Razzo cinese, è caduto nell'Oceano Indiano - QdS

Razzo cinese, è caduto nell’Oceano Indiano

redazione web

Razzo cinese, è caduto nell’Oceano Indiano

domenica 09 Maggio 2021

Il secondo stadio del Lunga Marcia ha però salutato l'Italia nell'ultimo passaggio. Erano a rischio diverse regioni meridionali del nostro Paese, tra cui la Sicilia. Il rientro tra le tre e le cinque del mattino

Il secondo stadio del razzo cinese Lunga Marcia 5B è rientrato nell’atmosfera all’alba su un punto dell’Oceano Indiano vicino alle isole Maldive.

In una delle sue ultime orbite ha salutato l’Italia, sorvolando la Sardegna e la Calabria senza alcun rischio, per spostarsi verso Est.

Il rientro in diretta streaming

Il rientro – che i nostri lettori hanno potuto seguire in diretta streaming sul sito Space-Track, sulla base dei dati del Comando di Difesa Aerospaziale del Nord-America (Norad) – è avvenuto entro i limiti della finestra temporale prevista, che andava dalle 3,11 alle 5,11 italiane, mentre c’è stata un’incertezza decisamente maggiore sul luogo del rientro, inizialmente indicato nel Nord Atlantico e successivamente nel Mediterraneo orientale.

E’ sempre difficile stabilire con esattezza la traiettoria di un oggetto di grandi dimensioni in caduta incontrollata e lo stadio del Lunga Marcia 5B non è stata un’eccezione.

Esaurito il propellente

Una volta portato in orbita il modulo principale della nuova stazione spaziale cinese, lo scorso 29 aprile, il più grande razzo costruito dalla Cina aveva esaurito tutto il suo propellente, come previsto nella missione.

Come spesso accade, si è data la priorità alla messa in orbita di un oggetto più che alla necessità di conservare un po’ di propellente che permettesse di gestire un rientro controllato. Di conseguenza, portata a termine la sua missione, lo stadio del lanciatore ha cominciato la sua caduta verso la Terra.

Il cilindro da 20 tonnellate, lungo più di 30 metri e dal diametro di 5, ha cominciato a scendere ruotando velocemente su se stesso: una situazione che non permette mai di poter calcolare il rientro in modo preciso, ma solo con un margine di incertezza su tempo e luogo del rientro che all’inizio è davvero molto ampio e che progressivamente si riduce. Radar e sensori in tutto il mondo permettono di seguire progressivamente le orbite e di raffinare i calcoli.

I dati, le orbite, la caduta

I dati sono raccolti e utilizzati da organizzazioni come il Comando di Difesa Aerospaziale del Nord-America (Norad) e il consorzio europeo per la sorveglianza spaziale Eusst (EU Space Surveillance and Tracking), del quale fa parte l’Agenzia Spaziale Europea (Esa) e al quale l’Italia partecipa con Agenzia Spaziale Italiana (Asi), Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) e il centro (Isoc Italian Space Surveillance and Tracking Operation Center) dell’Aeronautica Militare a Pratica di Mare.

Una volta elaborati, i dati vengono trasmessi alla Protezione Civile.

Dopo le quattro il primo sospiro di sollievo

Sulla base di questi dati, poco dopo le quattro del mattino, il Dipartimento di Protezione civile ha annunciato che si era verificato senza impatti il passaggio del detrito spaziale sulla traiettoria che interessava buona parte del centro-sud italiano e che restava quindi una sola traiettoria che avrebbe potuto ancora coinvolgere alcuni settori di Sicilia, Calabria e Sardegna.

Tuttavia, era stato sottolineato, “la probabilità che uno o più frammenti possano cadere sul nostro territorio rimane estremamente bassa”.

Il cessato allarme definitivo

A ridosso della chiusura della finestra temporale prevista per il rientro, ossia poco dopo le cinque del mattino, ora italiana, la Protezione Civile ha potuto escludere la caduta di frammenti su tutto il territorio italiano, in accodo con l’Asi e gli altri partecipanti al tavolo tecnico istituito per seguire il rientro incontrollato del detrito spaziale.

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