Il rettore Cuzzocrea: “Caro affitti, riconvertire immobili con il Pnrr si può” - QdS

Il rettore Cuzzocrea: “Caro affitti, riconvertire immobili con il Pnrr si può”

Lina Bruno

Il rettore Cuzzocrea: “Caro affitti, riconvertire immobili con il Pnrr si può”

martedì 16 Maggio 2023

Salvatore Cuzzocrea, presidente Conferenza dei rettori delle università italiane. “Per 30 anni il nulla, dato oggettivo attenzione governi Meloni e Draghi”

ROMA – Le proteste degli studenti sul caro affitti nelle città universitarie continuano, le canadesi tengono viva l’attenzione su un problema reale, una questione irrisolta da anni e che coinvolge sempre di più anche stagisti e giovani che vanno o restano al nord dopo la laurea, per lavoro.
Alcune risposte sono venute dal Governo nei giorni scorsi con lo sblocco dei 660 milioni del Pnrr per alloggi universitari che entro il 2026 dovrebbero aumentare di 52mila 500 posti e che vanno ad aggiungersi agli attuali, circa 40mila; altre azioni erano state portate avanti nei mesi scorsi dalla Conferenza dei Rettori italiani insieme al ministro dell’Università e della ricerca Anna Maria Bernini.
Il professore Salvatore Cuzzocrea presidente della Crui e Rettore dell’Università di Messina ha spiegato al QdS il percorso che si sta seguendo, un po’ forse anche meravigliato che la protesta, pur ritenendola giusta, sia esplosa pochi mesi dopo che la Conferenza dei Rettori e la ministra Bernini avevano posto l’attenzione sul tema ottenendo qualche risultato.

Nodi irrisolti da tempo sul caro affitti, è colpa dello scarso interesse dei governi verso il tema?
“Di questioni irrisolte nel nostro Paese ce ne sono tante, al mondo universitario non interessa trovare i colpevoli abbiamo ragionato sempre in termini di soluzione. Abbiamo affrontato in maniera importante come conferenza dei Rettori in questi anni il problema del diritto allo studio e soprattutto delle residenze tanto è vero che nel Pnrr sono state messe delle risorse importanti. Siamo vicini ai ragazzi che protestano giustamente, rappresentano una situazione che c’è, ma dopo 3 mesi in cui si sono portati a casa de risultati. Si può sempre migliorare ma se per 30 anni nessuno ha fatto nulla in tre mesi si sono trovati dei posti grazie all’attenzione della ministra Bernini e prima dal governo Draghi è un dato oggettivo”.

Su quali soluzioni e proposte avete lavorato?
“Sono stati previsti la realizzazione entro il 2026 di 30 mila posti. Abbiamo portato a casa già i primi risultati perché ci sono stati assegnati a febbraio 8.580 posti nelle residenze come previsto dal Pnrr. A Messina, ad esempio, ho fatto l’accordo con l’Hotel Liberty per 102 posti, grazie a quel bando La Sapienza a giugno inaugurerà una residenza per circa 250 posti e la ministra Bernini ha recentemente incontrato i sindaci delle città metropolitane per affrontare con loro il tema e la possibilità di riconvertire strutture e non costruire. Penso alle caserme di Bologna per esempio e ad altri immobili non utilizzati che possano attraverso i fondi del Pnrr essere rapidamente trasformati in residenze per studenti”.

Possiamo parlare di un’emergenza nazionale o al Sud la situazione è diversa?
“Il problema è comune a tutti gli Atenei. Quest’anno la Sapienza, ma anche altri Atenei di Milano e Bologna, ha messo un milione di euro per il supporto ai prezzi elevati. Messina che dimensionalmente è più piccola ha messo 500mila euro per il bando casa UniMe con il quale 230 studenti ricevono un contributo per le loro spese di locazione. Ho acquistato l’ex hotel Riviera per fare altri 100 posti letto e ne ho fatti 200 vicino al Policlinico; dall’altro lato a 600 metri dal rettorato c’è una casa dello studente che non è stata in questi anni resa fruibile. Avendo compreso che la situazione dell’Ersu non si sbloccava ho trovato un altra soluzione. Ci sono quindi strutture che sono rimaste chiuse in questi anni. Questo per dimostrare che il mondo universitario fa, non sta fermo in attesa di qualcuno faccia”.

Quante residenze universitarie servirebbero?
“Non è possibile stabilirlo, dobbiamo vedere di quale fascia parliamo. UniMe ha il 60% degli studenti in notax area, ci sono Atenei che sono intorno al 15% o 10%. Se noi immaginiamo le residenze per coloro che sono meritevoli e che hanno anche diritto ad un sussidio c’è una norma dello Stato che definisce cos’è il diritto allo studio; è diverso se invece immaginiamo delle residenze a pagamento gestite dall’Università per coloro che vogliono stare in luoghi adeguati e non pagare somme esorbitanti”.

Ci sono altre soluzioni che state valutando?
“È chiaro che seguiremo il percorso dei fondi sbloccati, lavoreremo con i rapporti con i privati, vogliamo gestire le residenze come sappiamo fare come mondo universitario. Riconvertire immobili con il Pnrr è una cosa che si può fare, non è quindi un problema economico. Come sistema universitario tuteleremo gli interessi dei nostri ragazzi. Dialoghiamo con tutte le istituzioni e nello specifico i sindaci ci devono aiutare a trovare immobili dismessi, ci devono aiutare una volta identificate accelerando tutte le pratiche burocratiche così come Sovrintendenza e Genio civile”.

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