Enti pubblici in Sicilia, ecco i costi del personale - QdS

Enti pubblici, i lavoratori diminuiscono ma i costi aumentano: ecco tutti i dati in Sicilia

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Enti pubblici, i lavoratori diminuiscono ma i costi aumentano: ecco tutti i dati in Sicilia

Michele Giuliano  |
sabato 01 Luglio 2023

L’anno scorso spesi 3,776 miliardi, 18 milioni in più rispetto al 2020 con 400 mila giornate in meno: ecco i dati sulle retribuzioni medie.

Per gli enti pubblici siciliani aumentano i costi per il personale utilizzato. Tra il 2020 e il 2021 sono stati impiegati meno lavoratori, per un numero di giornate retribuite minori, eppure il costo totale è aumentato.

Secondo i dati raccolti ed elaborati dall’Inps, nel 2021 sono stati utilizzati, in 562 enti pubblici, sia di diritto pubblico e privato, 104.169 lavoratori per 32.441.484 giornate retribuite, con un costo di 3.776.699.809 euro. L’anno precedente, i numeri erano stati diversi: 105.562 lavoratori nel 2020 in 563 enti, 32.861.585 giornate totali retribuite per un costo di 3.758.870.109 euro.

A livello nazionale, l’andamento è stato opposto: nel 2021 il numero di lavoratori pubblici, con almeno una giornata retribuita nell’anno, è stato di 3.725.952 (+1,3% rispetto al 2020), con una retribuzione media di 32.128 euro e una media di 277 giornate retribuite.

La distribuzione dei lavoratori

La distribuzione nei diversi settori è variegata: l’istruzione assomma il 40,1% dei lavoratori, seguita dal servizio sanitario con il 19,7%, dalle amministrazioni locali (regioni, province, comuni) con il 15,1% e dalle forze armate, corpi di polizia e vigili del fuoco con il 13,8%. Rispetto al 2020, il comparto scuola registra una variazione positiva del +6,9%. Gli altri comparti con variazione positiva sono il servizio sanitario e ciò che riguarda università ed enti di ricerca, entrambi con il +2,4%.

Gli altri comparti, invece, hanno registrato variazioni negative, in particolare le amministrazioni centrali, la magistratura e le autorità indipendenti (-4,2%). Il gruppo contrattuale della scuola è quello che presenta il maggior numero ella tipologia contrattuale a tempo determinato con il 75,9%, con la retribuzione media annua più bassa pari a 10.978 euro e 149 giornate medie retribuite.

Tanti a tempo determinato ancora

Sul totale dei dipendenti pubblici quelli a tempo determinato incidono per il 17,5%; pesando la loro incidenza con il numero di giornate retribuite tale peso scende al 10,8%. In base alla distribuzione geografica, nel 2021 il 23,8% dei lavoratori pubblici era collocato nelle regioni nel Centro; a seguire le regioni del Nord-ovest con il 23,0%, il Sud con il 21,7%, il Nord-est con il 20,0% e le Isole con l’11,4%. Sul totale, i lavoratori pubblici con contratto a tempo indeterminato nel 2021 sono stati 3.073.561, circa l’82,5% del totale, con una retribuzione media annua di euro 35.956 e 299 giornate medie retribuite.

La retribuzione media annua nel 2021, pari a 32.128 euro nel complesso, risulta molto differenziata sia per età sia per genere. In particolare, aumenta al crescere dell’età fino ai 54 anni per poi stabilizzarsi ed è costantemente più alta per il genere maschile (38.099 euro contro 28.250 euro per le donne nel totale).

Retribuzioni medie e costi del personale

Le retribuzioni medie, se si guarda ai comparti territoriali, presentano i valori più bassi nelle due ripartizioni del Nord: rispettivamente 30.995 euro nel Nord-ovest e 31.116 nel Nord-est. Il valore più alto si registra al Centro, con 33.602 euro. In termini di età, il 78,5% dei lavoratori pubblici ha un’età uguale o maggiore di 40 anni, mentre, in termini di genere, le lavoratrici superano i maschi con un’incidenza intorno al 60% in tutte le classi di età, tranne in quella 20-24 anni, nella quale la distribuzione per genere è quasi paritaria (51% contro il 49% dei maschi).

Tenendo conto dell’età pensionistica tuttora fissata a 65 anni, si può stimare che nell’arco di dieci anni circa un terzo dei dipendenti pubblici transiterà alla pensione.

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