Sea Watch davanti al porto, a Lampedusa migranti in barca - QdS

Sea Watch davanti al porto, a Lampedusa migranti in barca

Pietro Crisafulli

Sea Watch davanti al porto, a Lampedusa migranti in barca

giovedì 27 Giugno 2019

Il paradosso dimostra come dietro la vicenda ci sia solo una questione di propaganda. Si fa la guerra alle Ong ma gli sbarchi fantasma sono stati settecento solo in giugno. La bufala dei porti chiusi e la rivolta delle coperte termiche

Che dietro la vicenda Sea Watch ci siano ragioni prevalenti di propaganda da parte del governo italiano è dimostrato da un fatto incontrovertibile: mentre è ferma davanti al porto la nave della Ong tedesca, con i carabinieri schierati sul molo a Lampedusa, all’alba di stamane, nell’isoletta sono approdati altri dieci migranti, con un barchino.

I dieci – tra i quali una donna e un minorenne – hanno attraccato sul molo della Madonnina, proprio sotto gli uffici della Capitaneria di porto.

Rimangono invece sulla nave, fuori dal porto, i 42 naufraghi che da due settimane sono in mare per il divieto di entrare nelle acque italiane da parte del governo Conte, in base al cosiddetto Decreto sicurezza bis fortemente voluto dal capo della Lega Nord e ministro dell’Interno Matteo Salvini.

Una guerra di propaganda

Quest’ultimo, da mesi, utilizza la sua personale “guerra” contro le Ong a scopi propagandistici ed elettorali fomentando l’odio nei confronti dei migranti “invasori”.

E che si tratti di propaganda, come detto, è dimostrato dal fatto che, come sottolineato anche dal sindaco di Lampedusa Totò Martello, si parla delle Ong “ma non si parla mai degli sbarchi fantasma”.

Con questa espressione vengono indicati gli sbarchi per piccoli gruppi come quello di stamattina, che sono frequentissimi e non solo a Lampedusa.

Gli sbarchi fantasma

“Degli sbarchi fantasma – ha detto il sindaco di Lampedusa Totò Martello – nessuno parla, ma quando arrivano le ong si accendono le telecamere e si scatena il finimondo. Tutto questo rumore per 42 persone mentre in questi giorni, solo a Lampedusa, sono sbarcate a piccoli gruppi duecento migranti. Un comandante che vede arrivare delle imbarcazioni che non vengono neanche controllate, giustamente prende delle decisioni. Se sbarcano gli altri non capisco perché non dovrebbero sbarcare questi. Sono stati sfortunati perché sono stati salvati da una Ong, perché se fossero arrivati con una barchetta sarebbero già a terra”.

Sugli sbarchi fantasma Valentina Furlanetto, sul Sole 24 ore di ieri, ha fatto il conto: nel solo mese di giugno, che non si è ancora concluso, tra Lampedusa, Sardegna, Crotone, Roccella Jonica, a Torre Calimena (Taranto), sono arrivate quasi settecento persone. Ma parliamo soltanto di quelle che è stato possibile contare il numero delle persone arrivate.

L’undici giugno, per esempio, un’imbarcazione di dieci metri è stata trovata, con il motore ancora acceso, sulla spiaggia di piana grande a Ribera, nell’Agrigentino. E non si sa nulla dei migranti che erano a bordo, tra venti e quaranta persone.

La bufala dei porti chiusi

Se a questo numero incredibile di migranti arrivati con barchini e barche a vela si sommano i cento portati a Genova il 29 maggio dalla nave Cigala Fulgosi della Marina Militare (non a caso il presidente della Repubblica Mattarella ha lodato la Marina per questi atti -, risulta evidente come quella dei porti chiusi propalata dal governo pentaleghista sia una balla colossale.

E che si tratti soltanto di una cinica questione di Comunicazione e non altro lo hanno confermato, indirettamente, i due vicepremier: Luigi Di Maio affermando che “La Sea Watch si fa pubblicità e raccoglie più fondi, così può ripartire”, Salvini attaccando Sea Watch che “ha fatto la sua battaglia politica sulla pelle di 42 persone”.

