Palermo chiave di tutto - QdS

Palermo chiave di tutto

web-sr

Palermo chiave di tutto

Giovanni Pizzo  |
mercoledì 26 Aprile 2023

Una città stratificata piena di tutto ed il suo contrario, attraversata da innumerevoli dominazioni, culture, a volte violenze. Il commento di Giovanni Pizzo.

Che la Sicilia sia chiave di lettura per capire l’Italia non lo diciamo noi modesti scriba, ma l’inarrivabile Goethe. Palermo ne è la sintesi, il Bignami, la summa teologica. L’Italia vista da fuori è un paese contraddittorio, in controluce, pieno di contrasti, se lo attraversiamo in lungo ed in largo. Siamo stati impero e dissoluzione, staterelli piccoli e frazionati, per quanto ricchi, invasi a ondate da potenze straniere. Siamo diventati Nazione, molto più tardi degli altri, e il processo non è ancora compiuto. In questa visione ibrida dell’Italia, Palermo ne è assolutamente chiave espressiva di lettura.

Una città stratificata piena di tutto ed il suo contrario, attraversata da innumerevoli dominazioni, culture, a volte violenze. Palermo è come la sua pietanza regina, la caponata, ambigua ed ambivalente, presente ovunque, nelle case povere ed in quelle borghesi, nelle trattorie e nei ristoranti a la page, solo che lì è “rivisitata”, per un pubblico che ha difficoltà per i suoi sapori forti e assolutamente contrastanti. Palermo e la Luce, piena di contrasti, a volte accecante, e poi improvvisamente piena di ombre scurissime.

Palazzi reali e magnificenti in mezzo a catapecchie “sgarrupate”, giardini rigogliosi come l’Orto Botanico, forse il più bello del mondo, e colate di cemento orribili, che hanno saccheggiato la bellezza di questa città. E poi il suo cibo, che acchiappa i palati in montagne russe di vertigini gastriche da sconvolgere qualunque stomaco. La cassata palermitana è violenta, soffocante, ti potrebbe uccidere per infarto glicemico. Il pane con la milza sa di cannibalismo antropomorfo, una metafora di carnalità sessuale, un rito antico, tribale, ma addolcito dalla sugna e, per chi la “marita”, dalla ricotta.

Palermo è una città ancora piena di umanità, distante ancora dalla globalizzazione standardizzata, e da qualunque intelligenza artificiale, basta la supponenza di abitanti che si sentono scaltri, ma che in fondo non lo sono. Un’umanità che ha tutti gli archetipi ed antipodi estremi. I palermitani sono estremamente chiusi e diffidenti, orgogliosamente scostanti, ma se ti aprono le porte ti sommergono di affetto e premure da risultare melassa. Diventi estensione della famiglia, ti fanno sentire a casa come da nessuna altra parte.

Questa umanità è estrema, nel senso degli affetti e dell’odio, dolce e violenta, una città in cui il senso della vita è intriso di fatalismo. Un luogo dove il giorno dei Morti è festa. Palermo è il contrasto tra Eros e Thanatos. Camminando per le strade vedi sguardi voluttuosi, pieni di sensualità manifesta, a volte lubrica, insieme ad accenti di feroce aggressività. Palermo è efferata, capaci di stragi inaudite, di martirii e dimenticanze ipocrite. Ma a Palermo si muore anche in liti condominiali, in fidanzamenti andati a male, in uno sguardo mal posto. Non si muore solo per mafia, ma di tanti altri mali. Di sciatteria, di abbandono, di mancanza di cura. Ma questa città è capace di Santità laica, come quella di Biagio Conte, l’uomo degli ultimi, dei diseredati. Lui non faceva odore, puzzava proprio di Santità, come i barboni dei portici del centro cittadino.

Palermo è bellissima e sciatta, sporca, olezzante di “munnizza”. Città capitale, Impero normanno dello Stupor Mundi Federico, piena di nobili e principi decadenti e decaduti come Tomasi di Lampedusa.
Palermo era Felicissima, il suo appellativo antico. Gli Arabi che dopo i Fenici, i Romani, i Greci li abbiamo saltati, i Barbari, sono approdati nel suo golfo rimasero incantati dalla potente dolcezza di una Conca che sembrava un giardino dell’Eden, il luogo dove un’Eva biblica poteva cogliere un succoso, aspro dolce mandarancio, un frutto ibrido anch’esso, al posto della mela stopposa.

Questa Palermo agli inizi del secolo scorso ospitò l’Esposizione Universale, creò impianti e teatri da meraviglia, i Florio erano gli Agnelli del tempo, solo molto più ricchi e prodighi, ed ospitavano famiglie reali. Oggi Palermo, una volta simbolo della Belle Epoque, è delabrè, sdrucita, diruta come i suoi marciapiedi, come i divani consunti di qualche vecchia zia rimasta zitella. Palermo negli ultimi decenni è passata da una fugace primavera ad un inverno, soprattutto delle coscienze. Una volta aveva appartenenze, non tutte luminescenti, oggi la città sembra non appartenere a nessuno. Palermo non è civica, il civismo non è di casa, qui impera ancora il familismo, ed il pianerottolo è confine statale. Il bene comune è parola misconosciuta, al limite c’è il senso di appartenenza ad un clan, una cerchia, un circolo nei casi più blasonati.

Oggi la città sembra una caponata fatta male, in cui sull’agrodolce predomina l’amaro, come se le melenzane non fossero state trattate come di consueto, per togliere il fiele con il sale. Il caso della preside che rubava ai bambini dello Zen, premiata con l’alta onorificenza italiana, da un Capo dello Stato anch’esso palermitano, è esemplificativa di una contraddizione assurda anche in questo siamo campioni del mondo del contrasto, un’umanità, di cui siamo pieni, alla rovescia.

La Preside che ruba il futuro ai bambini e il Presidente che ci ricorda un passato migliore. Entrambi palermitani, Capo e coda di un Paese. Ma l’Italia è diversa? Non crediamo, solo che i lati positivi e negativi sono più disciolti, meno densi ed accostati, per cui il contrasto si evince meno. Se l’Italia fosse una salsa di pomodoro Palermo sarebbe l’estratto. Se tu, straniero curioso o italiano più scipito, vuoi conoscere l’Italia vieni a Palermo, rischi di capirla.

Così è se vi pare.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017