Rincari, in Sicilia impatto più leggero - QdS

Rincari, in Sicilia impatto più leggero

Michele Giuliano

Rincari, in Sicilia impatto più leggero

giovedì 25 Novembre 2021

Unione nazionale consumatori: “L’inflazione nelle province siciliane è tra le più basse d’Italia”. Fanno eccezione i mezzi di trasporto, nell’Isola aumenti oltre la media nazionale

PALERMO – Aumenti, sempre aumenti nei prezzi delle materie prime: a questo giro si parla di luce, gas e carburanti, e la Sicilia, per sua fortuna, è una delle regioni su cui i nuovi listini avranno meno impatto.

È il quadro che viene fuori dai dati raccolti dall’Istat ed elaborati dall’Unione Nazionale Consumatori. Se l’inflazione media annua di ottobre, a livello nazionale, è del 26,9%, in Sicilia si è fermata al 21%. Meglio della Sicilia solo la Sardegna, che si ferma al 18%. Le condizioni peggiori, invece, si registrano in Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia, che segnano rispettivamente una inflazione del 32,2%, del 30,6% e del 30%.

Se si guarda alle singole città, i principali centri isolani si posizionano abbastanza in basso nella classifica nazionale: al 67esimo posto Palermo (23,1% di inflazione), al 68esimo posto Catania (22,9%), al 69esimo Messina (21,8%). Al di sotto della media regionale, Siracusa (19,6%), Trapani (19,3%) e Catania (19%). Un altro dato interessante riguarda la classifica delle città con le spese di esercizio dei mezzi di trasporto più rincarate su base annua, e questa volta la Sicilia fa segnare importanti rialzi: a Trapani si registra un aumento del 12,3%, a Siracusa del 12,1%, a Palermo del 12%, a Messina del 11,8%. Se si andasse ad estrapolare dai dati raccolti l’impatto dei costi per beni energetici, l’inflazione scenderebbe dai ben due punti percentuali.

Se si trasformano i dati raccolti in soldi, quel che viene fuori fa ancora più impressione: in media in Italia la voce energia elettrica, gas e altri combustibili, che include luce (mercato tutelato e libero), gas, gasolio per riscaldamento e combustibili solidi è salita del 26,9% da ottobre 2020 con una stangata annua a famiglia pari a 355 euro. E in alcune città è andata anche peggio: a guidare la classifica della città peggiori è Verona, con un aumento del 37,5% rispetto a ottobre 2020, il 39,4% in più della media italiana. Al secondo posto Bologna, con un incremento annuo pari a +36,4%. Sul gradino più basso del podio, Forlì e Cesena con +34,5%.

La città più virtuosa d’Italia è Cagliari, +18,5%, seguita da Sassari (+18,6%) e in terza posizione Catania (+19%). Nella top ten delle città sotto la media nazionale anche Palermo, in ottava posizione con +23,1% e Roma, al nono posto con +23,6%. Anche i prezzi dei trasporti hanno preso il volo, +8,7%, con una stangata media a famiglia pari a 301 euro. Un’impennata che si deve soprattutto ai rialzi delle spese di esercizio dei mezzi di trasporto privati (+11,6%), che includono benzina, gasolio per auto, gpl, gas metano, pneumatici, pezzi di ricambio per auto, riparazione auto.

“Stupiscono queste disparità così ampie tra una città e l’altra, considerato che la corsa dei prezzi dei carburanti o di luce e gas dipendono dalle quotazioni internazionali e, la luce e il gas del mercato tutelato sono addirittura fissati dall’Authority. Eppure per la voce energia elettrica, gas e altri combustibili c’è una differenza tra la città più cara, Verona e la più economica, Cagliari, pari a 19 punti percentuali, un abisso, mentre per i carburanti e le altre spese di esercizio dei mezzi di trasporto privati, tra Grosseto e Forlì-Cesena c’è una distanza di 11,7 punti” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.

A vincere la classifica delle regioni con gli automobilisti più tartassati è il Friuli-Venezia Giulia con +14,4%, al secondo la Basilicata con +13,9% e, medaglia di bronzo, la Calabria con +12,9%. I minori aumenti per Valle d’Aosta (+9,5%), Emila Romagna (10,3%) e Liguria (+10,5%). La Sicilia si trova al settimo posto, con un aumento dell’11,9%.

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