Porto di Augusta, dal collegamento ferroviario al terminal container: ostacoli bonifica della rada e geopolitica

Porto di Augusta, dal collegamento ferroviario al terminal container: ostacoli bonifica della rada e geopolitica

Daniele D'Alessandro

Porto di Augusta, dal collegamento ferroviario al terminal container: ostacoli bonifica della rada e geopolitica

Salvo Catalano  |
lunedì 01 Maggio 2023

Si discute sul piano di interventi da effettuare al porto di Augusta con i fondi del Pnrr: ecco il progetto e quali sono i principali problemi

Nel febbraio del 2021, quando il Pnrr era solo la sagoma di una montagna di miliardi che stavano per piovere sull’Italia e non l’incubo di non saperli spendere, otto docenti delle università siciliane e calabresi pubblicarono un documento che si intitolava così: I tre interventi che non possono mancare nel sistema di trasporti di Sicilia e Calabria. Una road map su dove indirizzare i fondi del Piano nazionale di resilienza per incidere veramente sullo sviluppo delle due regioni più disastrate del Paese. Il primo suggerimento era l’alta velocità ferroviaria comprensiva di attraversamento stabile dello Stretto, il secondo era la trasformazione in smart road delle principali autostrade siciliane e della Salerno-Reggio Calabria, e il terzo si concentrava sui porti di Gioia Tauro e Augusta. “È necessario – scrivevano gli esperti di Trasporti e Infrastrutture – dare particolare attenzione ai due porti dell’estremo Sud, che saldati ai sistemi stradali e ferroviari TEN-T, forniscono i principali punti di appoggio e possono imprimere un effetto leva al sistema economico del Paese a partire dal Mezzogiorno”.

IL COLLEGAMENTO FERROVIARIO DEL PORTO DI AUGUSTA

È notizia dei giorni scorsi che è stata avviata la fase conclusiva della progettazione del collegamento ferroviario del porto di Augusta con la rete ferroviaria Siracusa-Catania. Un’opera da 75 milioni di euro finanziata proprio col Pnrr, importantissima perché permetterà al traffico merci di raggiungere Catania e il resto della Sicilia e del Paese aprendo la strada a un reale scambio intermodale. Per ultimare la progettazione di fattibilità tecnico economica è stato siglato un accordo tra il ministero delle Infrastrutture, il gruppo Ferrovie e l’Autorità di sistema portuale della Sicilia orientale. Il progetto prevede un primo lotto per il collegamento con la rete ferroviaria esistente e un secondo per accedere al terminal. “Il ministero con la firma dell’accordo pone un altro importante tassello nell’azzeramento del gap infrastrutturale tra i porti del Nord e del Sud, condizione necessaria per uno sviluppo equilibrato dell’intero Paese”, si legge nel comunicato.

E in effetti il collegamento ferroviario del porto di Augusta è una condizione imprescindibile per il suo sviluppo, sottolineata nel documento del 2021 anche dal team di docenti (Gaetano Bosurgi e Massimo Di Gangi, dell’Università di Messina; Salvatore Damiano Cafiso e Matteo Ignaccolo, dell’Università di Catania; Anna Granà, dell’Università di Palermo; Demetrio C. Festa, dell’Università della Calabria; Francesco Russo, dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria e Giovanni Tesoriere, dell’Università Kore di Enna).

A questo si aggiunge che il progetto di alta capacità ferroviaria tra Palermo, Catania e Messina dovrebbe rendere finalmente i binari siciliani adatti a far transitare i carri container che circolano nel resto d’Europa. “Fino a oggi, si fa fatica a crederci, ma non è così – spiega il professore Tesoriere, che è stato preside del dipartimento di Ingegneria all’università Kore di Enna – Le gallerie attuali non permettono il transito delle sagome dei carri commerciali. La Sicilia al centro del Mediterraneo è uno slogan, perché in realtà non possiamo trasportare alcunché”.

L’INTERESSE CINESE E GLI OSTACOLI PER LA PRESENZA MILITARE

Tesoriere, che è stato anche vice commissario del porto di Augusta, sottolinea come nel recente passato ci sia stato “l’interesse per Augusta di grandi compagnie cinesi che avevano visto la possibilità di avviare un’attività container”. Un interesse infranto anche sugli scogli della geo politica mondiale. “La Sicilia paga anche un altro prezzo di cui si parla poco: la presenza di Sigonella, la più grande base Usa in italia, che condiziona la geopolitica e gli investimenti stranieri sul nostro territorio. Quando i cinesi si interessarono ad Augusta, dagli Usa arrivarono grandi rimostranze col governo di allora. E Augusta, a maggior ragione, paga anche il fatto che è un importante porto militare”.

