Ponte sullo Stretto, alla Camera l'audizione dei contrari - QdS

I ‘no Ponte’ alla Camera, sfilza di audizioni: “Opera dannosa e inutile”

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I ‘no Ponte’ alla Camera, sfilza di audizioni: “Opera dannosa e inutile”

Chiara Billitteri  |
mercoledì 12 Aprile 2023

“Infrastruttura senza senso”, “una cattedrale nel deserto”. Tutti i dubbi sul progetto.

E’ stato il giorno del “no” al Ponte sullo Stretto, oggi, con l’aula della Camera dei Deputati, da una parte, che ha votato le questioni pregiudiziali di costituzionalità presentate da Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra. La Camera ha respinto le pregiudiziali con 179 voti contrari e solo 101, invece, favorevoli.

Tra i supporter della realizzazione del collegamento tra Sicilia e Calabria anche il Terzo Polo, con Italia Viva che ha votato insieme con la maggioranza di governo e quindi contro le questioni di legittimità costituzionale presentate dall’opposizione.

Gli ambientalisti

Dall’altra parte, però, si sono fatti sentire i movimenti ambientalisti. Che, mentre l’Aula votava, sono stati ascoltati nelle commissioni riunite Ambiente e Trasporti, nell’ambito dell’esame del disegno di legge di conversione del decreto per la realizzazione del Ponte. Esame dal quale è venuto fuori un “no” secco alla realizzazione dell’opera.

Tra i primi ascoltati in commissione ci sono stati i rappresentanti del Kyoto Club, organizzazione non profit creata alla fine degli anni ‘90 e costituita da imprese, enti, associazioni e amministrazioni locali impegnati nel raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas-serra assunti con il Protocollo di Kyoto.

“Non riusciamo a capirne senso dal punto di vista dei trasporti, non la vediamo come una priorità del Paese e la troviamo un’opera dannosa e inutile”, ha detto il vicepresidente Francesco Ferrante. E questo perché, dal punto di vista dei trasporti “sarebbe molto più logico investire su nuove tecnologie che consentano una riduzione dei tempi di percorrenza dello Stretto, che già oggi è di 20-30 minuti. Il ponte, invece, consentirebbe un risparmio assai limitato sul tempo”.

Inoltre, “quando si dice che l’investimento sarebbe di privati non è esattamente così: si tratterebbe infatti di soldi pubblici dei contribuenti, che noi preferiremmo venissero spesi in opere più utili alla transizione in cui siamo immersi e che andrebbe affrontata nella maniera più responsabile possibile”.

“Una Cattedrale nel deserto”

Per l’associazione “Italia Nostra”, invece, “il Ponte sarebbe l’ennesima cattedrale nel deserto”, ha detto Walter Fratto, esponente di Catanzaro dell’associazione.

“A ponte finito dovremmo attraversarlo in 15 minuti – ha detto in Commissione – ma sbarcati in Calabria ci si troverebbe di fronte a una realtà amara, sia su gomma che su rotaie, tra binario unico e imbuti trasportistici. La Regione sconta un forte ritardo nell’adeguamento infrastrutturale, sintomo di un abbandono dello Stato. Calabria e Sicilia sono considerate solo come svincolo autostradale per merci e passeggeri”.  Per l’associazione, quindi, sarebbe più urgente “mettere al passo le regioni con le altre d’Italia”. “Ci accontenteremmo di autostrade e ferrovie moderne sulla tirrenica e sulla ionica”, ha concluso Fratto.

“Rischi ambientali”

Alla fine, poi, è stato il turno del Wwf. In commissione oggi c’era, in rappresentanza dell’associazione, il responsabile delle relazioni istituzionali Stefano Lenzi. Che è entrato nel dettaglio di tutti i vincoli ai quali è sottoposta l’area dello Stretto. 

“Tutta l’area – ha detto – è compresa tra zone protette, tutelate dalla Direttiva comunitaria Habitat. Questo, nel 2005, fu causa di una minacciata procedura di infrazione perché la valutazione di incidenza del progetto preliminare del 2003, violava di questa proprio i termini di questa direttiva”.

“Bisogna anche ricordarsi – ha continuato Lenzi – che il Ponte non regge dal punto di vista economico e finanziario. Tanto è vero che dalla relazione del gruppo di lavoro del 2021 emergeva che la brevità del percorso delle relative opere connesse non consente di prevedere un numero di pedaggi a carico degli utenti per poter fare un project financing: quotidianamente, infatti, attraversano lo Stretto non più di 4.500 persone, il 76,2% di queste è senza auto a carico e di origine locale”. 

E ancora: “Di quest’opera se ne parla da 50 anni e nessuno è riuscito a dimostrare né l’utilità né la redditività. Sulla fattibilità, in base a quanto rilevato dal gruppo di lavoro nominato dal Mims nel 2021, si tratta di costruire un ponte a doppio impalcato – stradale e ferroviario – ad unica campata di 3300 metri, quando al mondo con queste caratteristiche esiste una lunghezza massima di 1991 metri. E non è una questione secondaria dal punto di vista tecnologico e ingegneristico”. Per questo, secondo il Wwf, il Ponte sullo Stretto sarebbe “un’opera dagli elevatissimi e insostenibili costi ambientali”.

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