Professionisti politici, ma il Popolo decide - QdS

Professionisti politici, ma il Popolo decide

Carlo Alberto Tregua

Professionisti politici, ma il Popolo decide

mercoledì 28 Febbraio 2024

Questa volta Salvini ha ragione

Negli scorsi giorni la Commissione Affari costituzionali del Senato ha bocciato un emendamento presentato dalla Lega che avrebbe consentito a presidente di Regione e sindaci di potersi candidare per il terzo mandato.

Naturalmente la questione non è conclusa definitivamente perché il leader della Lega, Matteo Salvini, intende portare alla votazione dell’Aula questo emendamento, anche per snidare il Partito democratico, perché al suo interno vi sono tre presidenti di Regioni (De Luca in Campania, Bonaccini in Emilia Romagna ed Emiliano in Puglia) che vorrebbero candidarsi per la terza volta. La Lega vorrebbe ripresentare Zaia per il terzo mandato nel Veneto.

Sono tutti candidati autorevolissimi che sono stati eletti con suffragi importanti fra il sessanta ed il settanta per cento, per cui non ricandidarsi significherebbe per i rispettivi partiti perdere cospicue quantità di voti.
Si capisce quindi la loro posizione ed anche quella degli altri partiti che hanno interessi opposti.

Come è noto ai/alle lettori/trici che ci seguono da quarantacinque anni, siamo stati sempre contro i/le professionisti/e della politica, cioè quelli/e che della politica fanno un mestiere, che probabilmente non hanno mai lavorato, che non hanno un lavoro vero e proprio e che, abbandonando gli scranni pubblici, non saprebbero cosa fare.

Ad ogni modo, con le ricche pensioni di cui comunque godrebbero, non sarebbero di certo ridotti alla miseria. Come esempio Pier Ferdinando Casini, un uomo politico di indubbie capacità, che ininterrottamente da quarant’anni siede su uno scranno del Parlamento.

Per quanto in disaccordo su quasi tutto, abbiamo concordato con Beppe Grillo, il quale tassativamente ha imposto nello statuto del Movimento Cinque Stelle il divieto di superare due mandati, per effetto del quale, per esempio, ex ministri ed ex presidente della Camera sono stati costretti a ridiventare cittadini/e “normali”.

Quindi non abbiamo il minimo dubbio che non solo della politica non si debba fare una professione, ma nessuno dovrebbe essere eletto al Parlamento o nei Consigli regionali o comunali senza prima avere presentato, almeno per qualche anno, la dichiarazione dei redditi a dimostrazione del lavoro svolto.

Tuttavia, nonostante la nostra secolare e ferma posizione contro i/le professionisti/e della politica, non possiamo non prendere in esame la questione di fondo e cioè che in una democrazia il Popolo è sovrano.

Il divieto di occupare le istituzioni come fosse un lavoro dovrebbe essere un patrimonio del Popolo, il cui sentimento dovrebbe portare a vietare tassativamente, appunto, questi personaggi di lungo corso, che non hanno mai fatto nulla nella loro vita tranne che essere eletti.
Siccome pensiamo che è sempre il Popolo a dover dire l’ultima parola, vietare con decisioni verticistiche che qualcuno possa ripresentarsi per la terza, quarta o quinta volta ci sembra andare contro l’indipendenza della volontà popolare.

Chiariamo quindi che se una persona si ripresenta per un certo incarico per la terza, quarta o quinta volta, se il Popolo ha in sé la cognizione che nessuno debba essere professionista della politica, non lo voterà; per contro, se lo vota, vuol dire che non ha questa cognizione e quindi non possiamo che inchinarci a quel soggetto collettivo che è appunto il Popolo.

Apparentemente la nostra posizione potrebbe sembrare contraddittoria perché affermiamo due aspetti della stessa versione che sono opposti, ma voi sapete, cari/e lettori/trici, che la nostra abitudine è sempre quella di illuminare tutto lo scenario, a prescindere dal fatto che noi ne condividiamo una parte, perché i veri giudici delle questioni che vi proponiamo siete voi, che pensate con la vostra testa e non con quella degli altri.

Purtroppo i media di ogni tipo cercano di influenzare i/le cittadini/e in un senso o nell’altro e questo è male perché chi fa informazione dovrebbe attenersi rigorosamente al dettato articolo 21 della Costituzione e chi di essi fa il/la giornalista, dovrebbe attenersi altrettanto rigorosamente al Codice Deontologico del 2021.

Purtroppo dobbiamo constatare come ciò non accada sovente e ce ne rammarichiamo perché questo danneggia l’opinione pubblica dei cittadini “sovrani”.

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Un commento

  1. Nicola ha detto:

    Non vedo l’ urgenza e la necessità di un terzo mandato, finalizzato soltanto a riempire le tasche dei Presidenti e del loro seguito. Bastano due mandati per garantire continuità politica e istituzionale.

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