Pubblicare le notizie, ma prima controllarle - QdS

Pubblicare le notizie, ma prima controllarle

Carlo Alberto Tregua

Pubblicare le notizie, ma prima controllarle

venerdì 08 Marzo 2024

Deviazioni e dossieraggi

È scoppiato l’ennesimo scandalo sulla gestione dei dati sensibili riguardanti le persone fisiche, che occupano posti di responsabilità istituzionali e politici. In altri termini, vengono costruiti dossier (fascicoli) in cui si raggruppano informazioni sensibili con l’obiettivo di poterle adoperare per denigrare questo/a o quello/a di fronte all’opinione pubblica, in modo da fargli/le perdere credibilità.

Si tratta di una sporca operazione che non è nata oggi, ma che risale al dopoguerra, quando gli americani fornivano notizie ai democristiani per screditare i comunisti e l’Unione sovietica e viceversa.
Ma poi, per non farci mancare nulla, vi sono stati gli scandali interni, come la massoneria deviata, la P2, tentativi di colpi di stato e altri eventi, con l’obiettivo di destabilizzare le istituzioni nazionali partendo dalle persone che le rappresentavano.
Quanto descritto accade ancora oggi.

La questione è nata per la pubblicazione sul quotidiano Domani di un’inchiesta svolta da Giovanni Tizian, Nello Trocchia e Stefano Vergine, i quali hanno ricevuto informazioni da varie persone (non hanno rivelato la fonte) che pian piano si stanno individuando.
La pubblicazione dell’inchiesta citata ha creato un enorme vespaio anche all’interno della categoria dei giornalisti e soprattutto verte su un punto: se le notizie ricevute possano o debbano essere pubblicate o meno.

L’interrogativo ha una risposta senza esitazioni: le notizie o le informazioni vanno pubblicate. Ma c’è un “Ma” grosso quanto una casa e cioé che prima esse devono essere controllate non soltanto in quanto tali, ma anche attraverso altre fonti che ne convalidino la veridicità. Se non si adottasse questo meccanismo, si potrebbero pubblicare notizie di ogni genere e tipo, soprattutto quelle false, che oggi vengono denominate fake news.

Un/a comunicatore/trice, un/a informatore/trice, ma soprattutto un/a giornalista non può permettersi di pubblicare notizie che non siano state controllate da più fonti bilanciate e che quindi assicurino, al di là di ogni ragionevole dubbio, che non si stiano millantando questioni prive di fondamento.

Nel caso in esame, pare che le informazioni siano arrivate da un tenente della Guardia di Finanza che aveva accesso alle banche dati e che ha trasferito le informazioni attinte, sembra, non nell’ambito di inchieste giudiziarie, ma a titolo personale.

Ora, il direttore di Domani aveva l’obbligo etico (lo prescrive il Codice deontologico dei giornalisti del 2021) di controllare che queste informazioni fossero vere, oppure se derivassero da fonti che potevano essere consultate legalmente.

È infatti noto che la Legge cosiddetta della privacy (Lpd) prevede la tutela dei dati sensibili dei/delle cittadini/e, che non possono essere utilizzati a piacimento di questo/a o di quello/a. Cosicché, se queste informazioni, arrivate a Domani, non avessero avuto il crisma dell’autenticità, ovvero fossero state attinte da fonti vietate, non potevano essere pubblicate.
A ogni modo, la Magistratura ha aperto i fascicoli e vedremo a che cosa porteranno.

La questione dell’informazione nella nostra epoca è fondamentale perché più che mai, più che nei decenni precedenti, può influenzare l’opinione pubblica.
Paradossalmente, come abbiamo scritto più volte, la diffusione capillare dell’informazione attraverso gli smartphone, anziché aver fatto aumentare i saperi, ha fatto crescere l’ignoranza, insieme alla presunzione dei saperi. Questo è il vero guaio. Chi sa è umile, l’ignorante è presuntuoso.

Perché è accaduto quanto precede? Perché chi attinge attraverso gli smartphone a tutti i siti di informazione, crede di sapere tutto di tutto, ma sostanzialmente ha acquisito notizie sporadiche, non collegate e che probabilmente non è in condizione di mettere insieme perché gli manca la preparazione conseguente a letture e ad allenamenti mentali.
Dunque, una grande responsabilità di chi fa comunicazione e informazione è quella di non condizionare i/le cittadini/e con notizie non documentate o non controllate.

Tag:

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017