Scuola e formazione, la Sicilia arranca - QdS

Scuola e formazione, la Sicilia arranca

Michele Giuliano

Scuola e formazione, la Sicilia arranca

venerdì 05 Aprile 2024

All’interno del rapporto Bes realizzato dall’Istat numerose criticità legate al sistema isolano

PALERMO – Continuano a essere sempre troppo pochi i giovani siciliani che studiano, sia nella scuola “tradizionale” che nella formazione professionale. Secondo il rapporto Bes 2022 dell’Istat, i siciliani e le siciliane tra i 25 e i 64 anni che hanno almeno una qualifica o un diploma secondario superiore sono appena il 52,4%, fanalino di coda della lista nazionale, quasi un quinto in meno rispetto al Friuli Venezia Giulia, che svetta in alto con il 71,2%. Ancora più in basso il dato rispetto alla media europea, che arriva al 79,5%.

Inoltre, secondo i risultati conseguiti nei test Invalsi, la rilevazione nazionale degli apprendimenti, i giovani siciliani, studenti della terza classe della scuola secondaria di primo grado, hanno dimostrato di avere una competenza alfabetica non adeguata, negli anni scolastici tra il 2018 e il 2022, che supera il 50%, valore massimo registrato nella penisola, sostanzialmente a pari merito con la Calabria, contro in valore minimo di meno del 30% registrato in Valle d’Aosta.

In Sicilia il 18% dei giovani non completa la scuola

Alla mancata acquisizione delle competenze si accompagna un’elevata uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione. Anche in questo caso la Sicilia si pone al primo posto, con una percentuale di giovani che non completano il percorso di studi che arriva a circa il 18%, contro una media nazionale che non supera il 12%. La dispersione scolastica riguarda in particolar modo i maschi, che salgono quasi la 20%, mentre le femmine si fermano al 16%. Anche qui il confronto è impietoso con le regioni che si trovano dall’altra parte della classifica: la Basilicata si ferma a una dispersione del 5%, e le femmine scendono a meno del 2%. Sono ben 15 le regioni che si mantengono al di sotto della media nazionale.

Elevatissima percentuale di Neet

La concatenazione dei dati porta a quello che è uno dei gravi problemi della regione, cioè l’elevatissima percentuale di Neet, la sigla che indica i giovani che non studiano e non lavorano. In Sicilia, nel 2022, questa categoria comprende oltre il 30% dei giovani siciliani, contro una media nazionale con non arriva al 20%. Numeri freddi che rispecchiano una realtà estremamente critica, un problema a cui non si riesce a trovare una soluzione e che sta diventando una vera emergenza per il futuro economico e sociale.

A livello nazionale, nel 2022, il 63% delle persone di 25-64 anni ha almeno una qualifica o un diploma secondario superiore. Il confronto con i numeri europei non è mai in positivo: tra le donne il 65,7% ha almeno un titolo secondario superiore, mentre la quota europea raggiunge circa l’80%. Tra gli uomini, invece, la quota di diplomati in Italia è del 60,3% mentre in Ue27 raggiunge circa il 78%.

Solo il 17,8% in Sicilia ha una laurea o titolo equipollente

Poche le regioni dove si contano più del 30% di giovani 30-34enni con un titolo terziario, cioè con la laurea o titoli equipollenti, come il diploma di tecnico superiore, il diploma accademico o il dottorato di ricerca: sono il 30,6% in Valle d’Aosta, il 30,8% in Umbria, il 31,3% in Lombardia, 32,4% in Provincia Autonoma di Trento, 32,9% in Molise, 33,2% in Emilia Romagna e 35,9% nel Lazio. La Sicilia rimane sempre in basso: solo nell’Isola e in Puglia la percentuale scende sotto il 20%, rispettivamente al rispettivamente 17,8% e 19,6%.

I livelli di istruzione e formazione, nonché le competenze, tendono ad essere inferiori nelle generazioni corrispondenti alle età più adulte: la quota di persone che hanno conseguito almeno il diploma superiore è del 78,0% tra i giovani di 25-34 anni e solo del 47,4% tra le persone di 60-64 anni. Il divario di genere tra gli uomini e le donne con almeno il diploma, a favore delle donne, si annulla soltanto all’età più adulta di 60-64 anni; verosimilmente ad indicare che nelle generazioni più giovani le donne, una volta avuto accesso all’istruzione in maniera paritaria agli uomini, hanno ottenuto risultati migliori.

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