Quasi tutti i Comuni classificati come turistici. L’assessore Amata: “Il settore deve fare rete” - QdS

Quasi tutti i Comuni classificati come turistici. L’assessore Amata: “Il settore deve fare rete”

Vincenza Grimaudo

Quasi tutti i Comuni classificati come turistici. L’assessore Amata: “Il settore deve fare rete”

martedì 14 Marzo 2023

Nell’elenco 291 centri su 391, ma senza programmazione i pernottamenti restano al palo. Nell’ultimo anno pre pandemia il Veneto ha fatto cinque volte meglio dell’Isola. C’è da colmare un gap enorme

PALERMO – Ben 291 Comuni su 391 totali definiti “turistici”. E a qualcuno in realtà neanche basterebbe. C’è qualche altro sindaco che scalpita e vorrebbe allo stesso modo che il suo territorio fosse definito in tal modo. Uno scenario che potrebbe sembrare tutt’altro che realistico per una Sicilia che di turismo potrebbe abbondantemente vivere, ma che stenta a farne un vero marchio di fabbrica.

Sulla questione si è espresso anche il presidente nazionale dell’Unpli, vale a dire l’unione di tutte le Pro Loco italiane, il siciliano Antonino La Spina: “E che siamo il paese dei balocchi?”. Un’esclamazione quasi naturale nel vedere una classifica, quella dell’Istat, che sarà pure basata su parametri tecnici ma che onestamente appare lontana dalla realtà siciliana.

Sì, perché definire turistico la quasi totalità del territorio appare forse un’esagerazione. “Non c’è dubbio – afferma La Spina – che l’attribuzione di ‘Comune turistico’ derivi dai parametri individuati dall’Istat e che, pertanto, la Regione Siciliana si sia limitata ad adottare l’elenco aggiornato dell’Isola in base alla più recente classificazione compiuta. Il risultato è che su 391 Comuni ben 291 hanno ottenuto questo riconoscimento e, per quanto leggo, ne mancherebbero all’appello ancora alcuni per i quali sono stati chiesti dei chiarimenti. La mia impressione è che tra quelli riconosciuti forse non più del 70 per cento andrebbero effettivamente inseriti per le loro caratteristiche. Il punto è che, forse, anche alla luce dei riferimenti informativi utilizzati questa classificazione ha una valenza più legata ad aspetti tecnici, come accesso a contributi e tassa di soggiorno, che alla concreta e reale vocazione del singolo Comune”.

Nei giorni scorsi è stato approvato dall’assessorato regionale del Turismo il decreto assessoriale numero 188 con cui è stato adottato questo elenco dei Comuni turistici della Sicilia. Per provincia, il maggior numero è stato registrato a Messina, con 66 comuni, che erano appena 25 nel 2010; quindi Palermo, con 55 comuni, 16 nel 2010, subito seguita da Catania, con 53 comuni, 13 nel 2010. I numeri scendono parecchio ma rimangono comunque interessanti in provincia di Agrigento, con 29 comuni, Trapani, con 24 comuni, quindi Siracusa, a quota 20. Enna ne registra 19, seguita da Caltanissetta, a 14 comuni, e in ultimo Ragusa, a 11.

La definizione di Comune turistico è stata effettuata con il supporto dell’Istat, utilizzando una serie di criteri, a partire dalla categoria turistica prevalente. Questa individua la vocazione potenziale del comune in base a criteri geografici, come la vicinanza al mare, l’altitudine, e antropici, come nel caso dei grandi comuni urbani. Ancora, viene tenuta in considerazione la densità turistica, espressa da un set consistente di indicatori statistici comunali, pensati per misurare la presenza di dotazioni infrastrutturali e di flussi turistici. Fondamentale, inoltre, l’incidenza a livello locale di attività produttive e livelli occupazionali in settori di attività economica riferiti in modo specifico al settore turistico o culturale.

Inutile dire che questi numeri stridono poi con la realtà. Basti pensare al perenne macigno che questa Sicilia si porta dietro. Nell’ultimo anno pre pandemia il Veneto, regione con un’estensione territoriale e una popolazione molto vicina a quella siciliana, ha quasi quintuplicato i numeri isolani con oltre 71 milioni di pernottamenti contro i 15,1 milioni dell’Isola. Ecco perché secondo il numero uno delle Pro Loco italiane forse bisognerebbe spingersi un po’ oltre alle mere statistiche. Insomma, guardare un po’ più alla sostanza e forse meno a classifiche anche improbabili.

“Più che soffermarsi sul presunto ed eccessivo numero di Comuni che ha ricevuto questa attribuzione – aggiunge La Spina – occorrerebbe lavorare tutti insieme per risolvere le macro-questioni che ancora oggi non consentono alla Sicilia di avere un flusso turistico superiore, per esempio, a quello del Veneto. Certo, con 291 Comuni turistici su 391 in totale, sembriamo l’Isola dei balocchi, ma non è il momento delle provocazioni e nemmeno quello delle polemiche inutili, piuttosto occorre fare rete per alimentare e cavalcare i crescenti flussi turistici e in tal senso anche le Pro Loco, coordinate dall’Unpli, come dimostra il progetto Typical Sicily, possono fare la loro parte”.