La differenza sta nel fatto che la Ong ha salvato delle vite, Salvini e Di Maio vorrebbero soltanto togliersele di torno, spedendole in Libia, e continuare, nello stillicidio degli sbarchi fantasma, con la bufala dei porti chiusi.

Le ragioni sono propagandistiche: acquistare consensi in quell’Italia sempre più impaurita che stanno costruendo con grande pazienza.

Il racconto della Capitano

Da ieri, dunque, la Sea Watch 3 è ferma davanti al porto di Lampedusa.

“Le autorità italiane – ha raccontato la capitana tedesca Carola Rackete in un video diffuso su Twitter – sono salite a bordo impedendoci di attraccare. Hanno controllato la nave e i passaporti dell’equipaggio e ora attendono istruzioni dai loro superiori”.

“Io – ha aggiunto – spero veramente che facciano scendere presto i migranti soccorsi”.

Per tutta la notte e stamattina l’autorizzazione non è arrivata, ma sono arrivati i migranti sul barchino, a Lampedusa.

Un altro smacco per Salvini, che ieri ha attaccato la “sbruffoncella che fa politica” – e l’Olanda, e l’Europa – sostenuto da Giorgia Meloni che, guarda caso nel giorno in cui è stato arrestato per ‘ndrangheta Giuseppe Caruso, esponente di Fratelli d’Italia e presidente del Consiglio comunale di Piacenza, l’ha sparata grossa: “Affondiamo la nave!”.

Anche in questo caso propaganda e armi di distrazione di massa.

La rivolta delle coperte termiche

Intanto la sinistra solidarizza con il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, che ha chiesto ieri un incontro la premier Conte per “affrontare in maniera seria, responsabile e istituzionale evitando di offrire al Paese questo osceno teatrino indegno di un Paese civile”.
E da ieri numerosi esponenti dell’opposizione sono giunti a Lampedusa dove da una settimana ogni sera alle 22 don Carmelo La Magra e gli esponenti del Forum Lampedusa solidale si riuniscono davanti al sagrato della chiesa e, avvolti nelle coperte termiche tirano fino a notte fonda parlando di migranti e migrazioni e chiedendo che i naufaghi della Sea Watch vengano fatti sbarcare.

E la rivolta delle coperte termiche si è diffusa in tutt’Italia: da Roma a Palermo, dove sono scesi in campo Legambiente Sicilia, Mediterraneo Antirazzista, Forum Antirazzista, Laici Comboniani, Emmaus, Cobas Antirazzista, Cobas Scuola, Associazione Antimafie Rita Atria e Arci Sicilia, con un presidio davanti alla cattedrale.

In un tweet, il sindaco Leoluca Orlando ha scritto: “Palermo si mobilità per #SeaWatch che sta esercitando il diritto alla vita e alla sopravvivenza, quello che è un diritto umano inalienabile. Quello che è inaccettabile è il blocco e questa maschera disumana del Governo Italiano”.

Come risolvere la situazione

La palla adesso è in mano alle autorità italiane ed europee che dovranno trovare il modo di risolvere la situazione.

E non solo sullo sbarco dei migranti.

Carola Rackete – oltre alla multa fino a cinquantamila euro prevista nel Decreto sicurezza bis – potrebbe anche essere accusata non solo di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, che prevede fino a quindici anni di carcere, ma anche del reato di rifiuto di obbedienza a nave da guerra, che prevede una condanna fino a due anni, o addirittura di resistenza o violenza contro nave da guerra: fino a dieci anni.

La Capitano è consapevole di tutto questo, come ha scritto ieri spiegando la sua decisione di entrare nelle acque italiane.

E va avanti con coraggio e a testa alta, contro quella che considera una legge iniqua e inumana.
Non è l’unica, però: ieri persino l’Onu – che già aveva tirato le orecchie a Conte, sull’argomento – ha chiesto all’Italia di rivedere il cosiddetto Decreto sicurezza bis.

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