Operazione Calliope, il traffico di rifiuti gestito dai netturbini

Operazione Calliope, il traffico di rifiuti gestito dai netturbini tra favori agli imprenditori e possibili complicità

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Operazione Calliope, il traffico di rifiuti gestito dai netturbini tra favori agli imprenditori e possibili complicità

Simone Olivelli  |
mercoledì 15 Maggio 2024

Al centro dell'indagine la negoziazione illecita tra imprenditori e operatori ecologici, che permetteva ai primi di risparmiare sui costi di smaltimento e ai secondi di "arrotondare" lo stipendio.

Non servirà a spiegare i tantissimi motivi per cui la raccolta della spazzatura a Catania continua a essere un tallone d’Achille per le giunte comunali che si susseguono e neanche deve indurre a fare generalizzazioni in merito alle modalità di selezione del personale, ma l’inchiesta giudiziaria denominata operazione Calliope che a Catania ieri ha portato all’applicazione di misure cautelari – più leggere rispetto agli arresti chiesti dal pm Giuseppe Sturiale – nei confronti di cinque netturbini getta più di un’ombra sulle capacità della pubblica amministrazione di tenere sotto controllo ciò che accade nel settore dei rifiuti.

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Al centro dell’indagine Calliope, dal nome di una strada della parte sud della città, non distante dal cimitero monumentale, c’è un traffico illecito di rifiuti che da una parte avrebbe garantito ad alcuni imprenditori di risparmiare sui costi di smaltimento, mentre dall’altra avrebbe messo gli operatori ecologici infedeli nelle condizioni di arrotondare lo stipendio.

Questo perlomeno è il convincimento della procura di Catania che non ha dubbi nemmeno su chi per anni ci abbia rimesso: il Comune e, di conseguenza, i cittadini. Un sillogismo non retorico considerato che la legge prevede che il servizio di raccolta dei rifiuti sia interamente finanziato tramite la Tari.

Il deposito di via Calliope

L’operazione Calliope, che nel corso del tempo ha visto impegnati sia i carabinieri del Noe che i finanzieri del Gico, ruota attorno a ciò che sarebbe accaduto in un garage di via Calliope. Il luogo sarebbe stato utilizzato come punto d’incontro per il prelievo di rifiuti prodotti dalle aziende Imprimet di Valeria Michela Fisicaro, Cdl Ecologia di Gaetano Di Grande e F.E.Y del cinese Tiguag Chen, per poi conferirli, dopo averli mescolati con i rifiuti urbani, nell’impianto di Sicula Trasporti, a Lentini. Un’attività portata avanti totalmente in barba alla legge, in quanto i rifiuti delle aziende seguono un ciclo di raccolta e smaltimento diverso.

I fatti sono avvenuti nel periodo in cui a gestire il servizio nel lotto centrale della città era la Dusty, i cui vertici sono stati i primi a presentare denuncia dopo avere notato stranezze nello svolgimento delle attività da parte di alcuni dei netturbini.

I primi sospetti

I primi sospetti risalgono al giorno di santa Lucia del 2021, quando un autocompattatore della Dusty, giunto ai cancelli di Sicula Trasporti, non riesce a conferire l’intero carico a bordo. “A causa della presenza di materiale non conforme”, si legge nell’ordinanza della gip Chiara Di Dio Datola.

Il motivo del parziale rifiuto starebbe proprio nella miscelazione dei rifiuti effettuata dai netturbini che avrebbero avuto nel 56enne caposquadra Lorenzo Messina il principale interlocutore degli imprenditori indagati. “Alcuni dipendenti della Dusty avevano movimentato rifiuti dalla dubbia provenienza, avvalendosi di veicoli, cassoni scarrabili e bob cat della ditta, sottratti e utilizzati senza autorizzazione”, è la denuncia che finisce sui tavoli della procura.