Il piano dell’assessore Elvira Amata per una programmazione biennale

L’assessore regionale al Turismo Elvira Amata mostra estremo ottimismo. Fosse per lei riconoscerebbe tutti i Comuni siciliani come turistici: “Perché tutta la Sicilia è bella ogni territorio ha le sue bellezze e le sue peculiarità. Davvero non riuscirei a escluderne nessuno”.

Insomma, altro che restringere il cerchio come invece sarebbe opportuno secondo l’Unpli. Fatto sta che in questi giorni ha fatto discutere il fatto che alcuni Comuni siano rimasti fuori dall’elenco. L’assessore aveva annunciato che avrebbe fatto le sue rimostranze all’Istat e la risposta è stata lapidaria: “Ho chiesto – afferma – se ci fossero stati dei disguidi nella lettura dei dati e in realtà è venuto fuori che i conteggi e i parametri sono stati corretti. Parliamo quindi dei dati in possesso all’Istat. L’impressione però è che questi dati in possesso dell’istituto di statistica potrebbero non essere stati comunicati correttamente dai Comuni. Ecco perché ho già scritto ad Anci, l’Associazione nazionale dei Comuni, per esortare gli Enti locali a fare le dovute comunicazioni aggiornate e per tempo. La cosa certa è che nessuno è stato ‘tagliato’ da nessuno, ci si è limitati alla verifica delle statistiche e i numeri sono quelli”.

E così mentre il presidente nazionale Unpli parla di “Paese dei balocchi” con così tanti Comuni ritenuti turistici, l’assessore insiste su tutt’altra direzione: “Io continuerò a lavorare al massimo affinché si possano riconoscere in questo elenco quanti più Comuni possibili”.

Ma se davvero la Sicilia è così bella, e addirittura tutti i Comuni meriterebbero l’appellativo di turistici, come si spiega che ancora oggi la Sicilia è schiacciata da altre regioni sulla carta anche meno “ricche” turisticamente? “Questo – afferma l’assessore Amata – direi che è un altro paio di maniche ed è un aspetto su cui lavorerà questo Governo regionale e si è già messo in moto. Il problema è che in Sicilia il turismo non fa rete, ognuno fa per sé. Non è la strategia vincente in questi casi. La ricetta sarebbe quella di costituire una cabina di regia ed è quello su cui sto proprio lavorando. A capo di questa cabina ci sarà la Regione, poi a supporto una struttura che garantirà con la collaborazione di tutti gli attori interessati e un sistema in grado di garantire programmazioni su base biennale. Significherà mettere a sistema eventi e percorsi culturali con grande anticipo in modo che un turista abbia la visione per tempo di ciò che offre la Sicilia”.

Il segreto del successo di San Vito Lo Capo

Al di là di qualsiasi considerazione resta il fatto che la Sicilia, turisticamente parlando, potrebbe fare di più. E la conferma arriva proprio da quelle piccole-grandi realtà coinvolte nel fenomeno. Parliamo per esempio di San Vito Lo Capo, nella provincia di Trapani, divenuto oramai da qualche anno uno dei più grandi attrattori dell’intera Sicilia. Un paese di mare di neanche cinquemila residenti in grado di riuscire a registrare nell’arco dell’anno anche seicentomila presenze. Numeri importanti.

“Sulle scelte operate per il riconoscimento dei Comuni turistici non posso esprimermi – afferma il sindaco Giuseppe Peraino – evidentemente ci saranno dei parametri adottati che hanno portato a queste classificazione. Devo dire che San Vito Lo Capo è uno dei maggiori attrattori turistici della Sicilia, il terzo per l’esattezza. Se poi pensiamo che ben il 40% del turismo dell’intera provincia di Trapani viene assorbito dal nostro paese, questo ci porta a una produzione di Pil interno che per il 45% è collegato proprio al turismo”.

Ma quale potrebbe essere il segreto di questa località? Un paese in grado di esplodere nell’arco di qualche anno, oggi tra le mete più cliccate su internet per un soggiorno da parte dei turisti. “Diciamo che anzitutto siamo aiutati da madre natura – precisa il primo cittadino – dalle bellezze naturalistiche dal momento che questo territorio si trova fra due riserve naturali. Ma certamente si è fatto anche un lavoro incentrato molto sulla destagionalizzazione, oramai non si lavora più soltanto nei canonici mesi estivi ma anche oltre. Possiamo dire che da maggio ad ottobre c’è un’attività frenetica del turismo. Senza dimenticare però anche le scelte politiche. Io ho fatto il sindaco già a cavallo tra la fine degli anni Novanta e gli inizio del 2000 per dieci anni, e adesso sono tornato a farlo. La politica è quella di dire no alla cementificazione selvaggia. Abbiamo sempre detto ‘no’ a mega strutture che apparentemente potrebbero portare economia ma alla fine così non è”.

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