Recessione annunziata, inflazione alle stelle - QdS

Recessione annunziata, inflazione alle stelle

Carlo Alberto Tregua

Recessione annunziata, inflazione alle stelle

sabato 10 Dicembre 2022

Governare con realismo

L’Istat ha comunicato che quest’anno il Pil aumenterà del 3,9 per cento, mentre nel 2023 vi sarà un crollo a un più 0,4 per cento.
La disoccupazione è scesa al 7,8 per cento e l’anno venturo dovrebbe scendere ulteriormente di qualche punto percentuale.
Il forte aumento del Pil di quest’anno non tiene conto della situazione disastrata del 2021, perché la cifra complessiva del Pil del 2022 va comparata con quella del 2019, cioè pre-Covid. Da questo confronto si evince una sostanziale parità.

La questione per altro non è nuova, perché il Pil di questi ultimi trent’anni, dalla riforma post Mani pulite del 1994, è rimasto sostanzialmente stabile (cioè senza crescita) in termini reali per l’insipienza di una classe governante che non ha avuto (e non ha) le capacità di redigere piani programmatici a medio e lungo termine, perché non ne ha le competenze né la statura istituzionale, come De Gasperi, La Malfa, Martino, coloro cioé che hanno ricostruito l’Italia dalla distruzione della guerra.

Sentiamo parlare (e sparlare) tanti pseudocompetenti – informatori, conduttori di spazi televisivi e di trasmissioni radio, famosi commentatori di quotidiani ed altri pensatori – del Pnrr. Nessuno di tutti costoro, però, fa riferimento ai finanziamenti ordinari che l’Europa ha messo a disposizione del nostro Paese e che comunque dovrebbero essere utilizzati, considerando quelli del Pnrr addizionali.
Non solo, ma le Regioni hanno anche a disposizione i fondi di sviluppo e coesione (Fsc), vale a dire quei fondi che lo Stato mette loro a disposizione per investimenti di vario genere.

Insomma, si tratta di una montagna di danaro che le amministrazioni – centrale, regionali e comunali – non sono capaci di utilizzare in pieno ed in tempi rapidi perché i loro dirigenti e dipendenti non possiedono le competenze necessarie, salvo luminose eccezioni, che però non costituiscono la regola.
La conseguenza di quanto scriviamo è che il complesso delle tre fonti finanziarie prima citate non viene utilizzato con tempestività, per cui il Governo si è affrettato a chiedere un rinvio della scadenza del 2026 per quanto riguarda il Pnrr.

L’incapacità di utilizzare risorse per investimenti, riparazioni del territorio, per costruire le infrastrutture che pareggino lo stato fra Nord e Sud e così via, sono la causa della crescita zero del prossimo anno, che forse si trasformerà in decrescita.
A questo si aggiungono altri due gravissimi fattori, noti a tutti, e cioè la crisi energetica e l’inflazione che morde i cittadini, soprattutto quelli più deboli.

L’incompetenza non è risolvibile nel breve tempo perché, anche volendo attuare veri corsi di formazione interna, ci vogliono mesi e mesi, e forse anni, per fare diventare competenti dirigenti e dipendenti pubblici.
La lotta contro l’inflazione viene fatta dalle banche centrali (Fed negli Stati Uniti e Bce in Europa) con l’aumento massiccio del tasso di interesse che avrà, però, la controindicazione crudele di innescare la recessione, conseguente al freno dei consumi e dei prestiti.

Le manovre delle banche centrali avranno ragione dell’inflazione probabilmente in qualche anno, per riportarla al livello fisiologico del due per cento. Nelle more, bisogna regolare il sistema per fronteggiare il continuo aumento dei prezzi, derivante anche dalla crisi energetica, conseguente alla guerra russo-ucraina.
Abbiamo più volte definito insensate le sanzioni dell’Unione europea alla Russia perché di fatto hanno danneggiato poco o niente quella Federazione, mentre molto i Paesi del sud Europa, cioè quelli più deboli economicamente e con un debito più elevato.

Non sappiamo se quella guerra cesserà in tempi brevi perché da parte dei due colossi che potrebbero cloroformizzarla, cioè Usa e Cina, non vi sono ancora segnali concreti in questa direzione.
Perciò dobbiamo rassegnarci ad affrontare gli alti prezzi della crisi energetica, l’inflazione e la recessione con i mezzi che il Governo ha a disposizione, in un quadro equilibrato e di buon senso che impedisca sbavature e sfasature e che conduca il Paese con mano sapiente verso i prossimi anni, quando ci dobbiamo augurare che i fenomeni prima elencanti diminuiscano o cessino del tutto.

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