Palermo, scoperta finta Università italo-bosniaca: truffati in migliaia

NOMI | Palermo, finta Università italo-bosniaca: i primi indagati sul caso

Marco Cavallaro

NOMI | Palermo, finta Università italo-bosniaca: i primi indagati sul caso

Redazione  |
giovedì 07 Marzo 2024

Una storia nata diverso tempo fa dalla segnalazione di alcuni studenti e che, nella giornata del 6 marzo, ha anche portato ai primi indagati

Quasi 30.000 euro spesi, senza contare gli enormi sacrifici fatti nei tanti anni di studio per raggiungere un titolo in Medicina, Fisioterapia o Infermieristica. Tutto da buttare per un migliaio di studenti iscritti allo pseudo ateneo italo-bosniaco Jean Monnet di Palermo. Come emerso, infatti, il titolo di laurea ottenuto da questi studenti è falso.

Una storia nata diverso tempo fa dalla segnalazione di alcuni studenti e che, nella giornata del 6 marzo, ha anche portato ai primi indagati. Nello specifico, parliamo di Salvatore Messina, suo figlio Dario e Alessio Culotta. Loro, sono finiti nel mirino delle indagini con l’accusa di truffa, riciclaggio e omessa dichiarazione fiscale.

Finta Università italo-bosniaca a Palermo: la ricostruzione

Era presentato come l’ala in Italia dell’Università di Goradze in Bosnia Erzegovina ma, in realtà, l’istituto Jean Monnet non era nient’altro che un falso. Nonostante importanti corsi di studio e l’applicazione di tirocini, questo pseudo ateneo italo-bosniaco è risultato essere mai stato autorizzato dal ministero dell’Università e della ricerca. Per questo motivo, un migliaio di studenti di tutta Italia sono rimasti vittime di una terribile truffa, buttando al vento diversi anni di studio nell’ambito di Medicina, Fisioterapia e Infermieristica.

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Finta Università italo-bosniaca a Palermo: primi indagati

Numerose segnalazioni da tutta Italia hanno fatto luce sulla truffa che, nella giornata del 6 marzo, ha portato ai primi indagati. Dopo l’apertura del fascicolo da parte della Procura di Palermo, la Guardia di Finanza ha infatti attivato le prime perquisizioni. Da qui, una ricostruzione sui pagamenti. Secondo quanto emerso, i contributi degli studenti venivano dirottati su una rete internazionale dall’Italia alla Bosnia, passando per Londra. Uno scambio costante che poi finiva nuovamente in Italia. Dopo le perquisizioni, sono emersi anche primi indagati sulla vicenda: parliamo di Salvatore Messina (già noto alle forze dell’ordine per truffa nel 2004), Dario Messina e Alessio Culotta, considerato il prestanome. Sul loro conto, accuse a vario titolo come riciclaggio frode e omissione fiscale.

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