via il  3° workshop internazionale “Il giornalismo che verrà” che offre a 32 corsisti selezionati per merito, la possibilità di prendere parte a una “bottega di giornalismo” che si concluderà il 21 giugno.

L’evento è promosso dal Sicilian Post, con i patrocini della Fondazione Domenico Sanfilippo editore, l’Università degli Studi di Catania, la Scuola Superiore di Catania, il Disum Unict, l’Accademia di Belle Arti di Catania, l’Ordine dei Giornalisti di Sicilia, il Consolato Generale degli Stati Uniti D’America, Napoli, The European House – Ambrosetti e Rai per il Sociale.

Un’occasione
preziosa per confrontarsi a tu per tu con alcuni dei più importanti nomi della
comunicazione quali Jeff Jar­vis, Madhav Chinnappa, Anna Masera, Alberto
Puliafito, Ferruccio De Bortoli, Annalisa Monfreda, Mario Barresi, Guido
Tiberga, Raffaella Silipo, Ornella Sgroi, Fernando De Haro, Domenico Quirico,
Antonello Piraneo e Clara Attene.

Annalisa Monfreda è stata la relatrice d’eccellenza della prima giornata.

Direttore dal 2013 della rivista femminile “Donna Moderna”, la giornalista ha parlato di slow journalism e ha dialogato con Marta Petrusewic che ha raccontato la sua storia.

Essere
Direttore di un giornale oggi: quali responsabilità e quali gioie?

“Partiamo dalle responsabilità, legate al fatto che in base a quello che tu pubblichi, molta gente deciderà di comportarsi. Facciamo l’esempio sui vaccini: chi è oggi che ha la responsabilità di aver creato il clima pro/contro? Tutti quelli che fanno informazione.

Ci
si deve sempre porre la domanda: è più corretto che io vada in edicola subito
con quel che ho o è meglio che aspetti un attimo e dia una notizia più certa?
Questa è la grande responsabilità. E non riguarda solo il tema del vaccino, ma
spesso ha a che fare con la vita delle persone. Si ha anche una responsabilità
umana.

La
gioia è che intorno a te si crea piano piano una community che, in qualche modo,
aspetta quel tuo modo di fare informazione. Se si impara ad ascoltare la
comunità, quest’ultima diventa il motivo stesso per cui fai giornalismo.

Quindi, la capacità di rendersi conto che stai creando una comunità e che la devi coltivare, secondo me è la più grande gioia”.

In
generale, in cosa l’informazione e il modo di comunicare peccano oggi?

“Peccano sicuramente di poca accuratezza e di eccessiva velocità. Il giornalismo è sempre stato veloce. Oggi è possibile andare online in pochi secondi. Ci dobbiamo chiedere se è sempre necessario andare online in poco tempo. Il fatto che abbiamo uno strumento che ha moltiplicato la capacità di dare notizie velocemente, questo può essere utile per gli alti e bassi della Borsa o per una partita di calcio. Ma è davvero necessario pubblicare subito quando si tratta di altri argomenti? No. È solo una percezione del giornalista, non è un vero bisogno della gente di essere informata istantaneamente. La gente avrebbe bisogno di essere informata in maniera più accurata e ragionata sugli effetti della notizia”.

Oggi
l’informazione passa dai social e si misura in termini di followers e di like.
Da Direttore sente il peso nella gestione di ciò che deve essere pubblicato e
diffuso?

“Ho un piano editoriale completamente diverso tra il cartaceo e Instagram. Penso che i social siano una cosa meravigliosa perché ci hanno dato in mano lo strumento per dialogare e per conversare con i nostri lettori. Quando ho iniziato a lavorare, era inimmaginabile. Sui social puoi innescare un determinato tipo di conversazione. Ciò a cui faccio tanta attenzione io sui social di Donna Moderna è riuscire a distinguere tra conversazioni che non portano a nulla e quelle che potrebbero diventare contenuto del giornale. Di solito si crea dibattito su tematiche che poi diventano occasione per un pezzo sul giornale. I social mi danno l’idea di cosa pensa la gente e mi danno modo di indagare e scriverci un articolo.

Dal lato del giornale, a me non toglie nulla che sui social avvenga questa conversazione perché sul giornale scelgo una linea editoriale completamente diversa”.

C’è
una cosa che cambierebbe dell’informazione oggi perchè le dà proprio fastidio?

“In realtà, tante cose. Sicuramente, se potessi, cancellerei con una bacchetta tutta la reiterazione delle stesse notizie, ossia il copia e incolla, perché fanno tanto rumore e si rischia di non attenzionare un altro argomento”.

Quali
sono le regole che si è data per fare il Direttore?

“Innanzitutto cercare di ascoltare tutti i componenti della redazione.

Le redazioni soffrono di questo tema della bolla, cioè viviamo in una bolla, ci parliamo addosso, siamo molto autoreferenziali. In realtà, già dentro una redazione ci sono punti di vista diversi, preziosi e molto importanti. Non tutti hanno la forza di parlare, quindi il tentativo che faccio, non sempre riuscendoci, è di ascoltare tutte le voci perchè in quel modo siamo in piccolo un esempio di popolazione e quindi possiamo capire che storia raccontare”.

Dirige
“Donna Moderna” da anni. Il linguaggio e le tematiche sono cambiati. Qual è il
tipo di approccio sui contenuti che attua per informare le lettrici?

“Una cosa che ho iniziato a fare è mostrare il percorso che abbiamo fatto per arrivare a quella storia: se tramite la lettera di una lettrice, un lavoro di ricerca personale che dura un anno o altro. Mi sono resa conto che far vedere il processo giornalistico, è prezioso oggi perchè crea maggiore fiducia”.

Chi
sono le lettrici di Donna Moderna oggi?

“Sono delle donne dai 35 anni in su che sono lettrici storiche e che hanno proprio fatto un percorso con noi. Sono delle donne che ancora stanno cercando la loro strada, ma soprattutto stanno cercando di ascoltarsi e di capire quello che veramente vogliono, indipendentemente da tutti gli stereotipi e da tutte le cose che la società ha insegnato loro a desiderare. Stanno cercando di tirar fuori i loro desideri veri e noi proviamo ad aiutarle in questa impresa, facendole riflettere”.

Cosa
pensa dei nuovi strumenti che vengono utilizzati come le newsletters e i
podcast?

“Sono innamorata di entrambi. Il podcast è per me lo strumento futuro perché ci permette davvero di avere approfondimento senza la confusione del video che, se non è fatto perfettamente ad arte, non aggiunge nulla. Il podcast lo adoro e le newsletters sono il mio modo di informarmi. Piuttosto che leggere tutto il giornale, dalla newsletter vado a scegliermi i pezzi”.

Cosa
consiglierebbe a chi vuole intraprendere il percorso da giornalista?

“Di controllare le proprie motivazioni. Perché voglio fare il giornalista? Se è perché mi piace scrivere, non è quella la motivazione”.

Qual
è il futuro dell’informazione?

“Se potessi dirlo, avrei già fondato la mia azienda. Mi immagino un’informazione molto ripulita perché secondo me ciò che sta avvenendo adesso è una selezione naturale di pochi progetti che emergeranno. E proprio questo migliorerà tantissimo l’ecosistema informativo in cui viviamo immersi. Io ci credo molto perché vedo la stanchezza. Ho visto evolvere nelle mie lettrici la stanchezza verso questo eccesso. Quindi l’andare verso il meno, ma più scelto e di valore”.

Sandy Sciuto

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