Reddito medio, in Sicilia inchiodato ai 17.000 €, in Lombardia 25.300 € - QdS

Reddito medio, in Sicilia inchiodato ai 17.000 €, in Lombardia 25.300 €

Paola Giordano

Reddito medio, in Sicilia inchiodato ai 17.000 €, in Lombardia 25.300 €

venerdì 06 Maggio 2022

Mef: il dato emerge dalle dichiarazioni dei redditi 2021 riferite all’anno di imposta 202. Peggio di noi Molise, Puglia, Basilicata. Fanalino di coda la Calabria (15.630 euro)

PALERMO – Le tasche dei siciliani sono un po’ più vuote. Per lo meno quelle di coloro che versano i contributi. Secondo le dichiarazioni dei redditi del 2021, riferite all’anno di imposta 2020, gli isolani hanno dichiarato mediamente 16.980 euro, contro i 17.010 euro dell’anno precedente. Una differenza di 30 euro che potrebbe sembrare irrisoria ma che è in linea con il calo registrato a livello nazionale: il valore medio in Italia si attesta infatti a 21.570 euro annui, nettamente più alto rispetto al dato siciliano ma anch’esso in flessione dell’1,1 per cento rispetto al reddito medio del 2019.

A rendere noti gli ultimi dati relativi all’obbligo dichiarativo è il Ministero dell’Economia, che sottolinea come il contesto economico negativo del 2020, anno della crisi dovuta alla pandemia da Covid-19, si riflette su tutti gli aggregati statistici delle dichiarazioni fiscali.

Il reddito più elevato in Lombardia

L’analisi territoriale conferma che la regione con reddito medio più elevato è la Lombardia (25.330 euro), seguita dalla Provincia Autonoma di Bolzano (24.770 euro), mentre la Calabria presenta il reddito medio più basso (15.630 euro). Con i suoi 17.000 euro scarsi la Sicilia si pone invece al 17° posto: un risultato “migliore” solo rispetto a Calabria (15.630 euro), Molise (16.820 euro), Basilicata (16.900 euro) e Puglia (16.930).

Rispetto all’anno precedente in Sicilia mancano all’appello quasi 13 mila contribuenti

Rispetto alla dichiarazione dei redditi per l’anno di imposta 2019, in Sicilia mancano all’appello quasi 13 mila contribuenti. Nel 2021, infatti, 2,85 milioni di contribuenti hanno assolto l’obbligo dichiarativo, in calo di 12.665 soggetti (-0,4 per cento) rispetto all’anno precedente. Un trend – negativo – in linea con il dato nazionale: i contribuenti italiani sono stati infatti circa 41,2 i milioni, in diminuzione di oltre 345.000 soggetti (-0,8per cento) a confronto con l’anno precedente.

Il reddito medio complessivo dichiarato nella Penisola ammonta a oltre 865,1 miliardi di euro e anche su questo fronte si è registrato un calo: si sono “persi” per strada 19,4 miliardi di euro rispetto a quanto dichiarato nel 2020. Anche in questo caso la Sicilia segue il trend nazionale: da 47,4 miliardi si è passati a poco meno di 47 miliardi, con una differenza che in valore assoluto supera i 400 milioni di euro e che in termini percentuali sfiora l’1 per cento.

Nel 2020 i contribuenti italiani hanno lavorato per il fisco fino al 5 giugno

Le brutte notizie non finiscono qui: secondo la Cgia di Mestre, nel 2020 i contribuenti italiani hanno lavorato per il fisco fino al 5 giugno (quasi 157 giorni lavorativi), vale a dire 4 giorni in più rispetto alla media registrata nei Paesi dell’area euro e 6 se, invece, il confronto è realizzato con la media dei 27 Paesi che compongono l’Unione europea. La pressione fiscale italiana è infatti tra le più alte d’Europa: tocca il 42,8 per cento del prodotto interno lordo.

Se confrontiamo il “tax freedom day” italiano, vale a dire il tanto sospirato giorno di liberazione fiscale, con quello dei nostri principali competitori economici, solo la Francia presenta un numero di giorni di lavoro necessari per pagare le tasse nettamente superiore (+19), mentre tutti gli altri hanno potuto festeggiare la liberazione fiscale in anticipo. In Germania, ad esempio, questo è avvenuto 5 giorni prima che da noi, in Olanda 11 e in Spagna 20. Il paese più virtuoso è l’Irlanda; con una pressione fiscale del 20,7 per cento, i contribuenti irlandesi assolvono gli obblighi fiscali in soli 76 giorni lavorativi, cominciando lavorare per se stessi il 16 marzo: 81 giorni prima rispetto al nostro “tax freedom day”.

Quest’anno, invece, il giorno di “liberazione fiscale” cadrà il prossimo 7 giugno (un giorno prima di quanto successo nel 2021 ma due giorni dopo rispetto al 2020). Insomma: non c’è pace per coloro i quali, in Sicilia e nel resto d’Italia, rispettano le regole

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