Quaranta soluzioni per la Sicilia - Parte 2 - QdS

Quaranta soluzioni per la Sicilia – Parte 2

redazione

Quaranta soluzioni per la Sicilia – Parte 2

lunedì 16 Dicembre 2019

162 incompiute da sbloccare con i fondi Ue

“In Sicilia ci sono opere da sbloccare per 10 miliardi, buona parte di competenza di Anas e Rfi. I fondi saranno revocati se gli appalti non saranno affidati entro il 2021” – dichiarava pochi mesi fa Fulvio Bellomo, dirigente generale del dipartimento regionale Infrastrutture, all’incontro di Ance Sicilia sul Bim, nuova metodologia informatica.
Dal censimento delle opere cantierabili prodotto da Ance (aggiornato a dicembre 2018) emergono 268 cantieri senza appalto, ma per cui ci sono somme disponibili per la costruzione. Ogni provincia siciliana ha il suo piccolo patrimonio da spendere e la sua opera generosamente finanziata e ferma. Dalle scuole materne ai palazzi sede dei Comuni, dagli impianti sportivi alle opere per la messa in sicurezza antisismica degli edifici, fino alle strade interne determinanti per collegare i piccoli borghi della Sicilia. La più grande regione d’Italia è un cantiere aperto, è un territorio di opere incompiute (162, secondo l’ultimo rilevamento del Mit, del 2017). Per far ripartire l’economia, dunque, occorre sbloccare i cantieri, spendere i fondi Ue e rimettere in circolo liquidità.

Creare competenze contro la disoccupazione

Tanti soldi spesi per la formazione, tanti buchi neri rimasti nel mercato del lavoro. La Sicilia piange oggi per i suoi governi regionali che nei decenni sono stati poco lungimiranti. Suona come una vera e propria beffa il fatto che negli ultimi 15 anni si siano spesi quasi 3 miliardi di euro per poi avere come effetto la mancanza di quei necessari profili professionali da inserire nel mondo del lavoro siciliano. Le professioni più difficili da reperire in Sicilia sono “installatori e riparatori di apparati elettrici ed elettromeccanici”, con una difficoltà di reperimento del 49,7% delle assunzioni, seguita da “montatori di carpenteria metallica” con il 42%, da “tecnici della vendita e della distribuzione” con il 39,5%, da “meccanici e montatori di macchinari industriali e assimilati” con il 36,3%. Molto ricercate anche le professioni legate al “digitale e all’Ict”. Ma sono in pochi a saper svolgere queste professioni e la Formazione, così com’è oggi, è pressoché inutile. E così la disoccupazione galoppa e resta oscillante tra il 20 e il 21%, quasi al 40% quella giovanile.

Fondi Ue, fare i progetti, spendere e certificare

Al 21 novembre, secondo quanto ci ha riferito la Commissione europea, la Regione siciliana aveva certificato solo 12.100.404,58 di euro a valere sui fondi Fesr 2014/2020 per l’anno in corso. Poco più di un milione al mese dunque, su una dotazione complessiva – lo ricordiamo – di 4,27 miliardi (senza contare gli altri programmi e i fondi nazionali per un totale di 11,5 miliardi di euro). Ma il problema resta sempre lo stesso. Mancano le idee, mancano i progetti. La Regione è stata costretta a certificare progetti “vecchi”, i cosiddetti progetti retrospettivi. E quando ha speso, la Regione ha certificato all’ultimo minuto (gli ultimi giorni del mese di dicembre) costringendo così l’Ue a sbloccare i fondi in ritardo, che dopo essere rimasti tre mesi sui conti correnti della Regione, finalmente vengono girati ai beneficiari.

