"Prontodroga" a Palermo, cocaina a domicilio H24 - QdS

“Prontodroga” a Palermo, cocaina a domicilio H24

redazione

“Prontodroga” a Palermo, cocaina a domicilio H24

venerdì 26 Luglio 2019

Smantellata dalla Polizia di Stato una imponente rete di spaccio. Sedici le persone arrestate dalla Squadra mobile. Grazie a un "call center" la droga veniva fornita ai clienti a qualsiasi ora di giorno o di notte

Nell’ambito dell’operazione “H24 Evolution”, con arresti e perquisizioni, dalle prime luci dell’alba, la Polizia di Stato ha smantellato una sorta di “Prontodroga”: una fitta rete di spaccio, gestita da due associazioni a delinquere, che recapitava a domicilio e a tutte le ore sostanze stupefacenti.

Un’organizzazione che, sottolineano gli investigatori, nel corso degli ultimi anni, ha fatto circolare a Palermo fiumi di cocaina.

Tra i capi dell’organizzazione anche un parente di un noto pregiudicato mafioso del mandamento della “Noce”, arrestato nel corso dell’operazione che è una “evoluzione” di quella che, nel febbraio del 2017, colpì il rione Zisa.

Si scoprì allora che i malviventi, tramite ordinazioni telefoniche, effettuavano continue cessioni di stupefacente ad acquirenti della “Palermo bene”.

Le ultime indagini, svolte dalla Sezione Antidroga della Squadra Mobile di Palermo e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, hanno registrato le illecite attività di altri soggetti, sempre del rione Zisa che, appartenenti a organizzazioni strutturate e con un servizio h24, offrivano droga a tutte le ore, non soltanto “take away” ma anche a domicilio in zone diverse del centro cittadino.

L’associazione controllava rigidamente l’attività di spaccio dei propri pusher, utilizzando anche dinamiche conflittuali tra loro per metterli in competizione e fargli aumentare il bacino di clienti.

Il “Prontodroga” era gestito da un efficiente call center scoperto dalla Squadra mobile di Palermo che ha arrestato 16 persone: Giuseppe Vallecchia, 40 anni, Giuseppe Randazzo, 39 anni, Francesco Paolo La Rocca, 28 anni, Ernesto Gulotta, 41 anni, Francesco Paolo Lo Iacono, 37 anni, Danilo Biancucci, 28 anni, Carlo Marchese, 43 anni, Emanuele D’Angelo, 36 anni, Michele Calaió, 43 anni, Michele Pagano, 43 anni, Raoul Bova, 31 anni, William Errante, 33 anni, Anna Bonfardino, 33 anni, Lorena Vitale, 34 anni.

Antonio Napolitano, 37 anni era già detenuto: la misura gli è stata notificata in carcere.

Ai domiciliari è andato Ivan Errante, 33 anni, arrestato a Milano.

I pusher, come emerge dall’inchiesta, erano reperibili al cellulare 24 ore su 24 per soddisfare le richieste dei clienti. Anche in piena notte.

C’erano poi i “motivatori” che spingevano gli spacciatori a cercare sempre nuovi clienti ed evitare che, non rispondendo alle richieste, questi potessero cercare la droga da altre organizzazioni.

Uno di loro, Michele Calaió, era stato rimproverato aspramente da Antonio Napolitano, anche lui nella banda, perché alle 4 di notte non aveva risposto alle richieste del cliente. Anzi per evitare i controlli aveva cancellato messaggi e chiamata.

Napolitano, che aveva ricevuto le lamentele dall’acquirente, aveva rimproverato aspramente Calaió.

Nel corso delle indagini gli agenti hanno ascoltato anche la storia di Ernesto Gulotta, accusato di avere preso dei soldi all’organizzazione. Alla fine dell’inchiesta interna svolta dalla banda è emerso che Gulotta non si era intascato nulla. Ma per il solo sospetto era stato picchiato, come esempio per tutti.

A capo dell’organizzazione, secondo gli inquirenti, c’era Giuseppe Vallecchia che, secondo quanto emerso nelle intercettazioni avrebbe controllato le attività dal carcere.
Avrebbe conquistato il ruolo di vertice grazie alla parentela con Fabio Chiovaro, boss della Noce. Vallecchia è il fidanzato della sorella.

“L’operazione di oggi – ha spiegato Rodolfo Ruperti capo della squadra mobile di Palermo – è la prosecuzione di quella che nel 2017 aveva portato in carcere diversi pusher sempre alla Zisa che rifornivano decine e decine di assuntori anche a casa. Il sistema anche in questo caso era basato su due bande che riuscivano a consegnare la cocaina a una serie di clienti assidui. Ogni pusher aveva dei cellulari con dei numeri e guadagnava circa 800 euro a settimana”.

Trait d’union tra l’operazione del 2017 e quella di oggi è rappresentato dalla presenza di Danilo Biancucci.

“In casa sua si svolgevano le riunioni – ha spiegato Agatino Emanuele capo della narcotici – e in alcuni casi in queste riunioni si motivavano i pusher a guadagnare sempre di più. Durante la riunione uno dei motivatori disse al pusher che se si fosse impegnato avrebbe potuto guadagnare 800 euro a mattinata”.

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