La paura della paura, la paura del coraggio - QdS

La paura della paura, la paura del coraggio

Carlo Alberto Tregua

La paura della paura, la paura del coraggio

giovedì 25 Maggio 2023

La paura è una sorta di sensazione automatica di autodifesa che allerta la persona e la predispone in modo guardingo di fronte alle avversità e ai pericoli. Quindi, di per sé, è una sensazione positiva, di preservazione e di difesa.
Ma quando essa diventa patologica, oltrepassa la soglia della ragionevolezza perché immobilizza il soggetto che ne è preda, con la conseguenza che si può verificare una situazione anomala, secondo la quale si ha paura della paura.
Questo fatto è grave perché non consente alla persona di mettere in campo le autodifese o le eventuali azioni necessarie per superare gli eventi negativi dei quali si ha paura.

Si dice che l’opposto della paura sia il coraggio, che non è naturale nelle persone, ma la conseguenza di un modo di pensare ottimistico insieme alla volontà di superare gli accadimenti negativi.
Dunque, il coraggio si deve trovare, mentre la paura è spontanea. Ma come si trova il coraggio? Conoscendo la storia, avendo letto numerosi libri, sentito i Maestri ed essendosi fatti un’opinione di come vanno le cose in questo mondo, quello dei viventi.

Il coraggio, come si scriveva prima, bisogna costruirlo, ma qualche volta se ne ha paura: la paura del coraggio. Un’altra forma negativa che influenza molte persone rendendole inattive e non reattive, come invece bisognerebbe essere quando arrivano le contrarietà.
Non si sa se la paura della paura sia peggiore della paura del coraggio o viceversa. Si sa solamente che non bisognerebbe avere né l’una né l’altra.
Si tratta di vivere in modo solare e positivo, pensando come si possano superare le difficoltà, quali rimedi adottare quando esse capitano, con quali mezzi e in quali tempi.
È ovvio che nessuno ha la possibilità di risolvere tutti i problemi che si presentano, anche perché non possiede la bacchetta magica. Tuttavia, è possibile risolvere le questioni mettendoci cervello, olio di gomiti e facendo sacrifici per adottare le soluzioni necessarie a superarli.
Solo con questa mentalità si può vivere meglio, in maniera più costruttiva e cercando di utilizzare le buone cose di cui si può godere legittimamente, avendocela messa tutta.

Sul punto è intervenuto Papa Francesco, che nonostante la sua espressione dolce, ha un carattere molto forte e una visione della vita e del futuro che hanno i gesuiti, fra cui vogliamo citare il non dimenticato cardinale Carlo Maria Martini.

“La Chiesa è rimasta indietro di duecento anni. Come mai non si scuote? Abbiamo paura? Paura invece di coraggio? Paura di che? Del rinnovamento e dell’adeguamento ai tempi moderni di questioni fondamentali come omosessualità, celibato dei preti, comunione ai divorziati, divorzio, contraccezione e ordinamento delle donne”. Materie complesse e di difficile soluzione, almeno nei tempi brevi, ma che prima o dopo approderanno a un cambiamento sostanziale dell’attuale punto di vista della Chiesa.
Sembra che quanto precede sia stato oggetto del libro Confession d’un cardinal, edito nel 2005 e anonimo, ma che poteva, forse, essere stato scritto da Silvestrini secondo l’autrice dell’interessante libro La Mafia di San Gallo, Julia Meloni (omonima dell’attuale Primo Ministro).

Non è incidentale avere citato la Chiesa cattolica e il suo miliardo di fedeli in una questione così importante che analizza la paura e il coraggio, perché i principi religiosi dovrebbero venire incontro a questo dilemma proponendo soluzioni e risoluzioni, cosa che invece non capita sovente, perché ci si rifugia in questioni teologiche di alto profilo che però non influenzano i comportamenti della gente comune.

Ovviamente non sono solo le religioni cristiana o quella musulmana o il confucianesimo o quella buddista o altre che devono influenzare il comportamento delle persone, ma anche il comune buon senso, che può trovare agganci nella filosofia greca e in quella che si è sviluppata in questi venti secoli nell’Occidente, senza dimenticare i modi di pensare di civiltà ben più antiche, come quelle cinese e giapponese, che hanno linee di condotta di alto profilo morale.

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