GLI ALTRI INVESTIMENTI PNRR AD AUGUSTA

Per Augusta i fondi del Pnrr serviranno anche ad altro. È infatti stata finanziata con 21 milioni di euro la realizzazione di un terzo ponte che colleghi l’isola di Augusta alla terraferma. Infine è stata già bandita la gara d’appalto per la manutenzione straordinaria delle banchine e dei piazzali retrostanti il porto commerciale e la nuova darsena. L’intervento, che comprende anche la manutenzione straordinaria del pontile per l’ormeggio di navi Ro-Ro e degli impianti tecnici, avrà un importo di 25,1 milioni di euro ed una durata di 18 mesi.

IL FUTURO DEL PORTO E LA BONIFICA DELLA RADA

Basteranno questi interventi per far crescere il porto di Augusta al punto da concorrere con quelli del Nord Italia? Secondo il team di esperti andrebbero affrontati altri due temi fondamentali: la bonifica della rada del porto, una delle più grandi del Mediterraneo e una delle più inquinate, avvelenata dal mercurio sversato in maniera incontrollata per decenni dalle industrie del petrolchimico; e l’integrazione col porto di Gioia Tauro. “Per Augusta – sottolineano i docenti universitari – al di là dei singoli interventi che possono essere implementati, esiste una questione centrale che è dirimente rispetto alla possibilità di utilizzo del porto da parte delle navi di nuova generazione: la bonifica dei fondali della rada. Tale intervento diventa strategico per permettere al porto di evolvere da porto prettamente industriale a porto industriale e commerciale strategico per il Paese e per l’Europa”. Tuttavia non si è riusciti a cogliere l’occasione del Pnrr per finanziare un intervento il cui valore viene stimato in circa 200 milioni di euro. Il trentennale iter per la progettazione della bonifica è al momento fermo presso l’Ispra, l’istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, a cui il ministero dell’Ambiente ha affidato nel 2021 gli studi propedeutici alla bonifica.

I PROGETTI DEL PRESIDENTE DELL’AUTORITA’ PORTUALE

Di diverso avviso è Francesco Di Sarcina, l’attuale presidente dell’Autorità di sistema portuale della Sicilia orientale. “Magari il problema principale fosse la bonifica! Qui ancora non c’è niente dal punto di vista del traffico container, invece con poco realismo qualcuno continua a immaginare un porto hub per contenitori. Il problema è che non ci sono le condizioni di mercato che lo permettono”. Di Sarcina sottolinea come in tuta Italia il mercato di Teus (i container standard da 20 piedi) è stagnante da anni, fermo a nove milioni. “Il traffico non cresce e sono già allocati nei grandi porti italiani, difficile che un armatore cambi dopo Aver fatto investimenti”.

Il presidente ha invece in mente uno sviluppo graduale per il prossimo quinquennio, “considerato che attualmente in Sicilia si movimentano 100mila teus in un anno, quello che a Genova si fa in circa un mese. Io credo che l’isola abbia la possibilità al massimo di raddoppiare queste cifre e noi vogliamo realizzare nei prossimi anni un terminal contenitori proporzionato”. La prima tappa è “spostare il terminal contenitori di Catania, dove non c’è più spazio per crescere, ad Augusta che invece ha ampi spazi. Questo comporterà anche l’arrivo di un numero maggiore di navi, perché il fondale di Augusta è più profondo, possono approdare navi con pescaggio di 13 metri anziché i 9 di Catania. Tutto questo senza la necessità di toccare la questione ambientale e la bonifica, il cui iter procede parallelamente. Per fare questo ci vorrà un anno, un anno e mezzo. Se tutti gli attori in campo saremo bravi – continua – il traffico inizierà a crescere e cominceremo a ragionare di una piccola riconversione modale”. Crescita graduale quindi pensando soprattutto al mercato siciliano in entrata e in uscita. “Molte merci che consumiamo in Sicilia arrivano da fuori e in larga parte con i camion – continua Di Sarcina – Questo è parzialmente modificabile creando condizioni idonee. Anziché far sbarcare queste merci nei porti del Nord, gli armatori potrebbero scegliere Augusta. Ma non vedo realistico che un armatore sbarchi in Sicilia merci destinate al nord Italia o Europa, visto che è molto più economico far viaggiare in nave i prodotti e accorciare il più possibile il trasporto in treno”.

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