Nicola Morra “Segnaliamo impresentabili poi stravotati in tutta Italia” - QdS

Nicola Morra “Segnaliamo impresentabili poi stravotati in tutta Italia”

redazione

Nicola Morra “Segnaliamo impresentabili poi stravotati in tutta Italia”

Raffaella Pessina e Patrizia Penna  |
mercoledì 25 Maggio 2022

Nicola Morra, Presidente Commissione parlamentare Antimafia. “Fin quando non sarà un’azione di popolo, l’antimafia resterà debole”

TRAPANI – La Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul Fenomeno delle Mafie e sulle altre Associazioni Criminali anche Straniere ha programmato una missione a Trapani ed ha calendarizzando in questi giorni alcune audizioni da tenersi presso la Prefettura alle quali è prevista la partecipazione, oltre al Prefetto, anche dei vertici delle locali Forze di Polizia e dell’Autorità Giudiziaria. Presente anche il senatore Nicola Morra, alla guida della commissione. Il Quotidiano di Sicilia lo ha intervistato in esclusiva.

Qual è l’obiettivo della missione a Trapani?
“A Trapani ci interessa capire le dinamiche sottese al procedimento giudiziario Artemisia. C’è un mondo da esplorare, un mondo che coinvolge i rapporti fra associazioni segrete, logge massoniche e deviate, e pubbliche amministrazioni. Quel processo ci sembra particolarmente interessante per capire che dinamiche, che trame vengono di fatto realizzate per consentire alla criminalità organizzata di infiltrare e poi metastatizzare le pubbliche amministrazioni”.

Sono in programma altre missioni in Sicilia?
“A breve, si spera nel mese di giugno, dovremmo andare in Sicilia Sud orientale, in particolar modo presso Ragusa e, se ci riusciamo, anche Vittoria”.

Polemiche attorno al candidato alle amministrative di Palermo, Roberto Lagalla, che ha tra i suoi “sponsor” Marcello dell’Utri e Totò Cuffaro, condannati in passato per concorso esterno l’uno e per favoreggiamento di Cosa Nostra l’altro. Hanno senz’altro pagato il loro debito con la legge ma come ha detto Maria Falcone il loro passato non adamantino. Lei come la pensa?
“Ho letto di queste polemiche. Certamente il passato di Totò Cuffaro e Marcello dell’Utri non depone a loro favore, ma altrettanto certamente la pena è stata espiata. Però bisogna dire che è l’elettore che si assume questa responsabilità. Noi come commissione antimafia molto spesso segnaliamo gli impresentabili che poi vengono stravotati in tante parti d’Italia. Allora dovremmo tornare a ragionare sul pensiero di Paolo Borsellino: fin quando non diventerà un’azione di popolo, l’azione antimafia resterà debole”.

Alla commemorazione per la strage di Capaci il procuratore di Roma Lo Voi ha detto che il grado di infiltrazione della mafia è presente a Roma come a Palermo. è dunque vero che non esiste più un Nord e un Sud della mafia?
“Lo sosteneva già Sturzo agli inizi del ‘900: le gambe sono in Sicilia, ma la testa è a Roma. Le mafie ormai sono realtà economico-finanziarie e come tutte le grandi holding sono sempre più sganciate dalla realtà fisico territoriale in cui magari sono nate. Sono realtà che nell’epoca della globalizzazione possono investire tranquillamente a Dubai, a Singapore oppure in Olanda o in provincia di Trapani”.

In Sicilia le denunce da parte di chi subisce racket e usura sono ancora contenute, rispetto a quella che è la reale percezione del fenomeno. Questo è segno di scarsa fiducia da parte dei cittadini nei confronti dello Stato. Quali azioni si dovrebbero intraprendere per incentivare i cittadini a non avere paura a chiedere aiuto alle istituzioni?
“Se lo Stato continua a manifestare criticità di cui vergognarsi, penso a quanto emerge quotidianamente dal mondo della magistratura, nel corso degli ultimi anni, con il dr. Palamara, che ci ha fatto capire, ma non perché abbia deciso ad un certo momento di far emergere certe condotte, semplicemente perché è stato, di fatto, costretto a farle, in quanto radiato dalla stessa magistratura, se noi pensiamo a quanta poca credibilità hanno oggi agli occhi dei cittadini tante istituzioni che sono chiamate a reprimere comportamenti criminali, non ci dobbiamo stupire del fatto che tanti, quasi con rassegnazione, piegano la testa e accettano la protervia, l’arroganza e la violenza delle organizzazioni mafiose senza denunciare, anche perché troppe volte in territori in cui questi tanti che dovrebbero denunciare e che invece non denunciano, vivono, troppe volte si è verificata una commistione fra organizzazioni criminali e a volte pubbliche amministrazioni, oppure organi inquirenti o forze della pubblica sicurezza”.

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