Una pantomima che si consuma da troppo tempo e che ha portato al depotenziamento del “dell’Alto”, sotto gli occhi impotenti (?) dei politici e la rassegnazione del popolo madonita
Le alte Madonie si raggiungono “attraverso l’autostrada Palermo-Catania che si lascia allo svincolo di tre Monzelli; qui si imbocca la stradale 120 e dopo una ventina di chilometri si è sul posto”. Si arriva a Petralia Sottana, alla vista dell’imponente struttura dell’ospedale “Madonna SS dell’Alto”.
Matteo Collura, racconta ai lettori di “Sicilia sconosciuta” (ed. Rizzoli) l’itinerario per raggiungere le Petralie, è lo stesso che percorrono i Direttori generali dell’ASP, che si sono succeduti e i politici (sempre gli stessi) che con cadenza semestrale (oramai da anni) percorrono, in occasione di incontri pubblici con i sindaci, organizzazioni sindacali e comitati.
Una pantomima che si consuma da troppo tempo e che ha portato al depotenziamento del “dell’Alto”, sotto gli occhi impotenti (?) dei politici e la rassegnazione del popolo madonita.
Diritto alla salute del cittadino nelle Madonie… è sempre garantito?
Un popolo protagonista (a sua insaputa) di ragionamenti e scelte che nulla hanno a che vedere con il rispetto dei parametri contemplati nei Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP). In queste Terre alte, di confine, ai residenti non è garantito il diritto alla salute.
È la terra natale (Petralia Soprana) di Cetto la Qualunque, personaggio magistralmente interpretato da Antonio Albanese. Parafrasando, anche, una frase di Cetto possiamo affermare che “dopo una lunga e penosa malattia” è morto l’ospedale di Petralia e a nulla sono valsi i concitatati interventi di pronto soccorso, messi in atto dall’ASP di Palermo per garantire almeno i servizi essenziali e le apparenze.
L'”intesa” raggiunta tra Istituto Giglio di Cefalù e l’ospedale Madonna dell’Alto di Petralia Sottana
L’ultima “operazione” si è concretizzata con la delibera 190 del 17 febbraio scorso. Tra la Direzione generale dell’Ente e la Fondazione “Istituto G. Giglio” di Cefalù (di cui l’Asp è socia fondatrice) è sottoscritta un’intesa, ovvero, il “Giglio” garantirebbe al nosocomio petralese “prestazioni aggiuntive per attività di consulenza specialistica di chirurgia generale e ortopedia-traumatologia”.
QdS ha chiesto alle parti interessate in cosa si concretizzerà tale accordo, annunciato all’ARS, in pompa magna, dall’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza.
I portavoce della Faraoni e Albano, Direttore generale dell’Asp e presidente della Fondazione, non sono entrati nel merito, pare che i dettagli debbano essere ancora definiti.
Cosa prevede l’accordo e i costi
Tuttavia, QdS ha i “titoli” dell’accordo.
L’Asp ha richiesto al “Giglio” la “collaborazione di figure mediche specialiste in chirurgia”, per delle non meglio specificate “prestazioni aggiuntive”, per la durata, al momento, di sei mesi. Secondo quanto riportato nella Delibera del Direttore dell’ASP il costo previsto è di 168 mila, comprensivo di compensi, costi ed oneri della Fondazione.
Dal canto proprio la Fondazione, “nell’ottica di garantire la collaborazione – si legge nel protocollo d’intesa – è disponibile all’invio di n. 2 medici specialisti in chirurgia e di n. 2 medici specialisti in ortopedia e traumatologia, per l’effettuazione di prestazioni chirurgiche, (assumendosi tutti i rischi del mestiere, n.d.r.) con cadenza di due accessi settimanali della durata di 12 ore ciascuno”.
Tutto questo dovrà avvenire al di fuori dell’orario di lavoro dei professionisti nel contesto della struttura sanitaria di Cefalù.
Sul campo 4 nuovi professionisti
Come dicevamo, non è ancora chiaro come si concretizzerà il lavoro dei 4 professionisti, quindi che tipologia di interventi eseguiranno sui tavoli del blocco operatorio del “Madonna SS. dell’Alto”.
In tutto questo rimane un mistero il destino dei tre validi chirurghi in forza al nosocomio petralese e, al momento, utilizzati al pronto soccorso, in quanto un piano del “dell’Alto” è stato destinato al trattamento dei pazienti Covid19.
L’ospedale di Petralia destinato ai pazienti Covid
Per la cronaca, l’area Covid-19, mentre scriviamo, ospita 3 pazienti – bassa intensità di cura – e turna (h24) personale necessario calibrato per 18 pazienti, circa 30 unità, tra medici, infermieri e personale sanitario.
La presenza dell’area Covid-19, all’interno della struttura, ha comportato la sospensione anche di tutte le attività ambulatoriali di chirurgia, endoscopia, cardiologia, ivi compreso le prove da sforzo, l’applicazione degli holter EGG e pressorio.
Per alcune di questi servizi il “ricettario” è passato agli ambulatori del Distretto che soffrono della carenza di specialisti e, soprattutto, prigionieri della burocrazia.
