Pace, sopraffazione, resa e prigionia - QdS

Pace, sopraffazione, resa e prigionia

Pino Grimaldi

Pace, sopraffazione, resa e prigionia

giovedì 24 Marzo 2022

Nei giorni scorsi, Vladimir Putin ha fatto iscrivere Facebook e Instagram tra le organizzazioni terroristiche. Personalmente, pur correndo il rischio di esservi assimilato, ho continuato a seguirne l’attività, per provare a capire quale sia l’opinione corrente degli altri presunti terroristi che, come me, seguono questi social network, in merito a quanto sta accadendo in Ucraina.

Sono lieto di aver potuto apprendere che la stragrande maggioranza di quelli che il leader russo ritiene essere dei veri e propri agenti eversivi, forse perché nutrono un amore profondo per la difficile ricerca della verità, hanno le idee chiarissime e non sono caduti nella trappola di chi vorrebbe confondere aggressori ed aggrediti. Tuttavia bisogna dare conto che c’è una sparuta minoranza composta da complottisti, terrapiattisti, analfabeti funzionali e simil tali che ha ancora qualche difficoltà a comprendere la, pur evidente, situazione nella quale ci troviamo. È per questi curiosi soggetti, che da una parte cantano “Bella ciao” e inneggiano alla resistenza partigiana italiana, resa possibile dalle armi americane e inglesi, ma dall’altra si oppongono alla resistenza ucraina ed alla fornitura di armi europee a chi difende la propria patria, che desidero provare a ricapitolare l’essenza di alcuni concetti fondamentali, che spero siano utili a rendere un po’ più chiara la situazione.

I fatti: la pacifica Repubblica democratica dell’Ucraina è stata aggredita dall’esercito russo, con il pretesto che, pensate, “ben” 3.000 filo nazisti, su 40 milioni di ucraini, avrebbero disturbato le popolazioni russofone che aspirerebbero all’indipendenza. Sarebbe come se il governo Italiano, invece di far intervenire la polizia e la magistratura, si rivolgesse a Biden perché qualche scalmanato di “Casa Pound” attacca la sede della CGIL o disturba le sfilate democratiche degli studenti. A causa di una simile aggressione russa, però, non si è registrato soltanto qualche contuso, poiché, invece, purtroppo, sono morte migliaia di persone innocenti, tra cui moltissime donne e parecchi bambini del tutto incolpevoli. Ebbene, nonostante quanto accaduto sia più che palese, c’è ancora chi pensa che la pace costituisca una variabile indipendente dai comportamenti di coloro i quali ne rappresentano le parti in causa.
È per questo motivo che partirò dal significato di questa importantissima parola, pace. Lo farò utilizzando la definizione presente nella maggior parte dei dizionari della lingua italiana. La pace e la condizione che ne deriva rappresenta la situazione contraria allo stato di guerra, ed è garantita dal rispetto dell’idea di interdipendenza nei rapporti internazionali, mentre, all’interno di uno stesso stato, è caratterizzata dal normale e fruttuoso svolgimento della vita politica, economica, sociale e culturale.

La Pace, quindi, costituisce il simbolo di buon accordo e di concordia di intenti, altrimenti è altro.
Il secondo concetto sul quale reputo opportuno soffermarsi è sopraffazione, che vuol dire imposizione dura e prepotente della propria volontà. Il terzo concetto è resa, che significa cessazione di ogni resistenza di fronte al nemico il quale intima di accettare la resa, appunto, alle sue condizioni. Il quarto concetto è prigionia, che significa essere alla mercé di chi ti imprigiona e che pertanto ti obbliga ad accettare le condizioni di vita che egli ha stabilito. Nella condizione di prigionia la volontà del prigioniero non ha alcun valore.

A questo punto credo sia opportuno ricordare anche altri due concetti che rappresentano l’esatto opposto della sopraffazione, della resa e della prigionia, ma che sono essenziali per mantenere la pace. Il primo è libertà, che rappresenta lo stato di autonomia, essenzialmente sentito come diritto, e come tale garantito da una precisa volontà e coscienza di ordine morale, sociale, politico e partecipativo. Il secondo è democrazia, che costituisce una forma di governo in cui il potere viene esercitato dal popolo, tramite rappresentanti liberamente eletti, non da chi viene imposto da una potenza straniera.
Non so se quanto detto possa essere utile a cambiare qualcosa, credo che però serva a distinguere nettamente chi sta con gli aggressori e chi con gli aggrediti, chi canta a ragione “Bella ciao” e chi ne usurpa il significato.

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