Turismo, grandi eventi durante tutto l’anno

Nel 2018 la Sicilia ha registrato 15,1 milioni di pernottamenti, dato in crescita rispetto all’anno precedente ma lontanissimo rispetto ad altre concorrenti affacciate sul Mediterraneo (Malta, 80 volte più piccola, ha registrato oltre 16 milioni di pernottamenti, le Isole Baleari oltre 80 milioni) e ad altre regioni italiane, primo il Veneto con oltre 60 milioni di visitatori. Per migliorare il livello di permanenza, occorre agire con proposte di soggiorno differenziati per segmenti di mercato e più accattivanti, intervenendo sulla programmazione degli eventi con grande anticipo e mettendoli online per renderli visibili a tutti e a tutte le latitudini. Gli eventi sull’Isola in estate ci sono, ma spesso sono poco pubblicizzati o messi in vetrina in sole due lingue come accade nel portale ufficiale regionale dedicato al turismo. In Veneto il portale “parla” quattro lingue. Occorre poi “spalmare” questi eventi durante tutti i mesi dell’anno, non solo da giugno a settembre. Il sole, il mare, la ricchezza e la varietà dei nostri beni culturali sono già un punto di forza, ora occorre programmare con largo anticipo e comunicare le nostre bellezze con opportuni investimenti.

Formazione professionale legata al mercato del lavoro

L’esercito che non si sfianca mai. Incrollabili, impassibili, sempre presenti. è la schiera dei dipendenti degli enti di formazione e degli oramai defunti Sportelli multifunzionali. Nonostante le rivoluzioni che hanno investito entrambi i fronti, e il blocco del settore per lungo tempo ancora nulla è cambiato e, se ultimamente è stata varata la riforma del settore, resta identico il “parco” dei docenti. Dall’ultima ricognizione fatta dalla Regione, nell’albo dei formatori e dei servizi formativi, risultano essere iscritti 8.205 dipendenti. Per far sì che la formazione torni (o meglio, diventi) utile al mercato del lavoro, occorre uno svecchiamento di questo bacino. A poco serviranno i corsi di aggiornamento previsti dalla riforma della Formazione: sono centinaia i docenti con qualifica bassa, già in là con gli anni, non più adeguati alle necessità richieste dai nuovi corsi di formazione. Prepensionamenti prima e nuovi docenti per nuovi corsi (incentrati sulla tecnologia, sul turismo, sull’agricoltura innovativa, ecc) devono essere il pilastro per far ripartire un settore che da troppi anni è inutile ai giovani.

Agricoltura da svecchiare e innovare con i fondi Psr

Rilanciare l’agricoltura in Sicilia partendo dai giovani, questo l’obiettivo della Regione Sicilia con il Psr 2014-2020. Ma “A poco più di un anno dalla scadenza del periodo di programmazione del Piano di Sviluppo Rurale – dichiarava Giovanni Gioia presidente di Confagricoltura-Anga Sicilia, in un’inchiesta pubblicata poco tempo fa – l’avanzamento di spesa del Psr è ad uno stato preoccupante. Per il sistema agricolo, il successo scaturirebbe dall’erogazione effettiva delle somme alle imprese e sicuramente non ha aiutato il susseguirsi di governi regionali di diverso indirizzo politico. Dobbiamo cambiare strategia”. Rispetto al 2010 l’incidenza dei giovani in agricoltura è diminuita (erano il 7,5% nella Ue ed il 5,1% in Italia). “Ci sono solo nove Paesi in Europa – scriveva Comegna, economista ed esperto di politica agraria – che registrano una percentuale di giovani agricoltori inferiore al dato italiano e 17 che sono meglio posizionati su tale parametro”. E la Sicilia non è certo messa meglio. Svecchiare il settore, spendere i fondi del Psr 2014-20 e puntare sull’agricoltura innovativa (tra le quali l’idroponica) per rilanciare il settore.

