Paternò, mafia e voto di scambio: indagato il sindaco Nino Naso

La mafia di Paternò tra aste e politica, indagato anche il sindaco Nino Naso: le intercettazioni

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La mafia di Paternò tra aste e politica, indagato anche il sindaco Nino Naso: le intercettazioni

Simone Olivelli  |
lunedì 15 Aprile 2024

Accuse di voto di scambio per il primo cittadino paternese. Indagato anche l'assessore Salvatore Comis. Il gip specifica: "Mancano i gravi indizi".

L’ombra di un accordo politico-mafioso sulle ultime elezioni comunali a Paternò. C’è anche questo nelle carte dell’inchiesta Athena sulle attività della criminalità organizzata nel centro etneo. L’indagine coordinata dal procuratore aggiunto Ignazio Fonzo e seguita dalle pm Tiziana Laudani e Alessandra Tasciotti ha portato all’esecuzione di 17 misure cautelari, alcune delle quali anche fuori provincia. Sotto la lente della Direzione distrettuale antimafia sono finiti i gruppi criminali Assinnata e Morabito-Rapisarda, legati rispettivamente alla famiglia di Cosa nostra Santapaola-Ercolano e al clan Laudani. Scorrendo l’elenco dei 56 indagati, ci si imbatte però anche in personaggi di primissimo piano sulla scena politica locale: è il caso dell’attuale sindaco Nino Naso e dell’assessore Salvatore Comis.

Per i magistrati, i due sarebbero stati coinvolti in una presunta compravendita di voti in vista delle ultime Amministrative, tenutesi a Paternò nel 2022. Coinvolti anche l’ex consigliere comunale Pietro Cirino, nonché Vincenzo Morabito e Natale Benvenga. Questi ultimi sono ritenuti esponenti del gruppo che a Paternò fa capo ai Laudani. Per il giudice per le indagini preliminari Sebastiano Di Giacomo Barbagallo, tuttavia, per Naso non ci sarebbe “la sussistenza dei necessari gravi indizi di reato”, mentre per quanto riguarda Comis “non può ritenersi dimostrata l’accettazione” della promessa dei voti procurati dalla mafia.

Indagato Nino Naso, la tesi della Procura

Secondo gli inquirenti, Naso, Comis, Cirino, Benvenga e Morabito sarebbero tutti stati autori del reato previsto dall’articolo 416 ter del codice penale, ovvero lo scambio di voti politico-mafioso. Nello specifico, Cirino – nella propria veste di consigliere comunale e assessore nella passata giunta – avrebbe fatto da tramite tra i presunti esponenti dei Laudani e i due politici. Le indagini si sono sviluppate in un momento in cui Naso e Comis erano coinvolti nella corsa per le Comunali 2022, da cui Naso è uscito vincitore riuscendo a confermare la fascia tricolore. Comis, invece, non è stato eletto consigliere comunale ma è entrato a far pare della giunta, con delega alle Attività produttive.

Comis, secondo gli inquirenti, si sarebbe messo a disposizione “per orientare la sua futura attività politica in favore dell’associazione criminale quale uomo di fiducia di Natale Benvenga”. Il politico, dopo avere ipotizzato una propria candidatura a sindaco, si alleò con Naso; un accordo da cui scaturì la promessa di un posto nella rosa di assessori.

Nino Naso, al contempo, avrebbe fatto promesse di ben altro tenore al clan Laudani: “Prometteva l’assunzione di soggetti vicini all’associazione mafiosa in particolare nella società aggiudicataria del servizio di raccolta dei rifiuti”, si legge nelle carte dell’inchiesta. La Procura fa anche i nomi di due soggetti imparentati come esponenti della cosca: in un caso si tratta del figlio di un membro dei Laudani, nell’altro di un cognato.

Le promesse alla mafia e le intercettazioni

L’indagine sui vertici politici di Paternò inizia il 19 marzo 2021 con un’intercettazione all’interno del salone da barba di Comis alla presenza di Natale Benvenga. “Ora ci mettiamo a fare… già lo sanno tutti che devono votare Salvatore Comis, vota e fai votare a Turi Comis”, dice Benvenga, aggiungendo, con un tono che gli inquirenti ritengono scherzoso ma evocativo delle capacità criminali, che “altrimenti gli scoppiamo le ruote delle macchine”. Parole a cui il futuro assessore replica affermando: “Io ti posso dire, Natale, che non ti deluderò e tu lo sai”.

Il salone da barba di Comis nelle settimane seguenti si trasforma anche in un luogo per discutere di alleanze elettorali; è qui, per esempio, che Benvenga parla della necessità di individuare un candidato alternativo a Naso. “Siamo l’ago della bilancia, siamo qua e siamo là”, è la frase intercettata dagli investigatori. Le cose, poi, andranno diversamente e tra Comis e Naso si arriverà a un accordo politico.

In mano agli inquirenti ci sono anche colloqui in cui l’ex consigliere Cirino dialoga con il sindaco Nino Naso intrecciando il tema delle elezioni dell’anno successivo a quello dell’occupazione. Di posti di lavoro, in un caso, si sarebbe parlato anche alla presenza di Vincenzo Morabito, ritenuto un esponente legato alla criminalità organizzata. “Per un posto poi, se è possibile ah…”, dice Morabito. Al quale risponde Naso: “Questo qua lo stiamo vedendo”. Morabito si spinge anche a esprimere delle preferenze: “Di più interessa quello della spazzatura”. Nino Naso sembra tergiversare, per poi concludere: “Mi ha fatto piacere vederla”.

Gli inquirenti, nel corso delle indagini, hanno mappato i contratti stipulati nel settore della raccolta dei rifiuti, analizzando nuove assunzioni e rinnovi, e ricavando elementi che darebbero forza alla propria tesi.

Le parole del gip

Di avviso diverso, invece, è il gip che esaminando le posizioni dei due politici ha specificato che al momento non emergono indizi sufficienti a dimostrare il presunto patto tra mafia e politica.

“Le richiamate emergenze dimostrano – si legge nell’ordinanza – il protagonismo concretamente assunto da Benvenga nell’iniziativa politica attuata tramite Comis, invero convenuta con Cirino a seguito di un confronto tra i due ripetuto nel tempo anche alla presenza del capomafia Morabito Vincenzo, ma non altrettanto adeguatamente dimostrata può ritenersi l’accettazione da parte del medesimo Comis, in occasione della campagna elettorale per le elezioni amministrative del 2022”.

Mentre per quanto riguarda il ruolo di Naso, il gip scrive: “Deve, innanzitutto, escludersi la sussistenza dei necessari gravi indizi di reato avuto riguardo alla posizione del sindaco. Anche a volere individuare un nesso di corrispettività tra la richiesta avanzata dal Morabito, la successiva assunzione delle due persone vicine all’associazione mafiosa e il sostegno elettorale in ipotesi garantito dalla stessa per il tramite della candidatura del Comis non appaiono comunque prospettabili utilità suscettibili di essere oggetto di immediata monetizzazione”.

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