Russia, la Cina sostituisce l’Ue - QdS

Russia, la Cina sostituisce l’Ue

Carlo Alberto Tregua

Russia, la Cina sostituisce l’Ue

venerdì 24 Marzo 2023

Xi Jinping e Putin, nuovi affari

Il viaggio di tre giorni del presidente cinese, Xi Jinping, verso quello della Federazione Russa, Vladimir Putin, è foriero di una nuova epoca in cui gli affari fra il Paese più popoloso del mondo e quello che ha la superficie più vasta della Terra, si svilupperanno in quantità esponenziali.

La Russia detiene forse il serbatoio più importante di materie prime, fra cui prodotti dell’energia, terre nuove ed altri, ma ancora il suo tessuto sociale non è sviluppato e quindi suscettibile di grande crescita. Il mercato russo è appetibile per la Cina, che vuole aumentare fortemente le sue esportazioni, di cui ha bisogno per sviluppare la propria economia.

Da quanto precede si può dedurre agevolmente come il prossimo accordo fra i due vertici sia, come scritto prima, foriero di una nuova epoca, che apporterà enormi benefici a entrambi, anche con l’insediamento di imprese cinesi in Russia.

Le joint venture russo-cinesi hanno di fatto sostituito quelle russo-europee e ciò per effetto delle insensate sanzioni, a suo tempo adottate dall’Unione europea con lo scopo del tutto teorico di danneggiare l’economia russa, la quale era orientata verso l’altra parte dell’Europa. Come è noto, la Russia ha una parte del suo territorio nel Vecchio Continente, fino agli Urali; dall’altra parte comincia l’Asia.

Prima delle accennate insensate sanzioni economiche, migliaia e migliaia di imprenditori europei avevano insediato le loro aziende nelle maggiori città russe (Mosca e San Pietroburgo), migliaia e migliaia di milionari russi venivano in Europa e nel nostro Paese ove lasciavano notevoli quantità di rubli. Inoltre, soprattutto l’Italia, acquistava gas e petrolio a prezzi molto convenienti, ben inferiori a quelli che oggi paga all’Algeria e alla Libia, Paesi non certo democratici.

Quindi, bollare la Russia di un regime dittatoriale, dove comunque si svolgono elezioni nominalmente democratiche, e non estendere la stessa valutazione ad altri Paesi non certo democratici come Turchia e Algeria, è una discrasia non onorevole per chi la sostiene.
Il quadro internazionale è in continuo movimento, guai a quel Paese che si fossilizza o che agisce in base a ideologie e non a programmi concreti, operativi e fattivi.

Nella guerra russo-ucraina, provocata indirettamente – come ormai è di comune opinione – dagli Stati Uniti per i propri interessi, l’Unione europea si è allineata senza comprendere gli effetti della propria decisione, ma semplicemente appiattendosi su una situazione che ha provocato immensi effetti sulle economie dei Paesi membri e soprattutto di quelli più deboli come Italia, Grecia, Spagna e Portogallo.
Ma tant’è, ormai il danno è stato fatto ed è forse irreparabile, a meno che in quel martoriato Paese non arrivi la sperata e richiesta pace da tutta la popolazione, ormai esausta e che non ne può più di vivere in condizioni tremende, anche a causa del suo primo ministro, Volodymyr Zelensky, il quale continua a parlare di una supposta e molto improbabile vittoria, anziché preoccuparsi dello stato di degrado in cui versano i suoi cittadini e cittadine.

La Direttrice generale dell’Onu di Ginevra, Tatiana Valovaya, ci diceva – nel corso del forum pubblicato lo scorso 23 febbraio – che nelle segrete stanze della stessa Organizzazione ucraini e russi si parlano continuamente per tentare di capire quale possa essere il punto di incontro su cui si potrebbe basare la pace.

Crediamo però che vi sia una sola persona al mondo che possa promuoverla e ottenerla concretamente e si tratta di Papa Francesco, il quale ha comunicato apertamente che lui è disponibile ad aprire la stanza ai due contendenti a condizione che entrambi gliene facciano richiesta.

Putin l’ha già fatta, Zelensky no. Non si capisce che cosa aspetti ad approfittare di questa occasione unica, perché deve convincersi che con le armi dei coraggiosissimi ucraini non va da nessuna parte.
Quando e se firmata la pace, anche il nostro Paese potrà partecipare alla ricostruzione dell’Ucraina con un novello Piano Marshall, di cui il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha già fatto anticipazioni.

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