Nucleare, Ambrosini: "Emissioni esigue. Scorie radioattive? In Francia..." - QdS

Nucleare, Ambrosini: “Emissioni esigue. Scorie radioattive? In Francia…”

web-gv

Nucleare, Ambrosini: “Emissioni esigue. Scorie radioattive? In Francia…”

web-gv |
domenica 09 Ottobre 2022

Il tema del nucleare è sempre spinoso. Il QdS ha intervistato Walter Ambrosini prof. ordinario di Impianti Nucleari all’Università di Pisa.

La dibattuta questione “nucleare sì-nucleare no” è stata più volte riportata all’attenzione dell’opinione pubblica che, al di là dell’orientamento politico di preferenza, si trova costretta a confrontarsi con un settore molto complicato nella dimensione tecnica, perché frutto di processi fisici complessi, e allo stesso tempo carico di timori correlati alla pericolosità di impianti e scorie per l’uomo e per l’ambiente, specie a seguito dei disastri verificatisi nei decenni precedenti.

Al fine di far luce sui dubbi relativi al funzionamento base dei reattori nucleari e sull’annosa questione delle scorie che ne derivano, il Quotidiano di Sicilia ha intervistato in esclusiva Walter Ambrosini professore ordinario di Impianti Nucleari presso l’Università di Pisa.

Professore Ambrosini, ci aiuti a fare un po’ di chiarezza innanzitutto. Cosa differenzia il processo di fissione nucleare da quello di fusione nucleare?

“La fissione e la fusione sono due reazioni nucleari scoperte negli anni Trenta che producono entrambe energia. La fissione è sostanzialmente la scissione di un atomo pesante di uranio in ‘due tronconi’, per così dire, a causa dell’impatto di un neutrone con il nuclide stesso. Questo processo destabilizza dunque il nucleo che, dopo una fase di instabilità, si divide producendo energia, in quanto vi è un difetto di massa tra l’insieme dei reagenti (ovvero neutrone e nucleo) e i prodotti che ne risultano, i quali hanno una massa lievemente inferiore. Così come previsto dalla ben nota legge di Einstein per cui è possibile convertire la massa in energia, si ha quindi produzione di energia che si trasforma in calore. La fusione, invece, è una reazione inversa rispetto alla prima in quanto riguarda atomi non pesanti quanto l’uranio, ma molto leggeri come, ad esempio, deuterio e trizio (isotopi dell’idrogeno) i quali, spinti l’uno contro l’altro a velocità elevate, possono fondersi, generando ugualmente energia. Si tratta dunque di due processi tramite i quali è possibile produrre energia; in buona sostanza, nel primo caso abbiamo un nucleo grande che si divide in due, mentre nel secondo vi sono nuclei piccoli che si uniscono. Gli attuali reattori di energia nucleare funzionano solo tramite il processo di fissione, poiché la fusione viene per ora adoperata solo in alcuni esperimenti e deve essere ancora sviluppata per poter essere usata a livello commerciale”.

Il processo di fissione è responsabile di emissioni o prodotti inquinanti? Possiamo parlare di energia green?

“Come tutte le reazioni produce dei prodotti di reazione, definiti appunto ‘prodotti di fissione’, che sono i due tronconi in cui si separa il nucleo grande, che sono spesso radioattivi e, dunque, vanno successivamente condizionati. Va premesso però un dato molto importante ovvero che la quantità di scorie prodotte per unità di energia prodotta è molto esigua e di gran lunga inferiore rispetto a quella prodotte nella magior parte dei processi industriali. Recentemente sull’energia nucleare si è espressa la Commissione europea che l’ha inserita nella tassonomia verde, cioè nell’elenco delle regole per facilitare investimenti ritenuti sostenibili dall’Ue, insieme al gas, in quanto sono entrambi considerati produzioni compatibili con i principi di sostenibilità, nella fase di transizione ad un sistema energetico decarbonizzato. Il gas, però, è una fonte di energia fossile, sebbene produca rispetto al carbone emissioni nettamente inferiori di CO2, che potrà essere considerata utile solo nella fase di passaggio. Il nucleare, invece, produce emissioni veramente esigue e, dunque, può essere realmente considerato una fonte di energia pulita”.

Apriamo ora la delicata questione delle scorie nucleari. Esiste un modo realmente sicuro di conservarle e/o smaltirle?

“Sono già in funzione depositi profondi, come ad esempio il Waste Isolation Pilot Plant nel Nuovo Messico (impianto pilota per l’isolamento dei rifiuti, il terzo deposito geologico più profondo del mondo concesso in licenza per conservare rifiuti transuranici per 10 mila anni, ndr), attivo già da oltre 20 anni. Ve n’è un altro in Finlandia, di più recente realizzazione, che è in fase di licencing da parte dell’Ente regolatore, che si trova ad Onkalo sullo stesso sito di Olkiluoto. Qui una formazione geologica stabile di granito verrà utilizzata per interrare a grandissime profondità dei contenitori con all’interno il materiale radioattivo. In linea di massima vi sono sostanzialmente due modalità di smaltimento delle scorie nucleari, ovvero costituendo depositi in cui il materiale è ‘retrievable’ o ‘non retrievable’. Il primo prevede la possibilità di accedere successivamente ai depositi per poter ispezionare e, possibilmente, anche riutilizzare in un secondo momento il materiale conservato. Nel caso della Finlandia, invece, vi è una conservazione non retrievable in quanto le scorie non potranno più essere riportate in alcun modo in superficie. Quindi si tratta sostanzialmente di scegliere tra la possibilità di riaccedere alle scorie in questione per un possibile riciclo delle stesse, che potrebbero nel futuro essere considerate utili, monitorando costantemente il loro processo di conservazione, oppure di ‘confinarle’ per sempre e non usufruirne più in alcun modo”.

