Rc auto, non si arresta l’impennata in Sicilia - QdS

Rc auto, non si arresta l’impennata in Sicilia

Michele Giuliano

Rc auto, non si arresta l’impennata in Sicilia

sabato 30 Marzo 2024

I nuovi dati Ivass: a gennaio si era arrivati al 7,5%. Ad Agrigento è record, a Messina il costo più contenuto. Nel mese di febbraio 2024 sono stati registrati aumenti medi dei premi del 7,3% rispetto a un anno fa

PALERMO – Di mese in mese, l’assicurazione auto aumenta, e a piangere sono le tasche dei siciliani. Se già ad inizio anno erano scattati i primi aumenti, il mese di febbraio continua sulla stessa falsariga. Secondo i dati forniti dall’Ivass, l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni, tra febbraio 2024 e lo stesso mese dell’anno precedente è stato segnato un aumento del 7,3% in tutta la regione, con picchi che raggiungono l’8,6% in provincia di Agrigento. Gli aumenti minori, invece, a Messina, dove ci si ferma al 5%. In generale, se già a gennaio gli aumenti hanno significato per i siciliani un esborso in più di circa 24,60 euro in un anno, solo a febbraio se ne sono aggiunti altri 5.

Il premio medio dell’Rc auto in Sicilia giunge così a 358 euro

La provincia in cui si paga meno è Enna, a 289 euro, seguita da Agrigento, a 326 euro. Le cifre salgono parecchio all’interno della regione, arrivando ad un massimo di 396 euro a Catania, e 394 euro a Messina. Le province siciliane rimangono ancora ben lontane dai livelli raggiunti nel resto d’Italia. Napoli, in vetta alla classifica, tocca i 569 euro, seguita da Prato a 564 euro.

In fondo alla classifica proprio Enna, seguita da Oristano, a 297 euro, e Potenza, a 300 euro. La corsa al rialzo dell’rc auto è partita a dicembre e ancora non vuole fermarsi. A febbraio, il prezzo medio nazionale è pari a 395 euro, in aumento in termini nominali del 6,5% su base annua.

“Scandaloso! Non solo l’Rc auto sale su febbraio 2023 del 6,5%, ma in un solo mese, da gennaio 2024, sale di oltre 5 euro, da 389,14 a 394,52, +5,38 euro, pari ad un balzo mensile dell’1,4% (+1,38)” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori. “Per trovare a febbraio un prezzo medio più alto si deve tornare al 2019, quando era pari a 405,54 euro, ossia ben 5 anni fa, prima del guadagno milionario ottenuto dalle compagnie grazie ai lockdown. In alcune città, poi, il rialzo è addirittura astronomico, come ad Aosta dove l’incremento annuo è dell’11% o a Piacenza, al secondo posto della classifica con +9,2%, oppure a Barletta – Andria Trani, Bergamo e Alessandria con +9,1%”, conclude Dona.

Le città più virtuose, in termini di variazione annua, sono invece Reggio Calabria (+1,8%), al secondo posto Catanzaro (+2,4%) e al terzo Crotone (+3,1%). L’Unione nazionale consumatori ha sollevato diverse volte il problema, denunciando rialzi quantomeno sospetti, tanto da pensare a restrizioni della concorrenza o peggio ancora accordi collusi o sfruttamento della posizione dominante. Per maggiore trasparenza, è stato chiesto l’intervento dell’Antitrust, in modo da accertare i motivi di questi incrementi che sono stati definiti “anomali”. Non va poi dimenticato che i valori medi di aumento indicati sono relativi agli assicurati appartenenti alla prima classe di merito. Per le altre classi di merito le percentuali aumentano ulteriormente.

L’incremento di febbraio segue il trend già avviato nei mesi precedenti: a dicembre 2023 l’aumento registrato, sempre su base annua, è stato del 9% su tutto il territorio nazionale, superiore all’aumento medio nazionale, che si era fermato al di sotto dell’8%. Di positivo, il fatto che i prezzi medi sono ancora inferiori al periodo precedente all’emergenza sanitaria: a gennaio 2019, dopo una decrescita continua dal 2014 in poi, il valore medio arrivò a 406 euro. Non è detto che questa cifra non venga raggiunta presto, visto che da tempi i gruppi assicurativi italiani avevano preannunciato un aumento delle tariffe, a causa dell’inflazione che ha influito non poco sull’intera filiera della gestione del sinistro.

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