Sicurezza delle scuole, accertamenti urgenti

In Sicilia il 56,2% degli edifici adibiti a funzioni scolastiche è privo di certificato di collaudo, come appurato dalla stessa Regione, e il 65,6% non è adeguato alle normative antisismiche. Il 45,8%, invece, risulta costruito tra il 1946 e il 1975, il 37,6% necessita di interventi di manutenzione urgente; il 40% è privo del certificato di agibilità; il 38,4% si trova in aree a rischio sismico e il 60% non ha il certificato di prevenzione incendi. Mettendo a confronto i dati di Cittadinanzattiva degli anni passati si scopre che nulla è stato fatto in questo lasso di tempo nonostante i segnali allarmanti. è necessario che il governo regionale faccia accertamenti urgenti, con investimenti immediati di fondi tra Stato e Regione per invertire la rotta. La Regione, come ci diceva tempo fa l’assessore Lagalla, “ha già costituito un’unità di crisi per avere una fotografia fedele delle carenze effettive, dei reali deficit strutturali e non solo delle carenze delle documentazioni burocratiche”.

Politiche di Coesione per i Beni confiscati

Il valore stimato per i beni immobili in Italia in gestione all’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc) e quindi non destinati, è pari a circa due miliardi di euro; il dato per la Regione Siciliana è di quasi 700 milioni. Il 35% della “ricchezza” nazionale è dunque da esprimere nell’Isola. La Sicilia guida le classifiche, aggiornate al 30 giugno 2019, per procedure in gestione, per immobili destinati, per numero di comuni destinatari e anche per immobili in gestione. Un patrimonio ingente che il direttore dell’Agenzia, Bruno Frattasi e i suoi collaboratori puntano a rendere fruibile attraverso un processo di “costruzione della macchina dell’amministrazione” e attraverso “l’attività di reddito”. L’obiettivo è anche quello di usare le politiche di Coesione per valorizzare i beni confiscati.

Trasporti: Tpl, ferrovia e continuità territoriale

La Sicilia può contare su una rete ferroviaria lunga 1.490 km e dei 1.379 chilometri della rete Rfi, ne possiede solo 190 a doppio binario ed elettrificati e i restanti 1.189 a binario semplice (di cui 611 elettrificati e 578 non elettrificati). Un turista che volesse raggiungere Trapani in treno, partendo da Siracusa, impiegherebbe più di 12 ore con ben 4 cambi in un percorso di circa 360 Km. Il trasporto su gomma è troppo spesso affidato a (costosi) privati. Non c’è un collegamento diretto tra Catania e la Valle dei Templi o tra Palermo e Taormina.
L’indicatore relativo alla presenza di reti urbane di trasporto per 100 kmq resta tra i più bassi d’Italia al punto che un quarto delle famiglie isolane, circa 500mila, ha denunciato molta o abbastanza difficoltà per raggiungere negozi alimentari e/o mercati.
Per risollevare lo stato dei collegamenti in Sicilia occorre riaprire i cantieri, chiedere (fatto) la continuità territoriale per i voli aerei, potenziare il trasporto pubblico su gomma (magari con corsie preferenziali e scontistica ad hoc) e completare il prima possibile l’adeguamento dei binari della rete ferroviaria.

Fondi per la ricerca da incrementare

Per le università siciliane c’è un aumento dei fondi per gli investimenti nella ricerca ma siamo ancora lontani dai numeri degli altri Paesi europei e oltreoceano. In generale la Sicilia ha speso nel 2015 (ultimi dati Anvur 2018) l’1% del Pil in ricerca e sviluppo contro il 2,15 del Piemonte, in testa alla classifica.
Le imprese e le istituzioni sembrano ottimiste: le previsioni elaborate e condivise con Istat segnano per il 2019 un ulteriore aumento della spesa in R&S intra-muros sul 2018: un +5,7% fra le istituzioni private non profit, un +2,7% fra le istituzioni pubbliche e un +0,8 fra le imprese, che ricordiamo rappresentano la fetta più grossa della spesa.
Il punto è che si tratta di investimenti disequilibrati: il 70% della spesa in R&S – 16,2 miliardi di euro – si concentra nelle regioni del Centro-nord Lombardia, Lazio, Piemonte, Emilia-Romagna e Veneto. Se consideriamo solo le imprese, si sale al 75% di investimenti in queste sole cinque regioni.
Purtroppo la Sicilia resta legata ad una spesa non produttiva quando invece è la Ricerca ad essere il seme dello sviluppo.

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