Le indagini hanno accertato i sospetti. Oltre a Messina, a essere accusati sono Andrea Pirrello (cl. 1963), Aurelio Balbo (cl. 1968), Umberto Cocchetti (cl. 1968), Lorenzo Costanzo (cl. 1996), Pasquale Licandro (cl. 1959) e Salvatore Santonocito (cl. 1966). Il 58enne Salvatore Luvarà, invece, è indagato per avere avuto un ruolo nel sistema pur non essendo un dipendente Dusty. L’uomo, infatti, è titolare dell’area di via Calliope trasformata in piattaforma abusiva di raccolta dei rifiuti.

Operazione Calliope: le possibili complicità

Per quanto non siano state formulate specifiche contestazioni, l’operazione Calliope non esclude che i netturbini abbiano potuto contare su favori o semplici omissioni da parte di figure che a vario titolo avrebbero dovuto controllare con più attenzione le attività svolte nella fase di raccolta e conferimento dei rifiuti. Un riferimento, in tal senso, gli inquirenti lo fanno parlando dei vigilantes presenti nel deposito dei mezzi destinati alla raccolta.

“Emergono gravi responsabilità – scrive il Noe in una nota inviata alla procura durante le indagini – in capo ai soggetti preposti al controllo del varco di entrata e uscita dell’autoparco in uso alla Dusty, essendo stati descritti reiterati episodi di infedeli, omesse o erronee trascrizioni circa orari, mezzi e autisti che entrano o fuoriescono dal sito”. In merito ai mezzi impiegati per smaltire illecitamente i rifiuti, gli inquirenti hanno appurato che in più di una circostanza si trattava di cassoni di cui in precedenza era stata denunciata la sparizione.

Gli agganci dei netturbini

Per gli inquirenti, non si può escludere che i netturbini – nei confronti dei quali non è stata formulata l’accusa di associazione a delinquere, nonostante l’elevato numero di episodi contestati – avessero un gancio anche all’interno di Sicula Trasporti, la società dal 2020 amministrata dal tribunale di Catania dopo gli arresti seguiti al blitz Mazzetta Sicula che portò in carcere gli imprenditore Antonello e Salvatore Leonardi.

A riguardo il Noe, pur sottolineando che si tratta di sospetti non suffragati da elementi concreti, annota: “Non appare chiaro come e dove vengano stoccati o smaltiti i rifiuti speciali nel momento in cui gli stessi varcano i cancelli d’ingresso della Sicula Trasporti. Potendosi ipotizzarsi anche la possibile complicità di uno o più soggetti interni alla stessa Sicula, con il compito di agevolare la ricezione e la canalizzazione dei rifiuti all’interno della sede. È stato indicato – prosegue la nota – che in qualche occasione i soggetti interessati a tali illecite operazioni sono riusciti a conferire dei rifiuti apponendo sull’ordine di servizio generalità e firme false di altri dipendenti della Dusty. Esaminando la documentazione prodotta è risultato in ogni caso certo che i rifiuti in questione sono stati e vengono comunque tranquillamente accettati tranne – concludono i carabinieri – l’episodio del respingimento parziale del 13 dicembre 2021”.

Le contiguità con gli ambienti criminali

Nell’ordinanza trovano posto anche le presunte frequentazioni di alcuni degli indagati dell’operazione Calliope con soggetti legati alla criminalità organizzata. Nel caso di Lorenzo Messina viene riportata la denuncia per ricettazione e minacce rivolte all’amministratrice della Dusty, Rossella Pezzino De Geronimo. Per Andrea Pirrello si fa riferimento a precedenti per furto, mentre per quanto riguarda gli indagati Aurelio Balbo e Umberto Cocchetti si menzionano contatti con soggetti contigui ai clan. Il primo è cugino di Nuccio Balbo, esponente dei Cappello, mentre il secondo in passato è stato fermato in compagnia di Giancarlo Vinciguerra, già condannato per vicende connesse alle attività criminali della stessa cosca.

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