Palermo, Zes unica tra opportunità e nodi da sciogliere - QdS

Palermo, Zes unica tra opportunità e nodi da sciogliere

redazione

Palermo, Zes unica tra opportunità e nodi da sciogliere

mercoledì 24 Aprile 2024

Questo il tema al centro di un ampio confronto che si è tenuto ieri nel capoluogo siciliano: una grande possibilità per favorire la crescita del Mezzogiorno, su cui però continuano a nascere ancora dubbi

PALERMO – Zes unica, Autonomia differenziata e prospettive di sviluppo per il capoluogo siciliano e la Sicilia. Sono stati questi gli argomenti al centro di un incontro che la Fondazione Magna Grecia ha organizzato ieri a Palermo per approfondire e analizzare la riforma sulla Zona economica speciale. Un appuntamento – ospitato alla Sirenetta di Mondello che ha visto alternarsi diversi relatori di alto livello.

La Zes unica un modello vincente

Dopo i saluti dell’assessore alle Attività produttive del Comune, Giuliano Forzinetti, che ha sottolineato come “la Zes unica rappresenti un modello vincente per le nuove sfide che bisogna affrontare e che molto dipenderà dai decreti attuativi, che faranno capire come si muoveranno i Comuni e di conseguenza come agire sulle Zes”, ha preso la parola il presidente della Fondazione Magna Grecia, Nino Foti, che ha evidenziato la centralità di questo strumento per la crescita di tutto il Mezzogiorno.

“In questa fase così cruciale – ha spiegato Foti – la cosa più importante e preoccupante è la legge che prevede l’approvazione dell’Autonomia differenziata. In caso di approvazione a cosa servirà il Pnrr se nel frattempo si sta svolgendo un’attività che di per sé sposterà ingenti somme economiche e finanziarie verso le aree del Nord, visto che viene costituzionalizzata la spesa storica e il Paese viene diviso in due? Bisogna ricordare che intese tra tre Regioni e Stato erano già state firmate dal Governo Gentiloni, per cui non è solo un problema della destra”.

“La Zes – ha concluso Foti – deve essere coniugata con lo strumento dei fondi strutturali europei e sarà fondamentale effettuare investimenti sulle competenze e sul capitale umano, attraverso attività di formazione, ma anche sulle infrastrutture. È quindi cruciale la contemporaneità degli interventi e delle scelte oculate del Piano strategico nazionale in corso di definizione”.

I dubbi di Pietro Busetta

Sul tema è intervenuto anche Pietro Busetta, professore ordinario di Statistica economica Università degli Studi di Palermo, il quale ha fatto un excursus sulla storia della Zes ha espresso alcuni dubbi su questa riforma, evidenziando però la “strategicità per l’attrazione di investimenti dall’estero e bisogna creare una regia unica dove andate in giro per il mondo ad attirare investimenti”.

Il direttore generale Svimez, Luca Bianchi, intervenuto in collegamento, ha spiegato invece come per far funzionare la Zes unica siano indispensabili “piani ben definiti”. Bianchi ha sottolineato: “Il vecchio modello con otto zone non aveva mostrato efficienza e velocità. La Zes unica è una zona economica per il Sud, presenta rischi, ma anche enormi vantaggi. Sarà fondamentale realizzare i piani strategici identificando i settori nei quali intervenire da fare rientrare negli interventi di investimento sostenuti dal credito di imposta. Una mossa che può funzionare solo se accompagnata dalla semplificazione amministrativa fatta a livello centrale”.

Bianchi ha poi espresso preoccupazione sulla riforma dell’Autonomia differenziata: “La nostra posizione è di forte contraddizione alla riforma che sta circolando. Fra due giorni avremo un’audizione in cui esprimeremo i nostri dubbi. Siamo in presenza di due modelli incompatibili. Da un lato c’è un accentramento delle istanze territoriali e dall’altro una autonomia che rischia di spaccare e frammentare le politiche pubbliche”.

Per Francesco Saverio Coppola, segretario generale dell’Associazione internazionale Guido Dorso, “la Zes unica è realtà su cui occorre costruire il futuro. L’economia del Mediterraneo crescerà più della Cina e del Nord Europa e questa è una prima grande occasione”.

