Ultimi posti per le principali città siciliane nella ventisettesima edizione del rapporto. Fanno ben sperare due best practices che sono state registrate a Catania e Ragusa. Utilizzare il Recovery Plan per un green new deal
PALERMO – È stato presentato nei giorni scorsi il report sulle performance ambientali dei capoluoghi italiani realizzato da Legambiente in collaborazione con Il Sole 24 ore.
Al centro della 27° edizione le modalità di ripartenza dopo un’emergenza globale e quindi la necessità, si legge nella nota di presentazione dell’associazione del cigno, di “proiettarsi con coraggio verso un futuro più sostenibile e smart, utilizzando il Recovery Plan per lanciare un vero Green new deal made in Italy”, con città e sindaci che rappresentano il “fulcro di questo cambiamento”. Peccato che, come da tradizione, i dati dimostrino l’esistenza di un’Italia dinamica e attenta alle nuove scelte urbanistiche, alle fonti rinnovabili e ai servizi di mobilità, e un’altra Italia, invece, ancora troppo lenta nelle performance ambientali. In questo quadro, le siciliane si trovano dalla parte sbagliata del Paese, con Palermo, Catania, Messina, Siracusa e Ragusa tra le ultime dieci della graduatoria generale. Anche se fanno ben sperare due best practices registrate a Catania e Ragusa.
LE SICILIANE IN CLASSIFICA
La graduatoria finale prende in esame una serie di indicatori ambientali che riguardano diversi ambiti: inquinamento, raccolta differenziata, rete idrica, trasporto pubblico, mobilità e fonti rinnovabili. Anche quest’anno, l’Italia si presenta spaccata a metà: Trento e Mantova mantengono il primo e il secondo posto, esattamente come lo scorso anno, seguite da Pordenone e Bolzano. Al quinto posto Reggio Emilia. Cresce bene Milano, giunta alla posizione numero 29. La prima siciliana è Agrigento, alla posizione numero 50, seguono Enna alla 66, Trapani alla 76, Caltanissetta alla 87, e poi ben cinque negli ultimi dieci posti: Messina al posto 97, Siracusa al 99, Ragusa al 100, Catania al 101 e Palermo al 103.
BEST PRACTICES: CI SONO CATANIA E RAGUSA
Le buone pratiche segnalate da Legambiente, 17 in tutta Italia, fanno riferimento a trasformazioni, più o meno significative, già avviate in alcuni centri urbani del nostro Paese e che siano “esperienze riproducibili, spesso senza spendere troppi soldi o inseguire sogni irraggiungibili e che dimostrano che il cambiamento è possibile, anzi è a portata di mano”. A Catania si è segnalato il progetto “Verso l’Europa… in bici” che riguarda l’adozione della Giunta etnea, la scorsa estate, dell’iter progettuale per “realizzare un vero e proprio piano delle reti ciclabili urbane: circa 40 chilometri di piste che dovrebbero cambiare radicalmente le abitudini di mobilità dei cittadini e proiettare Catania al livello delle migliori città italiane”. In campo ci sono circa 8 milioni di euro dei fondi Ue per realizzare, entro 24 mesi, nuove piste ciclabili poste nelle direttrici principali di attraversamento della città. Bene anche Ragusa che ha deciso di impostare il nuovo appalto per il servizio di igiene urbana puntando all’obiettivo del 70% di raccolta differenziata, arrivando, già nel primo semestre del 2020, al 73%. “I buoni risultati – si legge nel report di Legambiente – non sono solo quantitativi: l’umido raccolto è di qualità con solo il 7% di scarto, basso poi il livello di multi materiale leggero, plastica, acciaio e alluminio”.