A che punto è la ricerca italiana nel settore?

“Per quanto concerne le scorie vi è allo studio un deposito nazionale di superficie per rifiuti di bassa e media attività ma anche per quelle ad alta attività che però verranno conservate solo ad interim, ovvero per un breve lasso di tempo. Il deposito è attualmente al vaglio da parte del Governo per l’approvazione della mappa dei siti in cui potrà essere collocato. Più in generale, il settore della ricerca italiana in tema di nucleare è da sempre avanzato, nonostante il nostro paese non ospiti attualmente nessun tipo di centrale. I nostri ricercatori, infatti, sono coinvolti in progetti europei e internazionali sia per la fusione che per la fissione. Da questo punto di vista siamo dunque molto attivi e sono numerosi gli ingegneri italiani del comparto nucleare che lavorano e sono apprezzati in tutto il mondo, provenendo proprio dai nostri corsi di laurea”.

Volendo mettere sulla bilancia i pro e i contro relativi all’energia nucleare, qual è il lato vincente?

“Il primo grandissimo vantaggio è il fatto che non produce CO2 e, dunque, questo la rende pulita. Inoltre produce grandi quantità di energia impiegando piccoli flussi di materiale e non necessità di grandi estensioni di territorio, come nel caso delle fonti rinnovabili (basti pensare ai parchi eolici e solari che hanno bisogno di grandi estensioni territoriali). Andando, inoltre, a considerare l’impatto sull’ambiente di altre fonti come il carbone, nel caso del nucleare siamo di fronte a flussi di materiali decisamente inferiori con impatti bassissimi in confronto. Basti pensare che, per citare il caso specifico della Francia, la quantità di scorie nucleari prodotta annualmente è circa di 1 kg per abitante, di cui 100 grammi ad alta attività e 900 a bassa attività. Il resto dell’industria, invece, produce circa 2.500 kg pro capite per anno di materiale di scarto, di cui 100 kg per abitante di sostanze pericolose per cui non ci sono procedure di smaltimento consolidate. Questo in un paese in cui il 70% dell’energia elettrica è prodotta per via nucleare. La maggiore intensità di energia prodotta per unità di massa, dovuta al fatto che si utilizzano reazioni nucleari fa sì che tutto il flusso dei materiali in ingresso e in uscita e, dunque, anche le scorie, sia estremamente piccolo. Va detto, allo stesso tempo, che il nucleare richiede delle scelte a lungo termine e questo potrebbe essere considerato l’unico neo relativo all’impiego di energia nucleare. Guardando nel complesso alla situazione attuale possiamo però dire che le decisioni di lungo termine rappresentano un requisito importante per ogni scelta energetica, anche in relazione alle fonti rinnovabili. Ci stiamo rendendo conto, infatti, che oggi dover andare a cercare il gas in giro per il modo perché non si sono diversificate la fonti energetiche a tempo debito è assai complicato. Servono dunque delle scelte lungimiranti e piani energetici ben definiti e durevoli”.

È impensabile immaginare un futuro in cui le industrie energivore verranno completamente alimentate tramite nucleare?

“Non credo sia desiderabile legarci e ancorarci a una sola forma di energia perché è una scelta che potrebbe vincolarci, come ci dimostra la situazione attuale. L’ideale sarebbe poter attingere ad un mix di fonti energetiche. Come dichiarato dalla Commissione europea, abbiamo bisogno di fonti rinnovabili che ci permettano di produrre energia ‘in casa’ autosostentandoci e, allo stesso tempo, del nucleare che è una fonte stabile. Quest’ultima è necessaria perché le rinnovabili sono abbastanza intermittenti, con l’eccezione della fonte idroelettrica per la quale però non possiamo ulteriormente sfruttare i bacini a nostra disposizione. Gestire flussi di energia elettrica alimentati con eolico e solare, che sono fonti intermittenti, si rivela problematico; da qui l’esigenza del nucleare che può stabilizzare le reti eletriche. L’alternativa sarebbe quella di immagazzinare in qualche modo l’energia, con la necessità di sviluppare sistemi che riescano a fornire al bisogno potenze elettriche al momento non alla portata delle tecnologie esistenti. Il mix di rinnovabili, produzione di idrogeno e nucleare può quindi rivelarsi una scelta certamente vincente che ci permetterebbe di diversificare l’approvvigionamento evitando crisi del sistema elettrico”.

Che direzione dovrebbe intraprendere in tal senso il nuovo Governo italiano?

“La scelta più opportuna sarebbe innanzitutto quella di individuare una linea d’azione stabile e duratura nel tempo. Se ogni volta che cambia il Governo cambiamo anche la nostra linea d’azione e la nostra opinione sulla questione energia, il rischio è che non si riuscirà mai a trovare una reale soluzione, tanto per il nucleare quanto per le rinnovabili. I piani energetici devono essere stilati privilegiando la stabilità e la razionalità delle decisioni perché gli investitori devono potersi fidare per scommettere sulla produzione elettrica del futuro. è anche necessaria un’importante attività di buona comunicazione che riesca a contrastare la disinformazione sul settore nucleare, considerata l’importanza che ha l’opinione pubblica sulle decisioni di lungo termine in uno stato democratico come il nostro”.

Tag:

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017