Scalo Birgi, Ombra apre al mercato del disassemblaggio - QdS

Scalo Birgi, Ombra apre al mercato del disassemblaggio

Vito Manca

Scalo Birgi, Ombra apre al mercato del disassemblaggio

venerdì 24 Gennaio 2020

Il Presidente di Airgest, società che gestisce l’aeroporto trapanese: “Riutilizzato 96% aeromobili”. Sul tavolo l’ipotesi di un investimento privato da 16-18 milioni con prospettiva ventennale

“L’aereo è come il maiale. Non si butta niente. Il 96% degli aeromobili viene riutilizzato. C’è rame. Ci sono oro, argento, alluminio, gli strumenti di bordo e tanto altro”. E’ la nuova frontiera dell’aeroporto di Birgi. L’attenzione per il suo rilancio è stata finora puntata sui 9 milioni e 400 mila euro della Regione, sulla continuità territoriale, ma il presidente dell’Airgest Salvatore Ombra ha deciso di aprire un nuovo fronte: “Si tratta del mercato del disassemblaggio degli aerei. Il prossimo 23 gennaio sarò all’Enac, con me ci saranno i rappresentanti di una società che intende utilizzare una parte dell’aeroporto per la dismissione degli aeromobili. Possono già intervenire su 15 macchine, che arriveranno via mare. Verranno costruiti tre hangar. A Roma decideremo l’inizio dei lavori. Un investimento privato di 16-18 milioni di euro con una prospettiva ventennale”. Ma non finisce qui. Birgi ha infatti appena incassato le rotte onerate. “Si poteva fare meglio?”, s’interroga Ombra, che si dà anche una risposta: “Si può sempre fare meglio, ma abbiamo ottenuto un buon risultato”. Sei tratte onerate: Trieste, Napoli, Perugia, Ancona, Brindisi e Parma. “Le regole d’ingaggio per queste tratte – ha aggiunto Ombra – sono durissime e non è stato facile superarle. C’è chi chiedeva questo o quel volo ma se non si conoscono le regole è facile fare l’elenco. Poi la realtà è un’altra”.

Rotte che costeranno 35 milioni di euro, con il co-finanziamento regionale di 8 milioni e che riguarderanno pure Comiso. Il decreto ministeriale che ha dato il via libera al bando è comunque “un altro tassello che stiamo definendo per rilanciare l’aeroporto”. “So che ci sono – ha rimarcato il presidente di Airgest – almeno 4 compagnie interessate. Ad esempio, DAT che ha il collegamento con Pantelleria”. I tempi tecnici rinviano le tratte onerate a luglio. All’esito del bando la compagnia o le compagnie che si aggiudicheranno le gare avranno sul loro tavolo una richiesta da parte di Ombra: “Ci auguriamo di poter ospitare una base stanziale”. Ed ancora: “Le tratte onerate sono un punto fermo e soprattutto un altro tassello di una strategia che ha come obiettivo non soltanto il rilancio ma anche l’impegno a consolidare l’aeroporto che dovrà riuscire, nel tempo, ad autofinanziarsi”. Anche con il cargo. “La Sicilia è una regione importante per l’e-commerce. Fa numeri significativi. Ed è un mercato che ha bisogno di basi logistiche. Birgi può diventare un punto di riferimento. Non sarà una passeggiata aprire questo nuovo fronte ma siamo già al lavoro anche in questo campo. Ci sono colossi del settore che guardano con attenzione al nostro territorio”.

E ci sono poi 9 milioni e 400 mila euro della Regione – azionista di maggioranza di Airgest con il 99,9% delle azioni – che sono operativi dallo scorso 28 dicembre. Potranno essere utilizzati a breve perché Birgi ha superato l’esame del “MEO Test”: il sistema di controllo – ogni centesimo di euro investito deve dimostrare di portare redditività sul territorio – che l’Europa consente per superare il veto degli aiuti di Stato di fronte a finanziamenti pubblici. I dettagli di Ombra: “Abbiamo affidato il test ad una delle migliori società specializzate nel settore e l’esito è stato positivo. Abbiamo trasmesso le carte alla Regione perché c’è un nodo da sciogliere, riguarda le procedure: bando o accordo diretto con la compagnia o con le compagnie aeree”.

In ballo ci sono pure 2 milioni e mezzo di euro che l’Assemblea regionale siciliana aveva stanziato per lo scalo come ristoro per i danni causati dalla guerra in Libia 2011 che portò alla chiusura prima totale e poi parziale del “Vincenzo Florio”. Soldi che hanno fatto la spola tra la Regione ed il Libero Consorzio senza essere mai stati utilizzati. Sono tornati a Palermo ma il Consorzio ha presentato un ricorso al Tar per riaverli. Nella lista del ristoro per la guerra in Libia anche 5 milioni di euro del governo nazionale, seconda tranche di un finanziamento di 10 milioni. Da verificare – per la volontà politica – e da quantificare rispetto alle risorse finanziarie di ogni singolo Comune il nuovo co-marketing. Quello del 2014-2016 – i voli erano di Ryanair – comportava una spesa complessiva di 2 milioni e mezzo di euro in 3 anni, spalmati sui 24 Comuni del territorio trapanese. Ombra sul punto ha messo un paletto: “I soldi dei Comuni possono arrivare seguendo due strade. Quella della notifica comunitaria o l’altra della promozione turistica dei Comuni nello scalo”. La prima ipotesi ha tempi variabili: 3 mesi per gli ottimisti, 6 mesi per chi ci crede un po’ meno. E l’ultima parola spetta sempre all’Europa. “Non ci sono invece leggi – ha argomentato Ombra – che impediscono ai Comuni di promuovere i loro territori all’interno dell’aeroporto. In questo caso il rapporto è diretto e non ci saranno autorizzazioni da attendere”.

Il presidente ha dato la sua disponibilità a far parte del tavolo tecnico che dovrà occuparsi di quantificare l’investimento dei Comuni e di trovare la soluzione più rapida per trasferire le somme senza incappare in veti tecnici o legislativi: “L’importante che sia un tavolo operativo ed in grado di prendere decisioni”. Da qui anche il disco verde del presidente dell’Airgest ad essere presente nel consiglio d’amministrazione del Distretto Turistico Sicilia Occidentale che ha pubblicato due bandi – con fondi comunali – per il marketing territoriale e per creare la destinazione “West Sicily”.

“Io, noi – ha dichiarato Ombra – sono e siamo disponibili a qualsiasi confronto ed a partecipare a qualsiasi tavolo ed iniziativa che abbia come obiettivo il futuro dell’aeroporto”. Prospettive, progetti e soluzioni che presto avranno tuttavia un banco di prova decisivo. La Regione dovrà ricapitalizzare la società, precondizione per definire il nuovo piano industriale che punta a 600-800 mila passeggeri nell’anno in corso, per arrivare ad un milione e 200 mila passeggeri nel 2021. Regione che dovrà continuare a fare la sua parte anche per l’accordo commerciale che lega Birgi agli aeroporti di Catania e Comiso. “Fare sistema – ha concluso Ombra – è la soluzione migliore. Dal mio insediamento, assieme al presidente della Camera di Commercio Pino Pace, abbiamo fatto tutto il possibile per mettere attorno allo stesso tavolo i responsabili commerciali dei tre scali. Dispiace che non ci sia Palermo che ha fatto una scelta autonoma che, a mio parere, non pagherà a lungo”.

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