Morire per Kiev - QdS

Morire per Kiev

Pino Grimaldi

Morire per Kiev

sabato 19 Febbraio 2022

Alla domanda fatta da Putin al Cancelliere tedesco Scholz, in visita a Mosca, sulle intenzioni dell’Europa di ammettere l’Ukraina nella Nato, questi con voce calma e determinata e senza batter ciglio rispose “non è in agenda”: accenno a sorriso di Putin e letizia di entrambi per avere ufficialmente evitato quella che da tutti veniva vissuta come l’alba tragica di una possibile guerra.

Sollievo in Europa. Strette di mano in Russia per avere giocato una partita mai cominciata se non negli spogliatoi, schierando uomini ed armi a ridosso dei confini con l’Ukraina e definendo il tutto come “manovre” lungo i confini come prova della difesa del proprio territorio, diritto inalienabile, ma di certo teso a mettere in allarme non tanto l’Europa ma Biden. Il quale, da buon Presidente Usa, era già pronto a far guerra chiamando all’appello la Nato.
Che in fondo si è barcamenata bene anche perché escludeva in linea di principio un attacco russo: sarebbe stato kamikaze e non utile di fatto ad alcuno e soprattutto a chi in cerca allargamento di confini si, ma attraverso “modus in rebus” , facendo business.

Tutte e due le parti in convivio (tranne gli Usa) hanno ricordato bene qual che accadde nel 1939 allorquando al grido di “morire per Danzica” era stato firmato l’accordo Molotov-Von Ribbentrop che pur per un arco di tempo breve evitò l’inizio della invasione tedesca della Russia. E Putin, uomo già dei servizi segreti e conoscitore attento della storia, mai avrebbe commesso l’errore di iniziare una guerra mandando a carte quarantotto la politica di accettabile amicizia con l’Europa alla quale fornisce dai due gasdotti energia ad abundantiam ricevendone una quantità enorme di soldi utili agli sviluppi tecnologici ed ad alzare il livello di vita dei 150 milioni di abitanti di un territorio di ben dieci fusi orari!

E il tutto, ben orchestrato da Putin, è servito a saggiare l’incompetenza di Biden e la fregola, come sempre nei presidenti democratici Usa, di dichiarare guerre per poi perderle in vari modi con caduta di credibilità in politica estera: dal povero Colin Powell che portò in Consiglio di Sicurezza le prove del possesso delle armi atomiche dell’Iran (false) o facendo credere (Kennedy) che l’URSS inviava armi a Cuba, per invadere l’America o guerra in Afghanistan per poi andar via con le pive nel sacco.
Il russo, che ha avuto un solo interlocutore, l’ex Cancelliere tedesco Schroeder, padre del primo gasdotto ed ora nel Cda anche del secondo – onde la posizione concordata (?) di Scholz – si è divertito a far saltar i nervi al suo competitor americano e rinforzare i legami strategici, politici ed economici con la Cina suo potente partner.

Un rapporto amore/odio che, anche per ormai desuete ideologie, li tiene bilanciati a batter bacchetta e moneta dall’Onu a scendere – controllo di una enormità di Paesi-economia ed armamenti – per cui non intendono morire né per Kiev né per Taiwan od altri.
Li aspettano tutti seduti sulla sponda del Don.

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