Dario Lo Bosco presidente di Rete ferroviaria italiana, ha invece evidenziato come “la Zes unica valorizzi il ruolo della Sicilia, che è piattaforma strategica nel Mediterraneo. Si tratta di armonizzare le reti infrastrutturali e, finalmente, come diceva già il libro bianco 2001 dell’Unione europea, realizzare per il trasporto delle merci una intermodalità virtuosa. Bisogna puntare a far crescere le ferrovie e le vie del mare, a una connessione con i porti, ma anche con gli aeroporti, perché ci sono merci che viaggiano con sistema cargo”.

Per il mondo produttivo ha preso la parola Giuseppe Russello, presidente Confindustria Palermo, il quale ha ricordato come le imprese con le Zes abbiano beneficiato di effetti positivi dopo 5-6 anni dalla loro istituzione e come in termini di attrattività ciò sia penalizzante: “Abbiamo avuto grande accelerazione con la nomina dei commissari straordinari e adesso aspettiamo il piano strategico per vedere cosa accade”.

Nella seconda parte dei lavori è intervenuto in collegamento Raffaele Fitto, ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di coesione e il Pnrr, che ha spiegato le strategie del Governo e gli strumenti pensati per metterle in atto. “La Zes unica rappresenta – ha affermato – una grande opportunità per un territorio molto ampio e le proposte di riperimetrazione delle vecchie otto Zes andavano in direzioni discutibili. Il lavoro che il governo ha fatto con la Commissione europea è stato molto complesso. Non era scontato che la Commissione autorizzasse le Zes, questa scelta rappresenta una grande opportunità, perché si colloca al centro del Mediterraneo. Dal Piano Mattei alla Zes unica, alla revisione del Pnrr, c’è una strategia che come Governo abbiamo messo in campo e che guarda ai prossimi anni e ai prossimi decenni e non solo ai prossimi giorni, come è accaduto in passato”.

Hanno poi preso la parola, Giosy Romano, già Commissario straordinario del Governo Zes Campania e Zes Calabria (sul funzionamento della Zes unica e in particolare dello sportello digitale e della svolta epocale rappresentata dalla possibilità di realizzare impianti per eventi sportivi e di cultura), Silvia Castagna, membro del Comitato AI del Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri (la quale ha parlato del contesto sociale in cui si inserisce la Zes, facendo una fotografia dei territori in cui si inseriscono questi provvedimenti, analizzando i benefici di crescita) e Roberto Di Maria, professore ordinario di Diritto costituzionale dell’Università degli studi di Enna Kore (con un focus sulla nuova normativa e la riforma del Titolo V). Fabio Montesano, ad Fidimed, ha invece evidenziato il ruolo del credito, con riferimento alla desertificazione bancaria attualmente in atto nel Mezzogiorno, spiegando lo strumento del Fondo centrale di garanzia, per le piccole e medie imprese.

In conclusione gli interventi di Francesco Saverio Romano, presidente della Commissione bicamerale per la Semplificazione, e del presidente della Regione, Renato Schifani. “Il Mezzogiorno – ha affermato Romano – necessita di una spinta maggiore affinché possa essere, insieme al resto del Paese, motore in Europa, anziché zavorra. E noi andiamo in questa direzione, per fare in modo di accorciare la distanza tra gli utenti, le amministrazioni e lo Stato. Con la Zes unica, questo processo, anche attraverso l’accentramento dei poteri, accorciamo la filiera”.

Schifani: “La Zes unica può essere un’opportunità e lo sarà”

“La Zes unica – ha detto Schifani – sicuramente può essere un’opportunità e lo sarà. L’importante è che vengano abbreviati, accorciati tutti quei termini che sono strategici per la velocizzazione delle procedure. Lì è la scommessa. Ho condiviso con il ministro Raffaele Fitto l’ipotesi di una Zes unica, cioè tutto il Mezzogiorno. Parcellizzare gli interventi su micro aree avrebbe complicato sempre di più la possibilità di investimenti grazie a una pressione fiscale più ridotta. Adesso abbiamo un quadro più completo. La scommessa è, però, quella di essere coerenti con la tempistica, quindi la riforma teoricamente va bene, occorre però calarla in una velocizzazione delle procedure, perché altrimenti avremmo fallito. Ma non è nell’intenzione del Governo e neppure del governo regionale, che farà la sua parte”.

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