Le difficoltà del Distretto Sanitario 35 nel garantire le prestazioni specialistiche
Il Distretto Sanitario 35 non riesce a garantire le prestazioni specialistiche alla stragrande maggioranza dei 25 mila assistiti, in quali sono costretti a rivolgersi ai privati, che svolgono una fiorente attività in tutta l’area madonita e nelle più disparate branche della medicina.
I servizi sanitari mancanti a Petralia
A Petralia non è garantito il servizio di dermatologia, pneumologia e medicina dello sport, le ore ambulatoriali di endocrinologia, geriatria, radiologia, diabetologia e cardiologia (per citarne alcune) non sono bastevoli alle centinaia di richieste di prestazioni specialistiche che giungono ai centri di prenotazione.
Il farraginoso iter di nomina di uno specialista
L’iter di nomina di uno specialista è un incubo, racconta a QdS un dipendente, che ci ha chiesto l’anonimato per paura di essere redarguito dalla Direzione aziendale, in Sicilia accade anche questo.
L’Azienda, ricevute le dimissioni di uno specialista, deve attendere 60 giorni prima di procedere a una nuova convocazione. I candidati avranno altri 60 giorni per presentare istanza. «Capita spesso che la convocazione vada deserta», ci riferisce la fonte.
A questo punto gli Uffici passano all’istituto della mobilità, ulteriori 60 giorni di attesa, anche in questo caso, considerati i disagi per raggiungere la sede degli ambulatori – soprattutto nel periodo invernale – capita che la “chiamata” vada deserta.
L’ultima tappa che rimane è quello del bando per un nuovo incarico. Altri 60 giorni.
Oltre sei mesi per assumere, ad ore, un professionista, magari pneumologo, senza avere la garanzia che rimanga in sede per un periodo ragionevole.
La mancata applicazione della rete ospedaliera
A quanto vi abbiamo raccontato si aggiunge la mancata applicazione della rete ospedaliera, adottata dalla Regione Siciliana (febbraio 2019) e che per il nosocomio di Petralia Sottana, 25 mila metri quadri incastonati a 1000 metri slm (unico in Sicilia), prevedeva un “tiepido” rilancio nel settore della riabilitazione e della lungo degenza (rispettivamente 20 e 16 posti letto), oltre che l’attivazione delle unità di ortopedia, cardiologia e la valorizzazione della chirurgia.
Un percorso di rilancio “caotico” per l’ospedale di Petralia Sottana
Nel “caotico” percorso di rilancio dell’ospedale – anzi depotenziamento, evocando i buoni propositi di La Qualunque – si è inserita anche la proposta di far diventare “Petralia” un polo di riferimento regionale per la riabilitazione geriatrica, un ulteriore possibilità persa, per delle miopi scelte politiche, che avrebbe contribuito, per ovvi motivi, a fare aumentare il PIL dell’intera area madonita, pertanto, alla creazione di nuovi posti di lavoro.
Le lancette dell’orologio si sarebbero fermate con la pandemia, la scusa ricorrente della politica, eppure oggi la cronaca ci restituisce gli stessi fatti riscontrati ante pandemia, – febbraio 2020 – all’inizio della terza guerra mondiale.
Stessi disservizi e medesime criticità a cui le istituzioni vorrebbero rispondere proprio con gli strumenti messi a disposizione dal PNRR.
Il tentativo sarebbe quello di mettere insieme i cocci, per dare agli utenti dei LEP dignitosi istituendo nei territori e le Madonie sono state tenute in debita considerazione, dei nuovi modelli di assistenza sanitaria: gli ospedali di comunità e le case della comunità.
Si spera nei fondi dell’Europa
L’Europa presterà, anche al territorio madonita, il denaro per ammodernare strutture esistenti che dovranno essere riempite di contenuti, ovvero di personale medico e infermieristico, di attrezzature e quant’altro necessario per assistere tutti coloro che non hanno avuto e non avranno la possibilità di scappare. Gli eroi delle Terre alte di un’altra parte di Sicilia ignota alla politica.
La domanda sorge spontanea. La proposta elaborata dalla Regione Siciliana, che vale oltre 800 mln di euro, sul futuro dei servizi sanitari della Sicilia (Madonie comprese) in assenza di capitale circolante, supererà il vaglio dell’ufficio fidi della Commissione europea?
I sindaci dei comuni madoniti chiedono di essere auditi all’Ars
Intanto i nove sindaci madoniti (alcuni dei quali hanno interessi, diretti e indiretti, nel comparto della sanità privata madonita), dei Comuni del Distretto Sanitario, hanno chiesto un’audizione in Commissione Sanità dell’ARS, audizione rivendicata anche dai referenti di zona della CGIL e CISL.
L’ennesimo pellegrinaggio al santuario della politica. Mentre il “paziente” continua a morire, si ingrossano le liste d’attesa e Cetto La Qualunque, sempre lì, pronto a raccontarci ciò che farà, realmente, della sanità madonita.
Vincenzo Lapunzina