Palermo, Orlando e quella “missione” con troppe parti incomplete - QdS

Palermo, Orlando e quella “missione” con troppe parti incomplete

Gaspare Ingargiola

Palermo, Orlando e quella “missione” con troppe parti incomplete

venerdì 20 Maggio 2022

Il sindaco ha presentato una lunga relazione di fine mandato in cui sono stati ripercorsi i passi principali degli ultimi dieci anni. Un cammino pieno di difficoltà, soprattutto negli ultimi mesi

PALERMO – Per il suo commiato da sindaco Leoluca Orlando ha scelto una data simbolo, il 12 maggio: un mese esatto dalle Amministrative di giugno ma anche anniversario della riapertura del Teatro Massimo dopo ben 23 anni di chiusura. Era il 12 maggio 1997, proprio sul finire del suo secondo mandato. Di lì in poi ne sarebbero arrivati altri tre: 1997-2000, 2012-2017 e 2017-2022.

Pochissimi i consiglieri presenti della “fu” maggioranza

Teatro Massimo e 12 maggio: rappresentazioni di “una visione”, di “una Palermo che è cambiata”, il mantra di questi ultimi dieci anni. “Missione compiuta, da completare” si chiama, non a caso, la relazione presentata dal sindaco. Il presente, però, dice altro e anche il modo in cui si è svolto l’evento di presentazione del documento di fine legislatura: la città assente, al pari del convitato di pietra, il candidato del centrosinistra Franco Miceli. Pochissimi i consiglieri della “fu” maggioranza: molti impegnati nella campagna elettorale per la rielezione e probabilmente intenzionati a rimarcare una distanza. Presenti – almeno questo – i vertici delle partecipate e la squadra di Governo del primo cittadino.

Un finale amaro per il Professore

Un Comune sull’orlo del dissesto, l’evasione fiscale a livelli insostenibili, lo scandalo delle bare insepolte al cimitero dei Rotoli, le strade disseminate di buche, le partecipate come una spina nel fianco, la spada di Damocle di Bellolampo, la liquefazione della maggioranza in Consiglio, i ponti Corleone e Oreto che hanno fatto ammattire gli automobilisti, le nuove linee del tram azzoppate da Sala delle Lapidi.

“La mia stagione di sindaco – ha detto Orlando – è finita. Ma non è finita né la mia stagione né quella dei sindaci. Negli ultimi dieci anni la città ha vissuto uno straordinario cambiamento, siamo la città culturalmente più cambiata in Europa. Per descrivere gli effetti economici di questo cambiamento basta indicare le opere già finanziate, progettate e che sono pronte per essere realizzate, con l’augurio e l’auspicio che il nuovo sindaco sia coerente con questa visione che ha fatto del diritto e dei diritti la discriminante. Credo che l’obiettivo raggiunto sia quello che oggi nel mondo dire di essere palermitani non sia più motivo di vergogna”.

Ha rivelato che il 31 dicembre 2020 stava per lasciare: “Ero pronto a dimettermi da primo cittadino. Ma non ho mai presentato la lettera di dimissioni perché la mia coscienza mi ha imposto di metterci la faccia fino alla fine e di prendermi non solo gli applausi ma anche le critiche dei palermitani”.

Del suo futuro parlerà “quando non sarò più sindaco”

Orlando non sembra vedere qualcuno in grado di raccogliere la sua eredità: “A Palermo non c’è qualcuno che abbia la mia storia. Non c’è uno che negli ultimi quarant’anni abbia attraversato la merda e l’oro di questa città riuscendo a tenere in piedi una visione, una dignità e un’attrattività internazionale. Quindi è evidente che purtroppo non ci sarà un altro sindaco come me”. Del suo futuro parlerà “quando non sarò più sindaco”.

Illustrati numeri e decisioni principali della sua Amministrazione

Orlando ha illustrato numeri e decisioni principali della sua Amministrazione ma, tanto per fare un esempio, a fronte della riapertura dello Stadio delle Palme e dell’Ippodromo mancano all’appello il Velodromo (che dovrebbe riaprire a breve), il Diamante del baseball e il Palazzetto di Fondo Patti (a oggi la quinta città d’Italia non ha un posto per ospitare i grandi concerti), senza contare i continui disservizi alla piscina comunale. Sono stati istituiti 250mila metri quadrati di nuove aree pedonali ma alcune, come il lungomare di Mondello o la “rambla” di via Emerico Amari, non hanno convinto. Va detto che altre, come piazza Bologni, via Maqueda, piazza Bellini, piazza del Parlamento (in accordo con l’Ars) e il Cassaro hanno rivitalizzato il centro storico facendo spuntare come funghi nuovi negozi e locali.

Il tram

Contraddizioni che ritroviamo nel progetto del tram: le linee esistenti hanno messo a soqquadro i conti dell’Amat ma hanno cambiato il volto dei quartieri che attraversano, rilanciato la zona del Ponte dell’Ammiraglio (entrato nel patrimonio Unesco), creato un collegamento diretto tra la Stazione centrale e il Sud della città. Ma l’opera rischia di restare incompiuta: senza una maggioranza, il tratto di via Libertà è stato stralciato dall’Aula. Peccato che rappresenti uno snodo fondamentale per collegare i depositi di Brancaccio e Borgo Nuovo e quartieri come Bonagia, Sferracavallo, Mondello, il Villaggio Santa Rosalia, lo Zen, il Cep, la cittadella universitaria, gli ospedali e la parte a monte della Circonvallazione con il centro città.

Nella relazione sono stati inseriti anche il restauro di Palazzo delle Aquile, che però è ancora in corso dopo un iter burocratico estenuante, e lo svincolo autostradale di Brancaccio, che non è ancora andato a gara (proprio in queste settimane il Consiglio ha approvato la convenzione urbanistica con la Multi Veste). La Fiera del Mediterraneo è stata, sì, rilanciata, ma non c’è traccia del promesso polo congressuale.

Un lavoro a metà con una sfilza di emergenze

Una missione da completare, per l’appunto, un lavoro a metà con una sfilza di emergenze che attende al varco il prossimo sindaco. Secondo il Professore “i problemi della città non possono essere utilizzati come una sorta di corpo contundente per distruggere la visione che ho portato avanti. Troppi incolti e inadeguati hanno una visione contrapposta che vuole tornare al tempo nel quale la città aveva la faccia della mafia e la mafia la faccia del sindaco. Costoro utilizzeranno un sacco di spazzatura per strada o un lampione spento per criticare la mia Amministrazione e per distruggere una visione. Non ci riusciranno perché ormai i palermitani sono cambiati e hanno capito da che parte sta il futuro della città”.

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