‘Ndrangheta, smantellata cosca legata agli Alvaro - QdS

‘Ndrangheta, smantellata cosca legata agli Alvaro

redazione

‘Ndrangheta, smantellata cosca legata agli Alvaro

martedì 25 Febbraio 2020

REGGIO CALABRIA – Vasta operazione della polizia, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria: 65 le ordinanze di custodia cautelare, di cui 53 in carcere e 12 agli arresti domiciliari, nei confronti dei capi storici, elementi di vertice e affiliati di una pericolosa cosca locale di ‘ndrangheta operante a Sant’Eufemia d’Aspromonte, legata al potente clan Alvaro di Sinopoli, San Procopio, Cosoleto, Delianuova e zone limitrofe.

Sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa, diversi reati in materia di armi e di sostanze stupefacenti, estorsioni, favoreggiamento reale, violenza privata, violazioni in materia elettorale, aggravati dal ricorso al metodo mafioso e dalla finalità di aver agevolato la ‘ndrangheta, nonché di scambio elettorale politico mafioso. Nell’operazione coinvolti circa 600 agenti. Numerose le perquisizioni.

Dalle indagini condotte dagli investigatori della Squadra Mobile di Reggio Calabria e del Commissariato di Palmi è emerso che gli esponenti di vertice del clan di Sant’Eufemia d’Aspromonte sedevano ai tavoli in cui venivano prese decisioni importanti che riguardavano la cosca australiana. Alcuni di essi erano andati in passato in Australia per risolvere controversie locali. Nei summit monitorati dagli investigatori della Polizia, gli indagati facevano riferimento alle cariche e ai gradi della ‘ndrangheta , alle cerimonie, alla formazione di un banconuovo, alla creazione di un nuovo locale a Sant’Eufemia d’Aspromonte con l’auspicata legittimazione del Crimine di Polsi e l’indipendenza dagli Alvaro di Sinopoli (Rc) che, tuttavia, continuano a controllare Sant’Eufemia, forti dell’essere una grande cosca, anche se i diversi sottogruppi familiari godano di una certa autonomia programmatica e di azione.

L’ala militare del gruppo eufemiese dispone di numerose armi (pistole e fucili), anche ad elevato potenziale offensivo, in parte sequestrate nel corso delle indagini, nonché di un bazooka, a cui gli indagati facevano riferimento durante i dialoghi intercettati dalla polizia. Ad essi era stata commissionata anche la fabbricazione di un ordigno esplosivo da parte di alcuni esponenti del clan Gallico di Palmi che intendevano utilizzarlo per distruggere o danneggiare gravemente l’abitazione storica di quella famiglia di ‘ndrangheta, confiscata e destinata ad ospitare la nuova sede del commissariato di pubblica sicurezza del luogo.

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